Capitolo nove

2.4K 65 12
                                    

Capitolo nove

   

Berlino, novembre 1940.

Wilhelm rimase fermo nell'ombra ancora qualche minuto, una mano appoggiata sulla guancia ancora in fiamme per il bacio ricevuto.

Non ricordava di essere mai stato così contento in vita sua.

Quel bacio... forse era la cosa che aspettava con più ansia. E ora che lo aveva ricevuto e che Anna era entrata in casa sua – un mondo che a lui era proibito categoricamente – si sentiva stranamente vuoto e freddo. L'unico calore proveniva dall'impronta delle labbra di lei sulla sua guancia e non era sufficiente per scaldarlo tutto.

Aspettò qualche altro secondo prima di girare sui tacchi e avviarsi verso casa. 

La neve aveva iniziato a scendere più fitta e il vento che si era appena alzato gliela spazzava sul viso. Sollevò di più il bavero del cappotto, si strinse nelle spalle e cercò di continuare a camminare diritto, Anna continuamente fissa nei suoi pensieri.

Salì in fretta le scale del condominio requisito in cui viveva con altri soldati – non molto lontano dalla casa di Anna e dalla postazione di blocco – e si chiuse la porta del suo piccolo appartamento alle spalle.

Si sfilò di fretta il cappotto, lo appese all'attaccapanni accanto alla porta e si scompigliò i capelli, facendo cadere alcuni fiocchi di neve sul pavimento. Dopodiché si avviò verso il bagno, sperando che ci fosse ancora acqua calda disponibile.

Non si disturbò ad accendere la luce del corridoio, ma si diresse a passo spedito verso il bagno, un locale minuscolo in cui era fortunato se pensava che riuscissero a conviverci una doccia, un water e un lavandino sormontato da uno specchio senza cornice.

La lampadina, appena accesa, inondò il piccolo ambiente di una strana luce soffusa e allo stesso tempo in grado di pungere gli occhi di Wilhelm come una manciata di aghi.

Si chiuse la porta alle spalle, sbattendo più volte le palpebre per cercare di abituarsi a quella strana luce, si spogliò velocemente ed entrò nella doccia.

Non appena l'acqua fredda gli toccò la pelle nuda, un'ondata di brividi gli percorse tutto il corpo, partendo dalla schiena e diffondendosi giù per le gambe e su per il collo.

Lasciò che l'acqua, che nel frattempo si era fatta leggermente più tiepida, gli inondasse il viso e spazzasse via la stanchezza e lo stress accumulati. Ma Anna, prontamente, era tornata ad intrufolarsi tra i suoi pensieri, facendolo sorridere. Si accarezzò per l'ennesima volta la guancia che la ragazza aveva baciato.

Avrebbe voluto farlo lui. Il giorno in cui aveva ricevuto quello schiaffo si era deciso a fare lo stesso: baciare quella ragazza sulla guancia. Ma poi gli avvenimenti della sera glielo avevano impedito.

Con la schiena appoggiata alla parete piastrellata della doccia, permise ai suoi pensieri di inseguire Anna Schmidt.

Continuava a dire a sé stesso che l'avrebbe portata via da lì, da Berlino, dalla Germania. L'avrebbe portata in un posto sicuro lontano dalla guerra. Avrebbe fatto di tutto per lei.

Sapeva che era sbagliato, sapeva che molto probabilmente lei non lo avrebbe voluto come compagno per la vita, ma una parte di sé lo sperava. La vedeva già nella loro casa, una pancia gonfia che si intravedeva sotto il suo maglione, mentre suonava al pianoforte. La immaginava con loro figlio in braccio mentre lo cullava per farlo addormentare. La immaginava giocare in giardino con i loro figli e, perché no? anche un cane.

Ma, cosa più importante di tutte, non la immaginava in Germania. La vedeva in America, dall'altra parte del mondo, al sicuro da tutto.

Lasciò che la schiena gli scivolasse contro il muro fino a farlo sedere sul pavimento della doccia, mentre sorprese delle lacrime scivolargli giù per le guance.

L'amore ai tempi della guerraМесто, где живут истории. Откройте их для себя