Livello 4

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Ricordo che un anno e mezzo dopo la scoperta della malattia, mio fratello ebbe una ricaduta e con mia madre andarono urgentemente a University Hospitals case Medical center, dovettero stare lì per mesi, per me quel periodo fu l'inferno. Stavo tutto il tempo alla pizzeria chiedendomi dove fossero andati mamma e Robert ma nessuno diceva niente, stavo in ansia, volevo che mia madre fosse lì con me. Avevo solo sette anni all'incirca, ero piccola per capire certe cose, l'unica domanda che tutt'ora non riesco a capire, perché non ciò mai parlato al telefono ? Perché nessuno mi diceva niente ? Non riuscivo proprio a capirlo. Ricordo che qualcuno mi disse che non sarebbero più tornati, non so che espressione io abbia avuto in quel preciso istante, so solo che dallo shock che ho avuto ho rimosso dai ricordi quel momento. Fino a quando qualche mese dopo mamma tornò con Robert, sinceramente parlando ricordo che non provavo nulla, ne felicità ne rabbia. Da quel momento io e mia madre non abbiamo avuto un bel rapporto si litigava spesso e non ci parlavamo, sognavo di avere una madre amorevole, che mi stesse vicino e che mi aiutasse con la scuola o semplicemente fare compere insieme. Ma non era così, eravamo distanti, avevo una rabbia incapsulata dentro di me che non avevo neanche le forze di litigarci. Ripensandoci mi ritorna in mente quando ero alle elementari, odiavo mettermi i calzini, li trovavo scomodi. Una mattina feci i capricci e non andai a scuola, il giorno dopo l'insegnante davanti a tutta la classe disse che una mamma disperata andò a parlare con le maestre dicendo che la sua bambina non andava a scuola perché non voleva mettersi i calzini e non dovevano seguire quell'esempio. Mi vergognai così tanto che volevo sotterrarmi senza mai più uscire. Un altra volta invece mamma mi rinchiuse in camera mia a chiave per ore perché la facevo arrabbiare e io piangevo, non ricordo benissimo, più che ricordare diciamo che me lo raccontò nonna Dory. Insomma da quell'episodio che non vidi mamma e Robert iniziai a isolarmi sempre di più finché i miei genitori non decisero che era meglio se io e mio fratello avessimo stanze separate, visto che stavo diventando grandicella. Al posto della cucina fecero la mia cameretta, bella ma soprattutto spaziosa. Lì potevo pensare in santa pace senza dover litigare con qualcuno. Gli anni passano e la situazione in famiglia non cambia, anzi peggiora e io mi isolai sempre di più, era stancante, in quel periodo facevo le elementari e si suppone l'inizio delle prime amicizie, ma per me non era così. Il fato decise che se non potevo farmi una vita a casa, perfino a scuola doveva essere così. Inizialmente le elementari sembravano belle e per l'amor di dio lo erano ma i pregiudizi non tardarono ad arrivare. Per colpa dell'ansia che albergava dentro di me  ventiquattrore su ventiquattro mi faceva avere una fame smisurata. Ero paffutella e questo attirava su di me offese d'ogni genere: cicciona, brutta, chiatta, insomma parole abbastanza pese soprattutto se siete una persona come me permalosa e sensibile. Mi prendevano in giro in continuazione, una volta mentre c'era la ricreazione, tornando in classe trovai le spalle dello zaino completamente tagliate, non ero triste per lo zaino ma semplicemente per il gesto, non capivo perché mi meritavo tutto quel disprezzo nei miei confronti. Ma niente poteva paragonarsi a quello che sarebbe successo alle medie, cambiando scuola e amici pensavo sarebbe migliorato tutti, invece peggiorò portando a conseguenze catastrofiche nella mia vita.


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