Capitolo 1. In movimento - Parte Prima

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Alba, da qualche parte nei pressi di Ileyn.

L'uomo meditava, gli occhi socchiusi e le mani posate mollemente sulle ginocchia. Sedeva com'era solito a gambe intrecciate, sulla preziosa panca in legno intarsiato di sottili fili d'oro, il busto ritto e il volto, segnato dal tempo, disteso in un'espressione di apparente e pacifica armonia. I lunghi capelli corvini, ormai striati in più punti di una sfumatura cinerea, gli ricadevano sciolti sulle spalle, in quell'unico momento del giorno in cui non venivano costretti in un severo laccio di pelle.

Attorno a lui, la stanza iniziava a mutare colore, perdendo quel tono scuro che la rendeva quasi minacciosa la notte, per assumere le dolci sfumature camelia create dalle leggere tende alla finestra, che frusciavano quasi sussurrando mosse dalla tiepida brezza mattutina.

La stessa brezza gli accarezzava delicatamente il volto, portando alle narici echi soffusi di gigli in boccio; la sua mente era lontana dalla stanza, eppure l'immagine che con il tempo aveva imparato a costruire recava sempre una traccia di quel dolce profumo, quasi come se, anche da lontano, potesse mantenerne vivo il sentore dentro di sé.

Anche in quel momento, perduto nei meandri oscuri della sua preghiera, quell'odore permeava nello sfondo, come a costituire una traccia indelebile da poter seguire per tornare indietro. Non sempre però il ritorno si rivelava semplice: una volta penetrato negli spessi strati del tempo e dello spazio, custodi dell'unica vitale scintilla in grado di saziarlo, la lotta della sua esistenza aveva inizio ancora una volta, e a quel punto neanche quella traccia era sufficiente a permettergli di ritrovare la strada per rientrare.

Era costretto a combattere con se stesso ogni mattina, e ad avere la meglio, per poter vivere un nuovo giorno sotto il caldo sole di Irvania, continuando a ricoprire la carica che si era guadagnato nel tempo.

Chi l'avesse visto in quel momento avrebbe faticato a riconoscere i segni di tale battaglia in quel volto rilassato e in quell'espressione pacifica; solo una sottile ruga a un lato della tempia pareva suggerire quanto dolorosamente la sua mente fosse avvinta in quella sfida che in tanti anni si era fatta solo più ardua e stancante.

Quando infine essa cessò, anche quell'unica ruga sparì ed egli fu libero di ripercorrere indietro il tragitto, allontanandosi da quel luogo in cui, ogni giorno, era costretto a incontrare colui al quale tutto doveva. Mentre la mente pian piano riprendeva coscienza del proprio corpo e di ciò che lo circondava, l'eco delle ultime parole pronunciate riverberava dentro di lui, rendendogli pesante anche il tanto agognato risveglio.

Ebbe appena il tempo di aprire gli occhi e abbracciare con lo sguardo la serenità delle sue stanze, prima che la porta alla sua destra si spalancasse e un affannato Gistra comparisse davanti a lui.

«Perdonatemi...» sospirò il suo fedele allievo, una mano al petto quasi a voler arrestare il battere furioso del suo cuore e l'altra stretta allo stipite della porta. «Spero di non aver interrotto la vostra meditazione...» continuò ancora il ragazzo, poco più che ventenne, osando infine sollevare i timidi occhi castani per posarli su di lui, in cerca di temuti segni di irritazione. Parve sollevato di non trovarne, perché sospirò ancora una volta, e poi un'altra di seguito, nel tentativo di regolarizzare il respiro il tanto sufficiente per parlare.

L'uomo continuava a fissarlo, incuriosito più che infastidito da quell'apparizione improvvisa nei suoi alloggi. Era assai raro che Gistra irrompesse senza bussare, soprattutto al mattino, quando lo sapeva occupato nella sua meditazione. Qualcosa di urgente doveva essere accaduto per spingerlo a tanto.

Rimase dunque in attesa, lasciando al ragazzo il tempo di tranquillizzarsi, senza lasciar filtrare la leggera angoscia che iniziava a provare.

«Si tratta di una delle fortezze, maestro» riuscì infine a pronunciare Gistra, penetrando nella stanza per porgergli una sottile pergamena ripiegata «Uno dei sigilli si è risvegliato».

A quelle parole il volto dell'uomo si contrasse, la ruga dissolta poco prima riapparve, più marcata, sulla fronte. "Non è possibile" pensò, stringendo le mani nodose e allungate sul messaggio, per poi dischiuderlo davanti al volto per leggerne il contenuto.

Gistra rimase in attesa, in piedi davanti a lui, distogliendo lo sguardo dal suo volto il tempo necessario per guardarsi intorno, in quella stanza il cui unico arredamento erano un grande letto rifatto, le candide coperte ripiegate ordinatamente sui cuscini, un piccolo scrittoio in pregiato legno di ciliegio, la superficie nascosta da uno spesso libro rilegato in pelle e da una delicata piuma nera riposta su un calamaio, e ovviamente la splendida panca in legno dove il suo maestro sedeva ancora a gambe incrociate. Quando poggiò lo sguardo su di lui, quest'ultimo stava richiudendo la pergamena, e Gistra fece appena in tempo a catturare una sfumatura di tormentata preoccupazione, prima che negli occhi neri del maestro vi si sostituisse la consueta espressione di determinazione, e potere, che tanto l'avevano attratto quando aveva chiesto di diventare il suo apprendista.

«Fai preparare la stanza del movimento, che gli addetti allestiscano tutto entro la fine della mattinata» gli ordinò, alzandosi dalla panca e spostandosi verso lo scrittoio. «Mettiti poi in contatto con Gyllian e Nilvs e falli giungere qui». Dal piano afferrò il nastro di pelle grezza che lo accompagnava da anni, per poi farlo passare tra i capelli per chiuderli in una rigida coda sulla schiena.

«Cosa devo rivelare loro?» chiese Gistra osservandolo.

«Riferiscigli quello che è successo, senza tralasciare nulla. Poi conducili alla stanza del movimento e assicurati che giungano a destinazione».

«Dove li dobbiamo mandare? Direttamente all'interno?» domandò ancora, vedendo il suo maestro avvicinarsi alla finestra, lo sguardo perso nei delicati giardini sottostanti.

«No. Fa' che giungano a Collediquercia, da lì sapranno come muoversi» ordinò infine l'uomo prima di chiudere le sottili tende e nascondere la dolce vista del giardino.

Le Fiamme di Dóiteáin - Cronache di Irvania IWhere stories live. Discover now