Capitolo settantaquattresimo.

1.2K 81 2
                                    

Il regno era silenzioso. Tutti se n'erano andati via. Le uniche persone erano chiusi nel castello e stavano cercando di rimanere tranquilli.

Justin continuava a ripetere il piano. Niente poteva andare storto.

«Justin, devi rilassarti. Vinceremo questa battaglia. Siamo molto più forti di Stephen e il tuo esercito è maggiore del suo.», Ryan cercava di farlo rilassare in qualsiasi maniera, ma l'ansia e la paura facevano da padroni.

Ariel intanto erano giorni che stava chiusa nella sua stanza insieme a sua zia.

Da quando aveva scoperto che dentro di sé c'erano poteri magici, cercava in tutte le maniere di farli uscire.

Sua zia Dorothea la spronava in tutte le maniere, ma c'era qualcosa che bloccava l'animo di Ariel.

«Non sei concentrata. Lo leggo nei tuoi occhi che sei ancora scettica su questa cosa!», ripeteva Dorothea stringendo i denti.

«Sento che c'è qualcosa dentro di me che si muove, come un calore che non ho mai conosciuto. Ma non riesco a metterlo a fuoco. Cioè, non so a cosa pensare!»

«Non devi pensare! Con la magia non puoi permetterti di riflettere o altro. Devi provare a raggiungere il tuo scopo solo convincendoti che hai poteri magici! Non pensare a nulla!»

Ariel si sentiva frustrata. Anche perché tra lei e Justin le cose non erano molto cambiate. Si erano resi conto che non potevano stare lontani, ma nemmeno vicini.

Poi sentiva la mancanza di Mery. La sognava tutte le notti e le veniva da piangere a vedere la sua culla vuota.

Anche Justin sentiva la mancanza di sua figlia. Aveva paura di non vederla crescere, di lasciarla orfana prima del tempo.

Gli mancava anche sua moglie. C'era un muro invisibile che li teneva lontani. Dava la colpa a questa guerra imminente. Se tutto fosse andato per il meglio, lui e Ariel avrebbero ritrovato l'amore. Aveva voglia di lei. Voleva assaporarla ancora. Voleva sentire i loro corpi nudi aggrovigliati sotto le lenzuola.

Invece dormivano in letti separati. Perché dormire con una persona che non ti rivolge la parola?

«Ariel! Concentrati ho detto!!», urlò Dorothea riportando Ariel nel mondo reale.

La ragazza sospirò e si lasciò cadere sulla poltrona. Non aveva fatto progressi, eppure si sentiva esausta, senza forze.

«Ariel, la guerra è vicina. Tu devi essere in grado di fare da scudo all'esercito. Devi proteggere tuo marito! Vuoi che tua figlia rimanga senza padre?», Dorothea aveva colpito un nervo scoperto. Ariel sussultò e si alzò in piedi.

«Non...non dire una cosa del genere! La guerra la vinceremo noi! Noi!», stava urlando e aveva i pugni serrati.

«Io non lo credo. Tu saresti molto utile con i tuoi poteri, invece vuoi vedere morire tutte le persone più care! Ma complimenti!», Dorothea non avrebbe voluto usare quelle parole, ma era l'unica maniera per far uscire i poteri di Ariel.

Lei non rispose, ma chiuse gli occhi. Qualcosa stava cambiando. Stava immaginando la sua famiglia morta. Mery che piangeva davanti al corpo suo e di Justin. Riaprì gli occhi e si accorse che il suo corpo brillava. Justin stava alla porta, fissandola senza dire nulla. Era talmente bella, ma faceva anche paura. I suoi poteri finalmente si erano mostrati a lei.

_______________________________________________________________________
Scusate se non ho più postato, ma ho avuto un blocco.
Ma rieccomi qui con il capitolo, spero che vi piaccia.
Vi voglio bene, Arianna xxx

«Castle.»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora