Capitolo secondo.

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Anna, la domestica personale di Ariel, stava stringendo troppo il corpetto. Quest'ultima stava trattenendo il respiro, ma fra poco sarebbe scoppiata.

«Anna, è proprio necessario tutto questo?», non poteva credere di aver accettato di andare al ballo che sua madre aveva messo su in solo due giorni.

Si era ripetuta decine e decine di volte che tutto questo stava accadendo per far sì che incontrasse il suo "futuro sposo".

«Mi dispiace mia signora, ma sapete com'è fatta vostra madre. Sa essere molto esplicita a volte...», Ariel sbuffò e pensò a come sua madre potesse spaventare tutti quanti.

La signora Tremblay non era molto alta, ma era così bella che tutti i difetti, ammesso che ne avesse, sarebbero scomparsi alla sola sua vista. Aveva un portamento e una grazia degni della regina che era. Se dall'esterno mostrava di essere una donna timida e molto comprensiva, in realtà era il contrario.

Gli amici più stretti sapevano che era lei che comandava il castello, mentre il signor Tremblay preferiva starsene in biblioteca a leggere qualche saggio.

I suoi cinque figli, tre femmine e due maschi, erano i suoi fiori all'occhiello. Erano stati istruiti dai migliori insegnanti del mondo ed erano cresciuti con determinati valori e regole che non dovevano essere contraddetti.

Non era mai stata una madre severa, voleva solamente che i suoi figli crescessero con la consapevolezza che un giorno sarebbero diventati importanti e che avrebbero dovuto portare avanti il nome della famiglia Tremblay.

Tornando a noi, Ariel finì di prepararsi per l'odioso ballo che l'aspettava. Aveva assistito a decine di balli e nessuno l'aveva mai colpita veramente.

Adorava però vedere come la gente danzava e sembrava non rendersi conto di tutto ciò che accadeva attorno a loro. Avrebbe voluto essere come loro e dimenticare la sua vita e divertirsi una volta tanto.

Si guardò allo specchio e notò subito come il suo sorriso non faceva parte di lei. Avrebbe come sempre tirato fuori il suo meraviglioso sorriso forzato e tutti sarebbero stati contenti.

Non doveva rendere conto a nessuno, era una principessa e nessuno controbatte una principessa. Avvicinandosi al davanzale, vide come tante carrozze si stava fermando. Uomini e donne vestiti perfettamente facevano il loro ingresso nel loro palazzo.

Un desiderio strano sbucò fra i suoi pensieri. Chissà chi era l'uomo misterioso fra tutti quelli. Ariel non poteva credere a quello che aveva appena pensato.

Non voleva e non doveva incontrare quell'uomo. Si vergognò di se stessa per aver permesso a quell'uomo di farsi largo fra la sua mente.

Qualcuno bussò alla porta, facendola girare di colpo. Era un domestico che la invitava ad unirsi alla festa. Buttò fuori dai polmoni tutta l'aria che aveva trattenuto e tenendo alto il vestito cominciò ad incamminarsi.

Avvertiva un senso di vuoto e di vertigine. Avrebbe potuto fingere di sentirsi male, ma dopo tutti si sarebbero preoccupati e il suo piano per rimanere da sola non avrebbe funzionato.

«La principessa Ariel Tremblay!», disse il cerimoniere. Doveva solo ricordarsi di respirare e"sorridere". Tutti si girarono per ammirarla. Cominciò ascendere la scalinata con le mani tremanti.

Resisti Ariel. Resisti. Non lasciarti abbattere proprio adesso.

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