Capitolo XXVIII: Famiglia Parker

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<<Non è possibile, tu non puoi essere una ragazza.>> dopo l'ennesimo goal che Ethan subisce dalla mia squadra, decide di spegnere la console. <<Come è possibile che sai giocare così bene?>> <<Logan ti dice niente?>> <<Ma lui non è al tuo livello.>> <<E poi hai l'edizione 2014, un po' vecchiotta senza offesa.>> dico, alzandomi dal letto e facendo scrocchiare le dita intorpidite. <<Mi devi assolutamente spiegare come fai a crossare in quel modo.>> <<Ehm fammici pensare, no.>> <<Ma dai, non puoi far...>> lo bussare alla porta ferma le parole del ragazzo. <<Avanti.>> <<Ragazzi spero di non aver interrotto niente.>> io arrossisco di brutto, mentre Ethan sghignazza. <<Si mamma, hai interrotto la mia ennesima vittoria.>> <<Ma se non hai nemmeno toccato palla?>> <<Non so di cosa state parlando, volevo avvertirvi che la cena è pronta e c'è anche tuo padre giù.>> dice Margareth <<Va bene mamma, ci laviamo le mani e scendiamo.>> la donna annuisce e lascia la stanza. <<Ti ricordi dove è il bagno degli ospiti?>> mi chiede Ethan, ed io annuisco. Esco dalla sua camera ed entro nel bagno . Appena mi chiudo la porta alle spalle, la forte illuminazione e le mattonelle lucide mi fanno strizzare gli occhi. Vado vicino al lavandino e lego di nuovo i capelli, per poi sciacquare il viso e le mani. Prendo il telefono dalla tasca della felpa e chiamo Denise. <<Pronto tesoro, è successo qualcosa?>> <<No solo resto a cena da... un amico. Spero non sia un problema.>> <<Non preoccuparti, non fare tardi.>> dopo la chiamata do un ultima occhiata al mio riflesso nello specchio, per poi lasciare il bagno. Ethan mi aspetta sulle scale e appena arrivo in sua corrispondenza, inizia a scendere al mio fianco. <<Mio padre è più tranquillo.>> non so perché me lo stia dicendo, ma mi ritrovo ad annuire. Appena siamo vicino al tavolo da pranzo, Ethan mi sposta la sedia, ed io inarco il sopracciglio.<<Sei serio?>> lui mi fa quel suo solito sorrisetto ed io alzo gli occhi al cielo. Dopo essermi seduta, Ethan mi imita mettendosi al mio fianco. Margareth arriva subito dopo con un uomo abbastanza alto. I capelli scuri e lasciati liberi come quelli del figlio, lo sguardo affabile e le immancabili fossette caratteristica di tutti gli uomini della famiglia Parker. Allunga una mano nella mia direzione, ed io mi presento. <<Sei cresciuta.>> è l'unica cosa che dice, per poi sedersi di fianco la moglie. Dopo iniziamo a mangiare lo stufato che ha preparato la signora Parker. <<Cosa hai fatto alla faccia?>> <<Allenamenti di football.>> il signor Parker mi guarda come per capire se il figlio menta, ma alla fine si ritrova ad annuire. <<Quando torna tuo zio?>> <<Dovrebbe venire tra due settimane, prima delle vacanze di natale.>> lui e la moglie si guardano complici. <<Perché?>> chiedo. <<Ogni volta che Bob torna, organizziamo sempre bellissime cene insieme ai coniugi Cook.>> <<E ultimante anche con i Jones.>> interviene la moglie. <<Si giusto. Devi sapere Emilia che al tempo del liceo eravamo tutti uniti, soprattutto l'ultimo anno.>> il mio sguardo si accende di curiosità, perché ne Zio Bob, ne a Denise piace parlare del passato. <<Vi ricordate dei miei genitori?>> <<Certo, erano gli idoli del Lincoln. Tuo padre era il capitano di football e tua madre la capo cheerleader.>> <<Ma come è possibile? Mio padre non venne a studiare solo un anno in America?>> <<Si, ma ciò non cambiò il fatto che divenne popolare fin da subito. Togliendo perfino il posto a Gregory nella squadra .>> <<Chi è Gregory?>> <<Il padre di Ashley.>> dice Ethan, anche lui interessato alla storia. <<E non solo il posto in squadra, devi sapere che il primo fidanzato di tuo madre era proprio Gregory Jones.>> la mia faccia si tramuta in una smorfia. <<E voi eravate tutti amici?>> <<Beh tua madre e Denise erano unite come sorelle, però entrambe erano le mie migliori amiche. Eravamo tutte cheerleader, e passavamo i pomeriggi insieme, ho bellissimi ricordi legati al liceo.>> <<Anche lei era nella squadra di football?>> chiedo al padre di Ethan, e lui scuote la testa. <<Ho sempre preferito il basket.>> <<E Troy?>> <<Troy l'abbiamo incontrato al college.>> <<Giusto, lui è del Michigan.>> già conoscevo il passato glorioso dei miei genitori, ma sentirne parlare è diverso da sfogliare i loro annuari. <<Come era mia madre? Andava bene a scuola?>> i due coniugi si guardano, e sorridono a vicenda . <<Magari non è un esempio da seguire, ma nessun di noi si è preoccupato della scuola prima del college.>> <<Vorrebbe dire che...>> <<Si perdevamo un sacco di tempo, e no Ethan, tu non sei giustificato.>> lo ammonisce la madre, e Ethan sbuffa. <<E non tanto tuo padre, ma tua madre. Le piaceva stare al centro del attenzione, essere la migliore in tutto.>> non so perché, ma la descrizione di mia madre mi porta a pensare ad Ashley. <<Fisicamente era come me?>> <<Si i tratti sono quelli, solo lei adorava truccarsi e portare i capelli con le onde. Erano gli anni 80'.>> ormai non sorrido più, è come se l'idea di mia madre fosse cambiata. E il ritratto che ne hanno fatto i coniugi Parker non mi piace. <<Hai fatto richiesta per qualche college?>> il signor Parker cambia completamente argomento, forse notando il mio disagio. <<Ho avuto varie richieste da college statali, ma sto aspettando la risposta da Yale.>> <<Wow, una piccola Einstein. E in cosa ti vorresti specializzare?>> <<Non sono ancora sicura, vorrei sfruttare il primo anno per seguire vari corsi.>> <<Capisco, il mio primo figlio studia economia ad Harvard. Quel ragazzo è il mio orgoglio.>> <<Tesoro, non buttare così giù Ethan.>> <<Dovrebbe smetterla di perdere tempo dietro al football e a stupide festicciole. E iniziare ad impegnarsi nello studio come ha fatto suo fratello.>> <<Papà anche Josh faceva sport e non dicevi niente a riguardo.>> <<Era il capitano di basket, e questo l'ha aiutato con la borsa di studio. Tu pensi solo a perdere tempo.>> <<E tu cara fai sport?>> mi chiede Margareth, forse per fermare l'attacco del marito. <<Si, sono nella squadra di atletica.>> <<Questo dovrebbe aiutarti ad avere una borsa di studio.>> <<Lo spero.>> la cena continua silenziosa, e in un battito di ciglia mi ritrovo ad assaggiare un sorbetto al limone. Aiuto la signora Parker a sparecchiare e a caricare la lavastoviglie. <<Ora che siamo sole, posso chiederti una cosa?>> <<Certo, mi dica signora Parker.>> <<Ti ho già  spiegato, solo Margareth per te. Comunque, tu e mio figlio... siete, come dire...>> <<Oh no, ha capito male. Siamo solo compagni di scuola.>> dico, asciugandomi le mani e vedendo l'ora sul cellulare. <<Penso dovresti tornare cara.>> <<Lo so, è abbastanza tardi, e non voglio far preoccupare Denise.>> <<Vivi da lei?>> <<Siamo vicini di casa. Però quando mio zio non c'è, di solito sono i coniugi Cook che si occupano di me.>> <<È molto bello da parte loro.>> annuisco, e mi siedo aspettando Ethan. Sperando che si muova, non voglio avere conversazioni imbarazzanti con la madre. <<Cara sono molto stanca, perdonami se ti lascio. Spero di rivederti presto.>> <<Anch'io... grazie di tutto Margareth.>> la donna lascia la cucina, e io ne approfitto per guardare le notifiche sul telefono: altri messaggi di Dominic. Come faccio a farmi accompagnare a casa da Ethan senza farli incontrare? <<Ehi sei pronta?>> <<Mh, si andiamo.>> forse ancora non è li. Dopo aver salutato il padre di Ethan, che mi raccomanda di farmi vedere di nuovo, scendiamo nel garage. La macchina di Ethan, che ormai non sento più come un'estranea, sfreccia veloce sulla strada ancora bagnata dal precedente acquazzone. <<Mi piace la tua famiglia.>> dico, spezzando il silenzio che si è creato. Ethan è distratto e solo la mia voce sembra risvegliarlo. <<Lo dici perché non sono i tuoi genitori.>> <<Non è così.>> <<Invece si. Si impicciano di cose che non li riguardano, sono snob e presuntuosi e non mi calcolano minimamente.>> <<Dovresti apprezzare la loro presenza, c'è gente che non li ha i genitori.>> solo dopo si rende conto di quello che dice e mi guarda dispiaciuto. <<Scusami, non volevo dire...>> <<Ho capito. Non commiserarmi che ciò non cambia niente.>> <<Non volevo commiserarti, volevo semplicemente scusarmi.>> do un'altra occhiata al telefono e tra le notifiche spicca un messaggio. <<Ti sto aspettando. -Dominic.>> cerco di non far notare a Ethan il mio turbamento, e appena svolta nel mio quartiere, gli chiedo gentilmente se mi può fermare all inizio della strada. <<Perché dovrei farlo, se è per prima ti ho già spiegato...>> <<No Ethan, è solo che, mi va di passeggiare.>> <<Ha ricominciato a piovere.>> <<Mi piace la pioggia.>> che scusa banale, tant'è che il ragazzo non mi ascolta e continua a guidare. Arriva fuori casa mia e capisce il motivo per cui non lo volevo far andare oltre. Dominic è sotto al mio portico, seduto sui vecchi scalini. <<Che ci fa lui qui?>> <<Ti prego non farmi domande.>> <<Non lo avevi lasciato? Ecco perché oggi ha fatto quella scenata, state ancora insieme?>> <<No, è lui che non se ne vuole andare.>> <<Emilia in che senso... prima i messaggi e adesso questo...nel mio paese si chiama stalking.>> parcheggia la macchina vicino al mio vialetto, per poi scendere velocemente e andare verso il portico. <<Lo sapevo che stavi con lui.>> borbotta Dominic, spegnendo la sigaretta che stava fumando e rimettendola nel pacchetto. <<Si e quale sarebbe il problema?>> <<Non me ne fotte niente che ci siamo lasciati, lei resta mia, Parker. E tu, devi starle lontano.>> <<Dominic devi smetterla, non sono un oggetto.>> <<Accetta il fatto che non ti vuole più.>> <<Senti la mia pazienza ha un limite, e se non lo sto superando è per non farti trovare dai tuoi fottuti genitori in un letto di ospedale.>> <<Dominic la devi smettere, devi sparire. Non voglio più vederti, sentirti, mi devi lasciare in pace, a me e a chi mi sta vicino.>> <<Cosa sta succedendo qui?>> Troy esce di casa legandosi la vestaglia per coprirsi il pigiama. Bene, abbiamo svegliato tutti. <<Signor Cook ho riaccompagnato Emilia a casa, è stata a cena da me. Può parlarne domani a lavoro con mio padre.>> <<Cook?>> sussurra Dominic. <<E tu ragazzo, che ci fai qui a quest'ora?>> dice, rivolgendosi al corvino che scuote la testa e lo guarda negli occhi. <<Ero preoccupato per Emilia.>> <<Ultimamente sei fin troppo preoccupato per lei, e non ce ne è minimamente bisogno. Emilia tu vai nella stanza di Logan, tanto lui resta fuori. E voi due andate a casa.>> <<Logan Cook...>> sussurra Dominic, e io mi sento la terra aprirsi sotto i piedi, lui non deve sapere. Il mio sguardo preoccupato intercetta quello di Ethan, che mi fa un occhiolino. <<Andiamo Allen, ti do un passaggio a casa.>> <<Sono con la moto.>> <<Piove, dai amico salta su.>> Ethan prende per un braccio Dominic, che entra nella sua Porche. <<Emilia in casa.>> il padre di Logan mi spinge in casa, sbattendo la porta alle spalle. <<Si può sapere che diamine stai combinando?>> <<Troy non alzare la voce in quel modo.>> Denise lo ribecca, scendendo velocemente le scale. <<E cosa dovrei fare. Nessun qui prende una posizione, tra te e Bob non so chi sia peggio.>> <<Non paragonarmi a lui.>> <<Devo , sapevi dove stava Emilia? Quando è uscita? E sai che ore sono? Per non parlare che mi ha chiamato la scuola, a me, per dirmi che ha saltato le ultime ore.>> io mi stringo nelle spalle e non oso ribattere, perché Troy ha ragione. <<Perché non sei stata a scuola? Emilia la verità.>> <<Dominic e Ethan hanno litigato, per colpa mia. Ed Ethan aveva bisogno di riposare e l'ho accompagnato a casa. Sono stata con lui tutto il giorno, può dirtelo anche sua madre o suo padre.>> <<Domani chiederò al signor Parker, per ora vai su Emilia.>> <<Scusate se vi creo sempre disturbo.>> lo sguardo di entrambi si addolcisce. <<Non crei mai disturbo, è solo che ci preoccupiamo per te.>> annuisco e salgo al primo piano, incrociando gli occhietti chiari di Zoe. <<Non è successo niente piccolina, fila a nanna.>> lei mi bacia la guancia, per poi rientrare nella sua cameretta . Dopo essere entrata nella camera di Logan mi chiudo la porta alle spalle, e vedo tutto disordinato, più del solito. E non solo, sento anche quell inconfondibile e costosa fragranza che solo una come Ashley potrebbe permettersi: mi rifiuto di dormire in quel letto. Senza nemmeno cambiarmi, mi corico sul divano e, anche se vorrei restare sveglia per sapere cosa si stanno dicendo Ethan e Dominic, sento pian piano i miei occhi chiudersi.

——SPAZIO AUTRICE————
Buongiorno ragazze, si lo so volete probabilmente bruciarmi viva, ma questi mesi non sapevo letteralmente come continuare la storia, e ho deciso di prendermi una (lunga) pausa. Vi chiedo scusa e spero che non tutte avete cancellato Honey e Boo dalle vostre biblioteche perché, anche se non pubblico spesso, desidero completare la storia che ahimè, è ancora all'inizio. 🤦🏻‍♀️🤦🏻‍♀️🤦🏻‍♀️🤦🏻‍♀️🤦🏻‍♀️🤦🏻‍♀️🤦🏻‍♀️🤦🏻‍♀️🤦🏻‍♀️🤦🏻‍♀️🤦🏻‍♀️🤦🏻‍♀️🤦🏻‍♀️

Honey & BooWhere stories live. Discover now