Capitolo VIII: Ethan Parker

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Lunedì, primo giorno della settimana, primo giorno dell'inferno che durerà per altri cinque interminabili giorni. La voglia di alzarmi è pari a zero, e la stanchezza che ho è disarmante, a malapena mi si aprono gli occhi. Sono stravaccata sul divano, con il mio pigiama a fiori e senza un briciolo di coperta, per non parlare del cuscino, perché no, quelli decorativi non valgono. Infatti appena provo ad alzarmi, un dolore mi si propaga per la schiena, fino ad arrivare al collo, che non posso nemmeno muovere. Striscio come un automa in bagno, e mi faccio una doccia calda per rilassare i muscoli. Stupido Boo, di solito e lui che quando mi addormento sul divano mi trasporta nel mio letto, per poi starmi vicino: ed ora che non l'ha fatto mi sento a pezzi, un dormi veglia continuo per evitare gli incubi. Indosso velocemente una camicia a quadri bianca e blu e un jeans chiaro, mi lego i capelli, prendo la borsa, e solo prima di uscire indosso le scarpe. Sto per andare da Logan, ma appena vedo la macchina di Ethan cambio subito direzione, ma da quando lo viene a prendere la mattina? Prendo un respiro profondo e rientro in casa, ora come diavolo ci arrivo a scuola! Compongo velocemente il numero di Steph, ma ovviamente, quando serve, il telefono ce l'ha spento. Decido comunque di fare una prova, male non può andare. Il  telefono squilla, segno che non mi ha dato un numero falso. <<Pronto, chi è?>> <<Ciao Phoebe, sono Emilia. Voi siete da già a scuola?>> <<Quasi, perché è successo qualcosa?>> <<In realtà si, non ho il passaggio e il pullman è già passato da un pezzo, è un problema se mi venite a prendere? C'è no stavo scherzando, io non posso chiedervi di rifare tutta la strad...>> <<Smettila di straparlare, ti veniamo a prendere tranquilla. Manda la posizione sul telefono di Nate, bevi un te verde e rilassati.>> mi dice, molto gentilmente. <<Grazie mille, giuro che non succederà più.>> <<Non preoccuparti, a tra poco.>> Appena stacca, invio subito la posizione a Nate, e, già che mi trovo, bevo veramente un bel te. Mentre sto poggiando la tazza nel lavello il suono di un clacson si sente fuori casa, e così mi appresto ad uscire. Vedo al posto del passeggero Phoebe che sventola una mano, così entro nei posti dietro. <<Buongiorno a tutti, scusatemi se vi ho...>> <<Smettila Emilia, non fa niente.>> mi dice Nate, mettendo la marcia e partendo verso la scuola. <<Come mai venite insieme a scuola?>> <<Perché questo tizio ed io siamo cugini!>> <<Ah, io non lo sapevo.>> dico, ed ora guardandoli bene noto una certa somiglianza. <<Di solito non lo diciamo, soprattutto perché io non voglio essere associato a questa tizia.>> <<Il tizio sarai tu qui, e ora guida, non vedi che il semaforo è verde?>> dice Phoebe, e solo ora mi accorgo che le parole di Grace non erano tanto sbagliate, questi due sono proprio come cane e gatto. Nate parcheggia e sul marciapiede troviamo Grace che ci sta aspettando, la salutiamo e poi insieme entriamo nell'istituto. All'inizio mi sento particolarmente osservata, così mi controllo con la fotocamera anteriore del telefono se ho qualcosa fuori posto. <<Ragazzi è impressione, o tutti ci stanno fissando?>> chiede Grace, quasi guardando con timore, e non posso darle torto, lei non è abituata. <<Non guardano voi, ma me.>> dico, e voltando lo sguardo capisco il perché. Su un armadietto, affianco agli immancabili poster di Ashley sull' Homecoming, c'è un foglio A4. Al centro c'è la famosa foto con la divisa forata, il mio viso è coperto dall'immagine della protagonista della serie tv "Ugly Betty", e sotto una scritta che dice: "Halloween è lontano, ma l'orrore vicino". Solo ora mi rendo conto che la scuola è tappezzata di questi maledetti fogli, e prendo un respiro profondo, mentre sento il cuore che sta letteralmente per sfondare la cassa toracica. <<Ehi Halloween, oggi i vestiti sono integri?>> mi schernisce una ragazza, e alzando lo sguardo vedo l'impeccabile chioma bionda di Ashley. Tutti ridono, e anche a me esce un sorriso innaturale, glaciale, perché preferisco farmi vedere ridere, che piangere. <<Cosa diamine sta succedendo, signorina Jones, questa è opera sua?>> la voce del preside tuona facendo smettere tutti, sola ora noto dietro il coach che mi fa un occhiolino. <<Io non c'entro niente, secondo lei, una signorina di una delle famiglie più importanti dello Stato si abbasserebbe a fare simili scherzi. Ma mi faccia il piacere.>> dice, quasi disgustata e guardando nella mia direzione con finta tristezza. <<Professore chiami il collaboratore e faccia pulire questo schifo, e voi tutti in classe, non voglio nemmeno sentire una mosca volare.>> dice, e tutti spariscono alle sue parole. <<Palmieri, dopo l'allenamento deve venire un attimo nel mio ufficio, intesi?>> <<Va bene.>> dico, con voce lievissima e andando velocemente nella classe di matematica. Busso alla porta e, guarda caso, sono in ritardo. <<Palmieri, ne ha per molto sulla porta?>> mi dice il professore, quasi scocciato dalla mia presenza. Entro in classe e l'unico posso disponibile è infondo all'aula, mentre cammino, evitando gli occhi delle persone, una gamba lunga e muscolosa mi sbarra il cammino. <<Ops, di qui non si passa, sfigata!>> la voce di Logan mi entra nella mente, trapassandomi il cuore, e io resto bloccata al centro del corridoio fra le due corsie dei banchi. <<Falla passare, adesso!>> non è un ragazzo, è il mio angolo custode, con l'aspetto del più grande dei demoni. Lo sguardo di Logan è tra lo stupefatto e il disgustato, e scoccandomi una delle sue occhiatacce, mi fa passare. Appena termina la lezione, cerco di non pensare alle risatine sotto voce di tutti i presenti, ed esco dalla classe del professor Ward. Prendo la strada che porta alle scale, ma vengo immediatamente bloccata da qualcuno che mi stringe con forza il polso. <<Resta con me!>> mi sibila una voce all'orecchio, e la persona alle mie spalle è indistinguibile. <<Merda Emily, ti sto cercando da tutta la mattina, ma che fine avevi fatt... eh, ciao Dominic.......>> è sorprendete il modo in cui la voce di Steph sia passata dal arrabbiata al mielosa in pochi secondi. <<Sai almeno cosa è successo stamattina?>> <Allora sono vere le voci sulla foto, i poster e tutto il resto?>> <<Si, sembra che ci sia lo zampino di Ashley, ma mi chiedo ancora come abbia fatto a disseminare quei maledetti poster in ogni angolo della scuola.>> <<Sarà stata aiutata da qualcuno che sta ai suoi piedi.>> dice Dominic, scoccando un occhiata ai giocatori di football, ed ecco che mi si accende la lampadina. Ecco perché Logan è stato con Ethan ieri sera, e stamattina, che stupida che sono stata. <<Non puoi farcela passare liscia!>> dice Steph, come ogni volta che ricevo uno scherzo. <<E cosa dovrei fare, qui mi odiano tutti e nessuno mi appoggerebbe. Finirei solo in guai più gravi di quelli in cui mi trovo ora.>> dico, ricevendo una spallata che mi fa perdere l'equilibrio. <Scusa sfigata, ma vado di fretta...>> dice il rosso Kyle, ricevendo un'occhiataccia da Dominic. Abbasso la testa e mi appoggio ad un armadietto, cercando di trattenere le lacrime. Sento il mio mento essere preso delicatamente tra due dita, e il mio viso si alza, incontrando gli occhi scuri come la notte di Dominic. <<Cambieremo la situazione, non ti lascio così. Però tu dovrai fare tutto quello che ti dico, sono stato chiaro?>> la sua voce, questa volta meno rauca, ma più autoritaria, mi incute così terrore che mi limito ad annuire. <<Bene, e White, per questa cosa ci servirai anche tu.>> <<Mi sembra logico, dimmi dove e quando amico.>> Steph strizza gioia da tutti i pori, e tutta questa sicurezza non fa che farmi sorridere. <<Domani tenetevi entrambe libere, Emilia devi sopportare solo un altro giorno.>> <<Va bene.>> finalmente con un po' di speranza nel cuore, le lezioni scorrono veloci, e anche la pausa pranzo non è stata tanto male. I ragazzi hanno fatto di tutto per distrarmi dalle continue risate e prese in giro degli altri studenti, ed sono stata così spensierata che non ho pensato ad un importante dettaglio: io oggi dovevo vedere Ethan Parker. Mentre entro in biblioteca per studiare con i ragazzi, il telefono mi vibra nella tasca, e il messaggio che c'è sopra mi fa raggelare il sangue nelle vene: La biblioteca è troppo piena, e non intendo farmi vedere con una sfigata come te. Ti aspetto nel parcheggio sul retro, sempre se non hai paura. -Ethan.

Un famoso detto dice "via il dente, via il dolore", e perchè no, cosa potrebbe succedermi di peggio. Vado sul retro, evitando lo sguardo e le voci degli studenti, e intravedo da lontano il Porche di Ethan. Lui è poggiato allo sportello, con degli occhiali scuri che ne nascondono gli occhi e i capelli grano mossi da una leggera brezza. Ammetto che da piccola avevo una bizzarra cotta per lui, giocava da Logan, e io lo guardavo dalla finestra della cucina dei signori Cook, mentre Denise preparava i biscotti per tutti. Questa cosa è scomparsa con gli anni, più cresceva, più il bambino che mi regalò una rosa pungendosi le dita per raccoglierla restava solo un ricordo. Anche le cose con Logan sono cambiate, ma lui mi è rimasto sempre vicino, e anche se spesso ho il divieto assoluto di andare a casa sua se ci sono i suoi amici, a me non importa, l'importante è che la notte stia con me. Appena arrivo in corrispondenza della macchina, il ragazzo non si appresta nemmeno a farmi un cenno di saluto, che subito entra al posto del conducente. Salgo nei sedili posteriori senza emettere fiato, e ingranando la marcia, Ethan passa di fronte all'istituto suonando il clacson alla macchina di Logan, dove una bella Ashley ricambia il saluto. I vetri sono oscurati, e ovviamente io non mi vedo dietro, poi piccolina come sono, mi sembra di non riuscire a poggiare i piedi sul tappeto... no, okay, questo me lo sono inventata. Ridacchio leggermente per la battutaccia che ho fatto, e mi pento appena incontro lo sguardo di Parker dallo specchietto retrovisore. <<Che ti ridi sfigata? Che poi evita di farmi vedere quello schifo che hai in bocca!>> abbasso lo sguardo affranta, e collego il jack degli auricolari all'iPhone, per poi ascoltare la mia playlist dei Queen. Scorgo il paesaggio del red river, le macchine che ci sfrecciano al fianco, la luce del sole che riscalda la macchina e con la mia musica di sottofondo, è impossibile non crearmi un film in cui la mia vita è perfetta: non cerco molto, non voglio il lusso di una villa grande quanto un hotel, una barca, o i capi dei migliori stilisti, solo l'affetto e il calore della famiglia, dei miei genitori. Quando la macchina parcheggia ed Ethan scende, vedo le villette a schiera di casa mia, il giardino incolto che contrasta la perfezione limitrofa, costituita da pareti bianche perfettamente intonacate, tetti dalle tegole marroncino e infissi dello stesso colore. <<Perchè siamo qui?>> chiedo, leggermente spaventata da una possibile reazione negativa di Boo. <<E' casa tua no? E poi qui non ci sarà nessuno.>> dice, e lo vedo recarsi sotto al mio portico, con una naturalezza aliena, come se non fosse la prima volta che entra in casa mia. Prendo le chiavi dalla borsa, apro la porta, e la casa e ben ordinata e pulita, con un leggero profumo di vaniglia, sintomo del duro lavoro della signorina Rodriguez. Appena mi richiudo la porta alle spalle, sono così in imbarazzo che non so che fare. <<Ehm, per te va bene, se ci mettiamo in cucina?>> chiedo, a bassa voce come se ci fosse un enorme cartello con su scritto "FARE SILENZIO". <<E' uguale, basta che ci muoviamo o entrambi perdiamo gli allenamenti.>> <<Tu sai che mi alleno anch'io?>> chiedo mentre entriamo in cucina e appoggio la borsa sulla penisola, mentre lui si siede su una sedia. <<Siete quattro gatti nella squadra di atletica, è impossibile non notarti.>> <<Ehm, vado a prendere il materiale di arte, tu aspettami qui.>> dico, salendo velocemente le scale e chiudendo la porta della mia camera. Mi prendo un minuto per respirare ed elaborare, chi c'è giù nella mia cucina? Un mio compagno di scuola. Uno di quelli ricchi, belli e popolari, con il mondo ai suoi piedi, un egocentrico di prima categoria e un poco di buono che rende la mia vita un inferno. Devo solo fare in modo che finisca il disegno con velocità, se è qualcosa gli do proprio il mio, si dai faccio così, è la soluzione migliore. Cerco nel mio disordine dove sta quel cavolo di disegno è appena lo trovo, esulto trionfante. Scendo velocemente le scale e mi reco in cucina, dove un Ethan Parker sta preparando, della pasta(?) <<Parker, hai fame?>> <<Si, sei sopra da un quarto d'ora, qualcosa dovevo pur fare.>> <<Oh, ehm, okay... Senti, ti ho preso il mio disegno, io ne farò un altro, tu puoi tenere questo, e beh, andartene!>> dico, balbettando e allungando la cartellina con il foglio A2. <<Mi stai cacciando?>> dice, chiudendo il gas e avvicinandosi a me, parandosi di fronte. È alto quanto Logan, ha le spalle larghe, e ho una terribile paura che possa farmi qualcosa di male. <<No è che, io, non sono abituata ad, a--vere rag---azzi in casa.>> dico, chiudendo gli occhi. <<Logan è l'eccezione vero?>> mi chiede, così vicino al mio viso che sento ormai a fuoco. <<Io, non so di cosa stai parlando, hai il tuo disegno, ti prego di uscire da casa mia.>> <<Va bene, ci si vede sul campo, Honey.>>

Honey & BooTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon