Capitolo X: Rabbia

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Sono passati tre giorni e Boo ancora non mi rivolge la parola. Non mi prende nemmeno più in giro, è letteralmente indifferente, ed io non sono da meno. Da martedì dormo a casa di Steph, ma dire dormire è un eufemismo: mi sveglio ogni cinque secondi presa dagli spasmi procuratomi dagli incubi. Ora sto tornando dalla lezione di fisica con al mio fianco Dominic, sembra non volermi mai lasciare sola, ed è una cosa che apprezzo perchè sembra che quando siamo insieme  le persone tendono ad allontanarmi, meglio così. Sta aspirando fumo dalla sua abituale sigaretta, dice che lo rilassa e lo fa studiare meglio, e spesso mi ha invogliata a fare come lui... ma sono ancora tropo "fifona" per provare a fumare una sigaretta, ho paura di soffocare. <<A cosa pensi?>> la sua voce mi distrae e mi porta a poggiare lo sguardo nel suo. <<Niente, non ti fa soffocare quella cosa?>> dico, indicandogli la cicca e la cenere che cade sul asfalto del parcheggio. Lui ridacchia per la mia affermazione, poggiandosi meglio sulla sua Harley Davinson nera. <<No piccola, anzi mi fa respirare meglio.>> dice, chiudendo gli occhi e aspirando altro fumo. Ed io sono contenta del suo gesto, perchè così posso arrossire in pace senza sentirmi maggiormente a disagio per il soprannome che non fa che affigermi da ieri. Spesso mi viene da pensare perchè un ragazzo come lui mi rivolga la parola, anzi sembra stare bene con me, visto che non faccio niente di speciale. Si ho reso il mio stile un pò più "oscuro", ho eliminato i colori sgargianti, i fiocchi e i pizzi, per adattarmi allo stile di questo ragazzo. Potrò sembrare ridicola, ma sapere che finalmente ho degli amici, mi fa sentire bene, meno sola. Quando Dominic ha finito la sua sigaretta si avventra nel istituto seguito da me. Ci dividiamo solo per andare a prendere i libri per la prossima lezione, Leteratura Inglese, e quando ci rincontriamo troviamo Steph aspettarci con un sorriso smagliante, quasi quanto alla sua giacchetta in pelle argentata. Appena entriamo sono già tutti seduti e la professoressa sta recitando un passo, quando si blocca per squadrarci con uno sguardo di fuoco <<Bene, i soliti White, Allen e Palmieri?>> chiede, leggermente sconvolta. Non sono mai entrata in ritardo, e se pure capitava, mai nella sua ora. <<White ed Allen un ora di punizione alla fine delle lezioni, mentre Palmieri, visto che è la tua prima infrazione non ti punirò.>> ci sediamo tutti e tre agli ultimi banchi, e io cerco di seguire a meglio la lezione, senza perdere una parola che esce dalla bocca di Mrs Young. Quando la campanella suona, sono ancora intenta a scrivere gli ultimi appunti, e quando alzo lo sguardo trovo Dominic sorridermi leggermente. <<Non preoccuparti piccola, non è succeso niente...>> poso i libri,e lo guardo sconvlta. <<Non posso permettermi altri ritardi, o mi gioco la borsa di studio per Yale.>> <<Dai Emi non pensarci più, andiamo in mensa, oggi ci sono i tacos.>> dice, cambiando discorso e trascinandoci entrambi in mensa. All'inizio pensavo che quelli come loro mangiavano tutti insieme, in realtà si parlano solo il necessario, sono più che altro divisi in sottogruppi per intenderci. Quando ci sediamo ad un tavolo qualsiasi, iniziamo a parlare del più e del meno dimenticando l'episodio del ritardo. Dominic e Steph sono ormai abituati a queste cose, ma di certo questa è un abitudine che proprio non posso permettermi. Quando abbiamo finito ci alziamo, ma, a distanza di tre giorni, sento qualcuno tirarmi per la manica della felpa. Mi giro e mi ritrovo Ashley, con alle spalle le sue amiche. <<Palmieri, hai per caso una crisi d'identità?>> mi schernisce, facendo ridere le sue amiche, e non solo. Faccio finta di non averla sentita, e voltando le spalle, cerco di uscire dalla mensa. <<Ah certo, si va a tagliare insieme ai suoi amici depressi, che c'è hai bisogno di una lametta sfigata?>> altre risate, ma la mia totale indifferenza, anche se sono di spalle, so che le sta bruciando dentro. Steph cerca di girarsi per rispondere, ma Dominic con un gesto la blocca, ed io lo ringrazio mentalmente. <<Va bene, vai è meglio, qui nessuno ti vuole, vattene dai tuoi genitori... ops, non li hai!>> la sua risata da oca mi trapassa le orecchie, ma questa volta è una risata singola, ride solo lei. Mi giro a guardare il resto della mensa e sono tutti pietrificati, nessuno sa questa cosa, è una cosa mia, ovvero era. Il mio corpo si muove da solo, mi avvicino a Dominic, lui si pensa probabilmente per avere conforto perchè allarga le braccia verso di me, in reltà sfilo il pacchetto di sigarete dalla sua giacca di pelle. Ne afferro una, sotto lo sguardo di tutti, e l'accendo, portandola delicamente alle labra. Aspiro il fumo e lo sento scendere nei polmoni, provocandomi bruciore e una leggera tosse, che reprimo. Non sento più nessuno, non sento Steph cosa mi dice, Dominic o la signora della mensa che si lamenta che non si fuma nei locali scolastici. Mi avvicino alla bionda che mi guarda sfidandomi, spostando al lato i suoi lunghi capelli. <<Cosa vuoi fare sfigata, pensi da farmi paura, tu non sai di cosa sono capace!>> dice, sbracciandosi come un'ossessa, ed è in quel momento che le aggancio il braccio destro, stringendolo e avvicinandolo a me. Non dura nemmeno un secondo poggio la sigaretta accesa sulla parte scoperta del suo giacchetto turchese di perline e un urlo acuto risuona nella mensa. Lei cerca invano di divincolarsi, ma la tengo stretta a me, e avvicinandola ancora, le sussurro ad un orecchio : << Lo senti il dolore che stai provando, non è nemmeno paragonabile a quello che ho provato io in tutti questi anni.>> <<TU SEI PAZZA, IO TI DENUNCIO!>> non ascolto nessuno, non mi importa più di niente, l'unico cosa che faccio è uscire da scuola e poggiarmi sul cofano della Mini Cooper di Logan, prendendo un altra sigaretta e accendendola. E' come se non sentissi niente, nella mia mente sono fissi i volti dei miei genitori, non segnati dall'età ne dal lavoro, visi giovani e sorridenti. Il telefono non fa che vibrarmi nella tasca, così innervosita lo spengo e lo getto via, continuando ad aspirare fumo e trovando piacere nel vedere la stecca rimpicciolire sempre di più, diventando il nulla. La vedo così simile a me, con una sola frase quella ragazza mi ha fatto sentire il nulla, ha aspirato tutta la forza vitale e di volontà che avevo per trovare degli amici, un futuro, qualcosa di cui rendere fieri... nessuno. <<Honey, il telefono.>> guarda la mano di Logan come si allunga verso me, stringendo tra le mani il mio iPhone, con una profonda spaccatura nel vetro. <<Sarà la pellicola, non preoccuparti non si è rotto.>> <<Mi puoi accompagnare in un posto?>> <<Si, sali.>> appena entro nella sua auto vengo investita dal suo profumo, ed ammetto dentro di me che in questi giorni mi è mancato, e non poco. <<Come erano i tacos?>> mi chiede, ed io finalmente riconosco il mio migliore amico, quello che parla di cose futili pur di distrarmi. << Buoni, ho preso quelli con la salsa piccante.>> << Maria sarebbe fiera di te.>> <<Lo so.>> quando fuoriesce dal cortile della scuola, traggo un po' di sollievo. <<Allora dove si va?>> <<Puoi guidare fino a Shreveport?>> <<Si, Greenwood cemetery sia.>> questo è il bello di Logan, che mi capisce senza che scendo nei dettagli. Durante il viaggio non parliamo minimamente, e come sottofondo resta la musica che passano le varie stazioni radio. Logan parcheggia vicino all'ingresso, dove torreggiano i due pilastri bianchi e il nome del cimitero: la casa eterna dei miei genitori. Quando cammino lungo la strada Boo intreccia le sue dita alle mie, stringendomi forte la mano. All'ingresso faccio un piccolo segno della croce, e dopo aver superato la parte dedicata a tutti i nostri soldati caduti, arrivo alla lapide dei miei genitori.
I PALMIERI I
Riccardo Palmieri
Born in Palermo, Italy
July 31 1973- March 4 2006
Natalie Miller Palmieri
Born in Shreveport, Louisiana
September 9 1973- March 4 2006
La lapide ha al suo fianco un piccolo angioletto che mantiene delle rose ormai rovinate, decido di raccoglierle e buttarle nel bidone che c'è al fianco di una quercia. Vorrei tanto sostituirle con qualcosa di vivo, ma nella fretta mi sono dimenticata di comprare dei fiori, anche se penso che alle tre del pomeriggio non ci siano fiorai aperti. Mi piego sulle ginocchia e inizio a pregare per l'anima dei miei genitori, erano brave persone, sicuramente ora sono insieme in un posto migliore, almeno è quello che mi ha sempre insegnato la mia religione. Mia madre era una fotografa, anche se aveva la passione per l'arte e i dipinti, ecco perché insegnava arte nel mio liceo. Mentre mio padre era un botanico, e, nonostante la sua giovane età, subito si è affermato nel lavoro. Erano persone semplici, buone o almeno e quello che mi ripetono tutti quelli che parlano dei miei genitori. Vorrei tanto renderli fieri di me, ci ho sempre provato, mantenevo la calma per loro, non rispondevo alle provocazioni per loro, studiavo tanto per loro.... e proprio per loro oggi ho fatto una cosa che mai avrei pensato di fare: reagire, nel peggiore dei modi. I miei occhi ormai sono umidi e, con un pianto liberatore, uno di quelli che si aspettano da tanto, che si reprimono, finalmente libera le mie emozioni. Piango, piango come non ho mai fatto alla luce del giorno, in un luogo pubblico e così scoperta. Vorrei tanto che fossero ancora qui con me, mi saprebbero consigliare e di sicuro non mi sentirei così sola come in questo momento. Vorrei tanto appartenere a qualcosa, a qualcuno, ma nessuno potrà mai sostituire il calore che sa darti solo la tua famiglia. Le braccia di Logan mi circondano e mi infondono quel calore, non vedo il suo viso perché sono di spalle, ma sento le sue mani armeggiare con i miei capelli, sciogliendomi la coda ormai rovinata. Mi liscia i capelli con le dita, creandomi brividi che si irradiano dalla base della cute in tutto il corpo. Prende ad intrecciare i miei lunghi capelli e, appena termina l'opera, sposta di lato la lunga treccia, poggiando le labbra sulla parte scoperta. Mi bacia la spalla con dolcezza, facendomi stringere lo stomaco e respirare affannosamente. <<Boo...>> dico, in un sussurro, portato via dalla brezza autunnale. <<Honey, io qui ti ho fatto una promessa, la ricordi?>> <<Certo, mi hai detto che non mi avresti mai lasciata.>> <<E così sarà, io non ti lascerò mai.>> dice, e, se quel lontano 4 Marzo lui mi strinse forte la mano, oggi fa qualcosa di diverso, di inaspettato, e di tremendamente sbagliato. Prende il mio viso tra le sue mani, e mi pulisce dalle lacrime con estrema dolcezza, per poi lasciarmi un tenero bacio sul naso, quello che succede dopo dura un secondo, le sue labbra si poggiano sulle mie, e sento un strana, ma bellissima sensazione.

-------Spazio Autrice------
Okay, nemmeno io volevo che andasse così, ma ehi, abituatevi alla mia mente contorta😈. La mia assenza è stata dovuta non solo a scuola e lavoro, che ahimè, mi stanno uccidendo, ma anche da un calo di autostima dovuto a storie scritte veramente bene. Ma mi sono ripresa ed eccomi con un nuovo capitolo che, tutto doveva essere, ma non questo. Ops, però ora non lo posso cambiare, voi cosa ne pensate? Forza datemi qualche considerazione? Siete più Team Logan o Team Dominic?

P.S Mi dispiace se trovate errori, ma quando scrivo passo dal computer al telefono e non mi accorgo di niente, e, cavolo 3K 😍 grazie ancora di tutto, continuiamo a crescere insieme e vediamo che fine farà sta "povera" Emilia....

Honey & BooWhere stories live. Discover now