In prigione

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-Quanto costerà farlo?- chiede la voce di mia madre.
-Non molto... sui seimila euro circa.-
-Non è molto considerato che facendo così prenderà il diploma.-
Aspetta... cosa? Diploma?
Sono ancora in quarta superiore... devo ancora aspettare prima di avere un attacco di panico per quello.
Oppure... non è che mia madre ha intenzione di pagarmi il diploma?
Forse è meglio non dare giudizi affrettati ed andare avanti.
-Verrò io personalmente a seguire i suoi studi,- dice il professore -per uno studente è difficile studiare in autonomia.-
-Ma ha già la scuola da seguire, non posso accettare una cosa del genere...-
-Non si preoccupi. Voglio solo il bene per la vostra bambina.-
-Lei è proprio un ottimo insegnante, sa?-
-Ne sono lusingato.-
Quindi hanno intenzione di farmi studiare a casa e farmi prendere il diploma così?
Non voglio che succeda... non amo la mia scuola ma odio essere rinchiusa in casa, contro la mia volontà oltretutto.
Ritorno in camera mia, chiudo la porta a chiave e inizio a sbattere le cose.
Rompo un portafoto, ho fatto cadere un vaso, ho sbattuto l'anta dell'armadio così forte che adesso non si chiude più bene.

-Lenore! Cosa sta succedendo?- sento dire la voce di mia madre dall'altra parte.
Sta provando ad aprire la porta ma non ce la fa dato che l'ho chiusa.
Sento che mia madre mi ordina di aprire la porta, ma io non l'ascolto.
Vado sul balcone, prendo la corda e la lego saldamente alla ringhiera.
Scendo giù troppo in fretta e mi faccio male.
Nonostante il mio didietro dolorante e le mie mani che bruciano, inizio a correre via, maledicendo i miei genitori e tutti quelli che non mi permettono di vivere.
Nonostante mi abbiano vietato di andare da lei, vado dall'unica persona che riesce ad ascoltarmi.
Apro il cancello e vedo correre verso di me Milk.
-Mi dispiace, cucciolona- le dico accarezzandole la testa -oggi Cookie non è con me.-
Andando verso la casa noto che la signora Duncan non è al suo solito posto nella veranda.
La chiamo diverse volte, ma non ricevo alcuna risposta.
Entro dentro casa senza neanche bussare e chiamo nuovamente il suo nome.
Sento dei rumori provenire dalla cucina, è qualcosa che frigge.
So che la signora non ci sente bene, ma non è del tutto sorda, non ancora almeno.
Appena entro noto una figura maschile intenta a friggere quelli che, dall'odore, sembrano essere dei totani.
Ha un grembiule bianco che lo protegge, facendo contrasto con i suoi vestiti neri.
Faccio un passo avanti e calpesto un'asse di legno che cigola, facendo girare il cuoco.
Sul suo grembiule c'è scritto a caratteri rossi "kiss the cook", il che scatena in me una lieve risata.
-Non ho trovato altri grembiuli- si rigira lui imbarazzato, ma sta chiaramente fingendo per farmi ridere.
Leon sembra spaventoso, ma ha dei lati davvero dolci.
-Che ci fai qui?- gli chiedo osservando il modo con cui cucina.
-Dato che hai scoperto che sono il nipote di Maria non c'è più bisogno di nascondermi.
E poi allontanati da qui, l'olio schizza e potresti farti male.-
La sua gentilezza crea in me un sorriso.
È davvero protettivo nei miei confronti, non sembra neanche un pazzo.
Ripenso a quando l'ho visto la prima volta, accanto al cancello, mi ritorna in mente quella conversazione solo ora.
-Perché quella volta hai chiamato tua nonna Maria?-
-Prima di tutto perché non la chiamo mai in quel modo, e poi perché se tu avessi saputo che lei è mia nonna non saresti più andata da lei.
E mia nonna ha bisogno di te.
Tu la rendi felice come io non riesco a fare.-
Rimango sorpresa da quell'affermazione, deve tenere molto a sua nonna...
Mi siedo nella sedia più vicina a lui mentre chiedo -dov'è tua nonna?-
-Sta dormendo- risponde subito -non sta molto bene.-
-È grave?-
-È solo un po' affaticata... ha dovuto badare lei alle faccende e ora è esausta.-
-Mi dispiace... dovevo farle io quelle faccende.-
-Non ne hai colpa. Dopotutto ti hanno vietato di venire qui, d'ora in poi dovrò farlo io.-
-Nonostante tu sappia questo... perché non mi hai chiesto il perché sono qui?
Se tu sei qui a cucinare probabilmente non sai del fatto che...-
-Che ti vogliono far prendere il diploma un anno prima? So già tutto.-
-Come fai a...-
-Segreto!-
-Certe volte penso proprio che tu abbia dei superpoteri... non è che magari viaggi nel tempo?-
-Magari... no, non è per questo.-
-E allora cosa?-
-Segreto!-
-Quanto sei odioso...-
-Invece per me la tua faccia arrabbiata è il massimo.-
Lo dice seriamente, senza un sorriso, senza alcuna emozione.
Non si gira neanche per dirlo, lo dice come se fosse una frase come un'altra.
Chissà se lo pensa realmente...

La nostra conversazione viene fermata a causa della nonna di Leon.
Si è svegliata ed è arrivata in cucina.
Leon, vedendo che aveva difficoltà a camminare, l'ha presa e l'ha aiutata a sedersi.
Questi sono i piccoli gesti che rendono un ragazzo qualcosa di perfetto, la personificazione di tutto ciò che è bello.
Perché non si è presentato così fin da subito?
Avrei voluto parlargli di quel che dicono di lui, ma non mi sembra il caso di farlo davanti a sua nonna, magari lei neanche lo sa.
Dovrò aspettare per farlo.
Leon serve la zuppa a sua nonna mentre per noi due ci sono i totani.
La porzione è per una persona, ma ha deciso di dividerli con me capendo che non ho ancora pranzato.
-Grazie per tutto- dico alla fine del pasto.
Lui alza il suo sguardo verso di me, fa davvero paura quel suo sguardo cupo.
-Di niente.-
-Ti dispiace se... usciamo fuori a prendere un po' d'aria?-
Lui non risponde, a quanto pare si diverte a lasciarmi col fiato sospeso.

Leon riaccompagna sua nonna nella sua camera ed esce fuori assieme a me.
-C'è qualcosa che devi dirmi- dice, facendo intendere che non è una domanda -cosa c'è?-
-Ci sono alcune voci sul tuo conto... io mi stavo chiedendo se...-
-È tutto vero.-
Lo guardo perplessa.
Non ha smentito nulla, non ne ha l'intenzione.
-Perché?-
-Perché sì, c'è bisogno di spiegarlo?
Non trovo lavoro e l'unico modo che ho per farlo è rubare.-
-E il tentato omicidio?-
-Quale tentato omicidio?-

La nostra conversazione viene nuovamente interrotta, ma questa volta non è la signora Duncan.
Una macchina ha frenato pericolosamente davanti al cancello di questa proprietà.
Anche se è lontana riesco chiaramente a capire di chi è quella macchina, non posso sbagliarmi.
Infatti poco dopo vedo il suo proprietario scendere dalla macchina, scavalcare il cancello e dirigersi verso me e Leon.
La sua espressione non è per niente positiva, dovrò prepararmi al peggio.

Lovely Stalker: Lui Sa Tutto Di MeWhere stories live. Discover now