Obbiettivi impossibili

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-Tu sei malato se pensi di obbligarmi ad innamorarmi di uno stalker pazzoide come te!- gli dico arrabbiata, ma è solo una maschera per nascondere tutto il mio terrore.
Questo qui è pazzo e non so cosa succederà se continuerò a rifiutare le sue avance.
Lui non risponde, mi fissa in silenzio.
Quei suoi occhi di ghiaccio mi rendono nuda ai suoi occhi, priva di ogni difesa e vulnerabile di fronte al nemico.
Lui accenna ad un sorriso, credo stia cercando di tranquillizzarmi.
-Stai tremando, Lenore.
Non fingere di essere ciò che non sei.
Con me non puoi mentire, scappare e neanche fingere.
Io so che non sei un cuor di leone, quindi ti prego di smetterla di fingere e provare ad avvicinarti a me.
So bene che tu mi vuoi...-
Pronunciando l'ultima frase, si avvicina dolcemente a me.
Non sapendo cosa fare, faccio lo stesso errore dell'ultima volta: scappare.

So bene che non è il modo giusto di affrontare i problemi, ma al momento non posso fare altro.
Ho bisogno di tempo, ho bisogno di coraggio.
Vorrei essere come le protagoniste dei romanzi che ho letto.
Alcune soffrono per il loro amato che va con altre donne, oppure per il loro amore impossibile, altre ancora invece sono indecise tra due o più ragazzi.
Invece io sono perseguitata da un amore che non desidero.
E questo è solo il primo giorno, solo l'inizio di un grande incubo...
So bene che non sarà un lieto fine, così come so che soffrirò molto.
Ma ho fatto una scelta, e sono sicura che sia la scelta migliore.
Non mi farò aiutare da nessuno e cercherò di risolvere i miei problemi con le mie sole forze.
Già, è proprio la scelta migliore.

Ritorno a casa con i polmoni ridotti praticamente a due prugne secche.
In cucina sento dei rumori, più precisamente sento la donna del meteo che parla del tempo di domani.
Sono sicura che è mio padre quello appena tornato da lavoro.
-Dov'eri?- mi chiede tenendo gli occhi fissi sulla TV.
-Portavo a spasso Cookie.-
-Come mai non è qui?-
-Perché mi ha detto che poteva fare anche a meno di me...-
-Andiamo, Lenore!- sbotta mio padre dando una manata sul tavolo -sei andata di nuovo da quella vecchia?-
La sua reazione mi pare esagerata... perché dovrebbe sgridarmi per essere stata da un'anziana signora?
Neanche avessi fumato una canna...
-Che c'è di male?-
-Lo sai bene che tutti in questo paese la considerano una vecchia malata.
Persino il marito l'ha lasciata al suo destino, quindi è meglio che lo faccia anche tu!-
-Perché dovrei? Sta sempre da sola e non ha mai nessuno con cui parlare...-
-Perché te lo dico io che sono tuo padre. Discussione finita.-
-Ma...-
-Ho detto la parola fine, Lenore.-
Senza più dire una parola mi chiudo nella mia camera, so bene che non riuscirò a smuoverlo dalla sua decisione.
Questo è un paesino piccolo e ogni minimo pettegolezzo è un buon motivo per isolare la gente.
Se si sapesse che la figlia dei Serra parla con una considerata malata tutta la famiglia verrà considerata come pazza.
Non voglio che succeda, ma non voglio neanche che la signora Duncan rimanga sola, per questo ho deciso di visitarla solo di nascosto.
All'inizio anche Clara veniva a farle visita e la aiutava a svolgere varie faccende, ma di punto in bianco non è più voluta venire, anzi, anche lei mi costringe a non andarci.
Di sicuro i suoi le hanno fatto una di quelle ramanzine che non finiscono più.
Ma io non voglio abbandonare la signora Duncan, e combatterò fino alla morte per il mio scopo.
Da come l'ho detto sembra che stia facendo chissà cosa... e l'idea mi diverte.

La serata la passo interamente ascoltando musica e leggendo romanzi.
Sono una che ama ogni singolo genere della letteratura, mi piace variare sempre.
Perché fare solo una strada quando se ne possono fare infinite?
Il mio passatempo preferito viene interrotto da un rumore fastidioso: qualcuno sta lanciando sassolini sulla finestra.
Vado subito in terrazza prima che la mia finestra finisca per diventare un capolavoro d'arte moderna.
-Ho capito che mi vuoi, quindi smettila di rompere la finestra e di riempire il mio balcone di sassolini!-
Clara è nel mio giardino, nella mano tiene diverse pietroline e stava proprio per lanciarne un'altra.
-Come mai non rispondi ai messaggi?- chiede cercando di non fare troppo rumore.
-Stavo ascoltando musica... che cosa c'è?-
-Lanciami la treccia!-
A Clara ogni tanto piace molto usare frasi famose per esprimersi, è davvero divertente quando lo fa.
Prendo la corda posta vicino all'innafiatoio, lego saldamente un'estremità alla ringhiera mentre l'altra la lancio verso Clara.
La invidio molto per questo, riesce ad usare una corda per arrampicarsi mentre per me è già tanto riuscire a camminare per più di un chilometro.
-Mi fanno male le mani!- esclama Clara soffiando sui propri palmi delle mani -devo prendere in considerazione l'idea di usare dei guanti senza dita quando uso la corda... mi bruciano da morire.-
-Allora? Perché sei qui?- chiedo con fare curioso, ignorando le sue inutili lamentele.
Clara mi fa segno di sedermi sul mio letto mentre lei chiude la
porta-finestra del balcone.
-Indovina chi sta tornando a vivere in questa città...- inizia lei buttandosi di peso sul letto.
-Non saprei...-
-Andiamo, pensaci!-
-Non lo so! Che ti costa dirmelo?-
-Ok... ti dice niente il nome Alessandro? Conosciuto da tutti i suoi coetanei meglio come Alex?-
-Mh... no.-
-Ma come?! Era il nostro migliore amico alle elementari!-
-Ti aspetti che io mi ricordi quel che è successo alle elementari?
Non ricordo neanche cosa è successo l'anno scorso figuriamoci se ricordo qualcosa delle elementari!-
Beh forse sto esagerando, ma è così.
Ho davvero pochi ricordi della mia infanzia, come se avessi resettato la mia memoria...
Le uniche persone che ricordo sono Clara e le mie maestre, non ho molti ricordi degli altri miei compagni e nemmeno dei momenti passati in loro compagnia.
Diciamo che non ho mai voluto ritornare con la mente a quei tempi... la mia infanzia non è mai stata molto divertente, e se non fosse stato per Clara sarei stata rinchiusa in casa a deprimermi in solitudine.
Mentre io rimuggino sul mio passato, Clara tira fuori dalla tasca una vecchia foto.
Ci sono tre persone in quella foto, di cui due siamo io e Clara.
Sembra che sia stata scattata quando avevamo cinque anni... anno più anno meno.
-Ne deduco che il piccoletto al centro sia Alessandro- dico prendendo la foto.
È molto sfocata, ma osservandola meglio riesco a distinguere un bambino occhialuto e praticamente senza denti.
Sta piangendo mentre io lo sto consolando e Clara ha la bocca aperta, chiaramente stava dicendo qualcosa.
-Devo ammettere che non ero molto gentile con Alex...- dice lei riprendendo la foto -qui gli facevo i dispetti e tu lo proteggevi. Sembravi la sua mammina.-
-Che tenero...-
-E la sai la figata? È nella nostra stessa scuola... e noi non ce ne siamo accorte!
È nella mia stessa classe, dovresti vedere quant'è figo!-

Lovely Stalker: Lui Sa Tutto Di MeKde žijí příběhy. Začni objevovat