Capitolo 59

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BIANCA

È arrivato Ian…
Lo sconforto iniziale nel vederlo, diventa di nuovo speranza quando capisco che vuole aiutarmi.
Tenta con le parole di persuadere Lisa, poi si muove rapidamente caricandola, e afferrandola la trascina con sé giù dal letto, liberandomi dal peso del suo corpo.

"Scappa Bianca, scappa!" Urla, mentre cerca di trattenere la donna.

Con difficoltà riesco ad alzarmi dal letto, le mani legate dietro non mi permettono di correre liberamente, da un occhio non vedo bene e ho la bocca imbrattata del sangue uscito dalla ferita alla guancia.
Ci provo lo stesso a scappare ma vengo fermata,  mi sento tirare dai capelli.
Poi, un dolore acuto, lancinante vicino al seno, mi fa urlare. Mi manca il fiato, il mio corpo già debole traballa sotto questa sofferenza insopportabile e cado a terra.
Faccio in tempo a vedere la mano armata di Lisa pronta a calarsi nuovamente su di me, questa volta per uccidermi ,ma Ian interviene riuscendo a bloccarle il polso, mentre lei sbraita e si dimena come se fosse un'indemoniata.

"Alzati Bianca, scappa!" Ian sta urlando forte.

Ho il respiro affannoso, la paura di non farcela è grande ma il pensiero di salvare il mio bambino è  più forte.
Non ce la faccio ad alzarmi, e quindi provo a trascinarmi a terra lungo il corridoio, solo che è difficile con le mani legate dietro la schiena, le braccia mi fanno male.

E ad un tratto, sento chiamare il mio nome:

" Bianca!"

Alzo lo sguardo verso quella voce familiare e piena di terrore, e lo noto sulla porta…
Mi guarda spaventato, io invece sorrido per il sollievo nel vedere il suo viso ancora una volta.

Non sento più dolore, non ho più paura, le lacrime scendono per il conforto che provo dalla sola sua presenza. Chiudo gli occhi serena perché so che lui ora è qui con me ;e mi arrendo a questa stanchezza che mi opprime.

NOAH

All'indirizzo indicatomi dal Gps c'è un edificio fatiscente. La preoccupazione aumenta…

Che sei venuta a fare qua Bianca?…

Il portone è spalancato, sul citofono mi accorgo che una targhetta riporta il nome di uno studio fotografico. Entro e mentre salgo le scale, sento un urlo straziante provenire da un appartamento.

"Bianca!"

Mi precipito di sopra allarmato, al primo piano c'è una porta aperta…

Oddio...

Non credo a quello che i miei occhi stanno vedendo.
Scioccato guardo mia moglie riversa a terra.
Ian sta tenendo bloccato il braccio di Lisa alzato. Impugna una forbice.

"Bianca!"

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"Bianca!"

La chiamo per cercare di capire in che stato si trovi, noto che si muove con estrema difficoltà.
Alza il viso nel sentire il suo nome. È tumefatto e sfregiato il bellissimo volto.
Mi si stringe il cuore.
Sono pietrificato nell'osservare la pozza di sangue che si sta formando al suo fianco, la maglietta è macchiata di un rosso scarlatto e respira affannosamente.

La paura mi travolge, ho il cuore in gola. I suoi occhi stravolti si riempiono di lacrime alla mia vista,  poi crolla priva di forza, come morta, ed io mi sento perso .

"Per Dio, cosa le avete fatto !" Esclamo sconvolto.

Ian continua a trattenere Lisa che urla e fa di tutto per liberarsi .
Io non aspetto oltre, mi precipito da mia moglie priva di sensi e la prendo in braccio, recandomi fuori da quel luogo maledetto.

Corro stringendola a me ,macchiandomi del suo sangue.
Corro perché devo fare presto se voglio che si salvi.
Non riesco a pensare a niente se non a correre.
Il suo respiro è flebile,  mi preoccupa la ferita al lato del seno.

Oh tesoro, quanta cattiveria si è abbattuta su di te...!

Trattengo le lacrime perché devo mantenere il controllo, non posso lasciarmi sopraffare dall'emozione, devo solo pensare a fare presto.
Continuo a parlarle e a ripeterle:

"Resisti amore, non puoi abbandonarmi...
Ti prego, ti prego, ti prego…non mi lasciare…
Ti devo portare al lago, ricordi? Dove ci siamo dichiarati il nostro amore…"

È immobile, ho paura che si stia spegnendo lentamente; e lo scoramento mi assale.

"Perdonami amore mio , perdonami per non averti creduto e protetto…Io non ti merito, ma ti prego mio Dio non prendere anche lei con te. Non puoi portarmela via.…"

Giunto all'auto, la adagio dolcemente sul sedile e le slego i polsi segnati dalla corda, le allaccio la cintura e corro al posto del guidatore partendo velocemente verso l'ospedale.









I DUBBI DEL CUORE [Destini Incrociati 1*] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora