CAP. XXX

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E adesso?

Sono da sola nella mia stanza quando inizio a sentire un pianto sommesso e insistente. Pensavo fossero usciti tutti per fare acquisti come una perfetta famiglia felice. Io ho un compito in classe importante tra due giorni e ho preferito rimanere a casa. Riconosco la voce di mia madre e i suoi singhiozzi. Vorrei andare a parlarle, chiederle cosa sta succedendo, se ha voglia di spiegarmi come si sente. Eppure mi accorgo di essere come paralizzata dalla paura, credo, e dalla strana sensazione che se ora le chiedo qualcosa, si spezzerà l'incanto degli ultimi giorni. L'illusione comoda che tutto sia tornato come prima, che la nostra famiglia non stia correndo il pericolo di disgregarsi come quella di tanti miei compagni di classe. Oggi non me la sento. Non sono pronta ad affrontare il disastro incombente. Metto le cuffie e alzo il volume della musica. Cerco di rilassarmi e fisso il mio foglio pieno di numeri. Mi sento quasi felice, persa nel mio mondo irreale. Sono quasi le sette di sera quando sento sbattere delle porte e avverto tra le voci concitate, una che chiama insistentemente il mio nome.

L'ospedale dove mia madre arriva in codice rosso dista poco più di due km da casa nostra. Ha una struttura grigia in cemento, percorsa da una fila interminabile di finestre illuminate, come occhi accesi su questa serata cupa. Da quando siamo arrivati, avverto una stretta allo stomaco e dei crampi fortissimi ma soffro in silenzio, giusta punizione per aver permesso a mia madre di togliersi la vita. Non avrò mai il coraggio di parlare a nessuno di questo e così dovrò lottare contro la mia coscienza per tutta la vita.

I medici ci avvisano con delicatezza e sollievo che la lavanda gastrica ha fatto effetto. La mamma è salva. Il ritorno a casa e la convalescenza saranno un momento cruciale. Dovremo occuparci di lei e del suo benessere. Ale sembra stravolto dagli ultimi eventi. Mio padre, come al solito, si accontenta di poter esercitare il suo controllo su tutti noi, poco importa se al suo fianco vive una donna infelice. Io sono esausta. Mi ha distrutto prima il senso di colpa e poi piano piano, subdolamente, si sta facendo largo in me un sentimento di rabbia mista a impotenza. Ho solo sedici anni. Vorrei una vita spensierata e serena. Vorrei dovermi occupare solo dello studio o delle solite banali sciocchezze da adolescenti. Invece eccomi qua a vivere una vita da adulta cresciuta troppo in fretta.

Ma, nonostante tutto ci sono. Mi occupo di lei, la accudisco e le sto accanto continuamente anche se faccio ancora fatica a guardarla negli occhi. Non voglio che capisca quello che ho fatto. Non voglio che si accorga che sono stanca, che sto per crollare anche io, che forse ce l'ho con lei perchè non riesce più ad essere una madre.

Ale è nervoso e sempre più scontroso. Si è chiuso in sé stesso e passa molte ore a suonare ignorandoci del tutto. Non riesco a dire nulla neppure a lui. Siamo tutti come delle monadi isolate. La comunicazione è interrotta o ridotta al minimo. In casa parliamo a bassa voce. Ci muoviamo come gatti  silenziosi e veloci.

Mio padre ha pensato bene di partire lasciandoci ad affrontare da soli la situazione. Il giorno prima che se ne andasse, ho sentito per sbaglio una sua conversazione. Parlava con una donna, probabilmente la sua amante. È stata una rivelazione pensare che ha proibito a mia madre di rifarsi una vita mentre lui se ne è già saldamente creata un'altra.

Oggi

Luca mi guarda sconvolto. L'ho reso partecipe di tutti i ricordi che sono riaffiorati nella mia mente negli ultimi giorni. L'ipnosi ha funzionato. Ora sono pronta ad affrontare l'atto finale, quello dell'incidente. Credo che solo in quel momento riuscirò a mettere un punto fermo e a pronunciare la parola fine a questa storia. La dottoressa ha cercato di farmi capire che non ho colpe nei confronti di mia madre. Non possiamo controllare tutto quello che accade e non tutto si può evitare. Soprattutto non le cose difficili come quelle che ho vissuto io.

Luca si avvicina e mi abbraccia. La sua vicinanza e il suo sostegno hanno avuto un ruolo centrale nella mia guarigione, se così vogliamo chiamarla.

Si scosta per osservarmi meglio. Ci fissiamo negli occhi. I nostri occhi così diversi. Lui, con il suo sguardo profondo e misterioso. Io con il mio sguardo sfuggente e freddo. Lui una foresta di solidi abeti e io un mare artico con iceberg alla deriva.

Si china a baciarmi delicatamente le labbra.

Le sue sono calde, rosse. Appena entriamo in contatto i nostri corpi si caricano di energia. Schiudo le mie labbra molto lentamente e lui mi segue. Le nostre lingue si trovano subito, si intrecciano. Mi accarezza il viso con una mano e con l'altra mi abbraccia la vita. In un attimo si accende la passione tra noi. Ora mi sento anche più libera di vivere pienamente la mia vita e la sua vicinanza è sempre esplosiva per me.

È inebriante sentire la sua bocca passare sul mio collo e le sue mani che mi accarezzano il seno.

"Mi farai impazzire Anna" mi sussurra piano.

"Anche tu Luca. Impazziremo insieme allora"

"Voglio che tu sia completamente mia. Voglio averti con me sempre. Quando tutta questa storia sarà finita devi venire via con me" ora mi guarda serio, con lo sguardo torvo, come se non ammettesse un rifiuto.

"Sai che non sarà possibile"

"Basta che tu lo voglia, che tu ne sia convinta".

E' così sicuro che non ho il coraggio di dirgli che non potrò andare da nessuna parte. Non avrò la possibilità economica senza l'approvazione di mio padre e lui non acconsentirà mai.

Restiamo a fissarci per qualche minuto, abbracciati, con i nostri occhi che si accarezzano. E dentro di me penso che non riuscirò a ricreare con nessun altro la stessa magia che sto vivendo con lui.





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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 02, 2019 ⏰

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