CAP. XVIII

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La stazione è affollata di gente che cammina a passo svelto alla ricerca del proprio treno. Con il prof. ho appuntamento davanti a un bar. Il convegno si tiene a Bologna e la gita, come mi piace pensare che sia, durerà due giorni. Sono davvero emozionata all'idea di trovarmi da sola con lui. So benissimo che per lui non significa nulla ma il fatto che abbia pensato di chiedere a me di accompagnarlo mi lusinga e mi onora.

Lo vedo arrivare con uno zaino sulle spalle. Con la mano si scosta un ciuffo dei suoi capelli biondi e intanto si volta a guardare la vetrina di uno dei tanti negozi che hanno aperto dentro la stazione. Rallenta il passo e questo mi dà modo di osservarlo meglio perché non si è ancora accorto della mia presenza. I suoi occhi chiari sono sempre luminosi.

Si è fatto crescere una leggera barba che ora si liscia lentamente. Indossa dei jeans e una giacca sportiva, sembra che debba partire per una passeggiata in montagna. Per un attimo si ferma e risponde al suo cellulare. Come al solito risponde ridendo e facendo cenni affermativi con la testa.

Mi decido a farmi vedere. Gli vado incontro cercando di catturare la sua attenzione. L'ho quasi raggiunto quando vedo spuntare alle sue spalle il viso serio di Luca. Non faccio in tempo a chiedermi cosa ci faccia lui qua che mi hanno raggiunto entrambi.

Lo stupore che ho sul viso deve essere tangibile.

"Ciao Anna, hai visto che sorpresa ci ha fatto Luca?" mi dice Federico.

Mi volto a guardarlo con l'aria decisa di chi vuole delle spiegazioni.

"Sì, davvero una bella sorpresa. A cosa dobbiamo l'onore?" rispondo sarcastica.

"Il prof. ha insistito ed è riuscito a convincere i miei che poteva essere un'esperienza utile anche per il futuro. Vero prof.?" lo guarda come a chiedergli aiuto.

"Sì ragazzi. Sarà una bella esperienza vedrete e ho pensato che farla insieme vi avrebbe aiutato anche per il campionato. Comunque non starete con le mani in mano. Non dovrete solo accompagnarmi. Ho una sorpresa per voi".

E va bene mi dico, sarà più difficile ma Luca non mi distoglierà dall'approfondire la mia conoscenza con il prof.

Prendiamo posto sul treno. Io e Luca siamo uno di fronte all'altro. Questo mi obbligherà a trovarmelo davanti per circa due ore. Federico è seduto accanto a lui ed estrae subito il suo portatile per rivedere il suo intervento.

I raggi del sole filtrano debolmente attraverso il finestrino sporco. Un bambino seduto dietro di noi chiede insistentemente alla madre quando potrà giocare al suo nuovo gioco elettronico. La madre lo ignora e quasi mi viene voglia di alzarmi e di rispondergli io. Una donna trafelata, con una grossa borsa attraversa il corridoio e si siede sbuffando al suo posto. Due ragazzi studiano ascoltando musica. Mi abbandono al ritmo dolce e sempre uguale del treno. Senza accorgermene mi addormento.

All'improvviso mi accorgo che il treno è sparito. Mi ritrovo sulla solita barca, in mezzo al lago. Una nebbiolina sottile avvolge le colline intorno e dona alla superficie dell'acqua un aspetto lattiginoso. Intorno a me c'è un silenzio surreale.

D'un tratto sento chiamare il mio nome. La nebbia sparisce e appare sulla riva mia madre, nuda ma con la pelle verdastra come se fosse ricoperta di alghe. Mi fa un cenno con la mano e mi indica qualcosa dietro le mie spalle. Mi alzo in piedi facendo ondeggiare pericolosamente la barca. Mi volto e vedo mio padre con un sorriso che non ha niente di amichevole. Sento che c'è qualcosa di falso e pericoloso in lui.

Non so più se voltarmi, rimanere a guardare lui o mia madre. Mi sento come se fossi tra due fuochi, come se io non c'entrassi niente in questa storia. Cerco di parlare ma non escono suoni dalla mia bocca. Vorrei chiedere ad entrambi cosa vogliono da me, cosa vogliono dirmi ma non riesco a dire niente.

Sento una mano sul braccio e delle voci che mi chiamano insistentemente.

"Anna svegliati, stai bene?"

Mi sveglio tremando e con le mani sudate. Devo avere uno sguardo terrorizzato perché Luca e Federico mi guardano allarmati. Luca si siede accanto a me e mi circonda le spalle con un braccio. Con la mano mi accarezza una guancia mentre mi guarda negli occhi preoccupato.

"Calmati Anna, va tutto bene. Hai solo avuto un incubo. Vado a cercarti dell'acqua" mi dice Federico. Sono ancora agitata ma sentire il calore della mano e dell'abbraccio di Luca mi fa stare subito meglio. Mi appoggio a lui, la mia guancia che gli sfiora il collo e il mio respiro che si sta armonizzando con il suo. Il prof. si è allontanato. Restiamo così noi due, in silenzio, per un tempo che mi sembra lunghissimo ma che vorrei non finisse mai.

Chiudo gli occhi e sento il suo profumo addosso. Lo sto letteralmente abbracciando e non riesco a trattenermi dal baciarlo sul collo. Un bacio dolce e sensuale che lo fa sobbalzare leggermente. Si scosta per guardarmi negli occhi e poi mi passa un dito sulle labbra. Vorrei staccarmi da lui. So che se mi innamoro di lui sarò ancora più debole. Non riuscirò ad affrontare più niente. Diventerò ancora più vulnerabile di quanto non sia già.

Forse domani, penso. Non ora. Non questa volta. Mi lascio vincere dalle mie sensazioni e dal suo desiderio. Mi sfiora il labbro inferiore con la lingua, mi obbliga a schiudere le labbra e mi faccio travolgere da un bacio al quale è impossibile resistere. È come se fosse scomparso l'intero treno e ci fossimo solo noi due in questo momento. Abbiamo accorciato le distanze. Sono seduta sulle sue gambe e mi stringe così forte a sé che faccio quasi fatica a respirare.

"Vedo che va meglio Anna" il prof. è tornato e sembra piacevolmente sorpreso dalle nostre effusioni.

"Pensavo vi odiaste e invece era amore vedo" ci dice ridendo contento.

"No prof. non è come pensa" cerco di sdrammatizzare la cosa.

"Davvero?" dice Luca confuso.

"Nel senso che ..." balbetto.

"Nel senso che ..." mi incalzano tutti e due.

"Non lo so" ammetto. Ecco rispuntare tutte le mie resistenze. Per me, mostrare affetto e amore vuol dire essere deboli in questo momento. È difficile spiegarlo a loro che non hanno tutti i problemi che mi ritrovo ad avere io.

Luca si risiede al suo posto e allunga le gambe fino a toccare le mie. Il prof. si è allontanato di nuovo.

"Tu mi stai facendo impazzire Anna. Lo sai questo vero?"

"Mi spiace Luca. L'hai visto. Sono talmente incasinata che per me tutti i rapporti umani sono difficili, complicati da gestire"

Faccio fatica a guardarlo negli occhi. So che sto facendo del male ad entrambi e che tra noi c'è qualcosa di così forte che difficilmente lo si riesce a trattenere.

Si sporge verso di me e mi fissa, obbligandomi a guardarlo.

"Non puoi giocare così con gli altri, anche se stai malissimo. Non è corretto. Lo capisci questo?"

"Lo so e mi scuso Luca. Vorrà dire che dobbiamo evitarci il più possibile"

"Non ci credo che mi stai dicendo questo proprio adesso"

"Basta ti prego" mi chiudo nel più assoluto mutismo e fisso ostinatamente il paesaggio che scorre fuori dal finestrino.

Il prof. ha assistito solo alla metà di quello che è successo tra noi durante questo viaggio. Credo ci abbia voluto lasciare soli il più possibile. Quando riappare ci guarda perplesso e imbarazzato. Si sta chiedendo, come stiamo facendo anche noi, come faremo a passare questi due giorni insieme senza che accada qualche altra tragedia.

L'autunno è una stagione crudeleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora