XXIII

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"Cos'hai Anna? Mi sembri sconvolta" Luca mi guarda preoccupato. Sa bene quanto fosse importante per me l'incontro con mio padre e ha capito senza tante parole che le cose non sono andate come speravo.

"Lo sono. È tornato solo per crearmi dei problemi" ammetto sconcertata io stessa di dover ammettere questa semplice verità.

"Cosa vuoi dire?"

"Ha intenzione di farmi cambiare idea sulla scelta della facoltà universitaria. Non vuole che faccia matematica".

Siamo nella sua stanza. I suoi genitori saranno fuori per il fine settimana, è la prima volta che ci troviamo da soli in una situazione di intimità come questa. Il ritorno a casa di mio padre ha comportato anche il trasferimento dalla casa dei miei nonni a quella che lui chiama la nostra casa e che per me invece è solo un guscio vuoto pieno di cose che non hanno, per me, nessun significato. Non c'è un solo mobile della nostra vecchia casa e nessun ricordo che mi leghi a queste pareti. Gli ho chiesto la possibilità di rimanere dai miei nonni ma non ha voluto. Ha chiesto un trasferimento stabile e così ecco iniziare la mia nuova vita con quello che credo di potere considerare quasi uno sconosciuto.

In realtà la nostra casa è vicinissima a quella dei miei nonni ma è stato un vero dolore lasciare la stanza che era di mia madre e salutare mia nonna con le lacrime agli occhi.

"Perché non vuole che fai matematica?" mi chiede Luca perplesso.

"Perché dice che è una perdita di tempo. Vuole che faccia ingegneria o qualcosa di più redditizio" lo guardo sconsolata.

"Non può importelo se non vuoi".

"Credimi, sarà molto difficile tenergli testa. E non so se ne ho la forza sinceramente" appoggio la testa sul suo petto e chiudo gli occhi. È una cosa che mi fa stare subito meglio. La sua presenza mi tranquillizza.

"Invece devi importi. Fargli capire che non sei una bambina e che hai le idee chiare. Su questo argomento ho sempre pensato che fossi più decisa di chiunque altro, non puoi farti manipolare da lui".

"Spero tanto di riuscirci Luca ma non ne sono più così sicura".

Luca è paziente e dolce come sempre. Sembra capire al volo le mie emozioni e sa quando deve esserci senza parlare. Stasera mi sento così. Ho bisogno di un conforto silenzioso.

Mentre mi avvolge nel suo abbraccio, coricati sul divano, il mio telefono vibra insistentemente. Cerco di ignorarlo ma è difficile fare finta di niente. La sensazione che ci sia qualche problema è troppo forte. Sul display appare il suo nome e mi ritrovo mio malgrado a sforzarmi di rispondere.

"Anna dove sei?" mi chiede senza nemmeno salutare.

"Sono da Luca. Te ne ho parlato. È un mio compagno di classe che abita nel palazzo dei nonni. Lo conoscono anche loro" gli spiego anche se non ne ho molta voglia.

"Chi ti ha detto che potevi uscire stasera?"

"Ho avvisato i nonni. Ho mangiato da loro e poi sono venuta qua. Non vedo che problemi ci siano. Stanotte dormo dai nonni così non ti disturbo" gli dico tutto d'un fiato.

"Forse non ci siamo capiti Anna. Non devi più fare riferimento ai tuoi nonni adesso. Sono io tuo padre. Devi dire a me le cose d'ora in poi" il suo tono è duro e tagliente.

"Strano" dico "e nell'ultimo anno invece, non avrei dovuto fare riferimento a te? Non mi sembra che ti sia importato molto di quello che stavo facendo" lo sente tacere. Forse sta capendo che la dolce e remissiva Anna è un ricordo lontano. Vorrei che capisse che c'è una Anna del prima e una Anna del dopo l'incidente. Non so quale sia meglio ma certamente, per molti aspetti, non sono più la stessa persona.

"Sono maggiorenne papà. Non te lo dimenticare. Rimarrò fuori stanotte e se in futuro proverai a intralciarmi, chiederò ai nonni di poter vivere con loro. Non studierò se è questo che preferisci. Andrò a lavorare, magari andrò all'estero. Lontana, il più lontana possibile da te" spero di essere stata sufficientemente chiara.

"Non capisco cosa ti prende Anna. Che cosa vuoi che faccia?" mi chiede sconcertato.

"Forse vorrei solo che tu rispondessi a qualche domanda. Sono mesi che ti chiedo di poterti parlare e tu fai di tutto per spostare l'attenzione su altre cose della mia vita. Non riuscirai a battermi su questo. Sono più tenace di te. Mi devi delle spiegazioni che prima o poi dovrai darmi" chiudo la comunicazione. Mi tremano le mani per l'agitazione ma almeno sono riuscita a dire tutto quello che volevo dirgli.

Luca mi osserva con un mesto sorriso.

"Ti sei messa nei guai adesso. Forse un po' più di diplomazia non guastava ma penso che tu abbia fatto bene" mi attira a sé e mi fa sedere sulle sue ginocchia.

"Grazie Luca. Adesso pensiamo ad altro per favore. Non voglio più parlare di questo. Non voglio farmi rovinare la serata da lui" mi avvicino alle sue labbra e lo bacio prima delicatamente e poi con sempre maggior foga, come se litigare con mio padre mi avesse reso più passionale.

Mi circonda la vita con le sue braccia e sento la sua mano che scivola sotto il maglione. Mentre lo fa guarda i miei occhi con i suoi occhi nerissimi. Questo mi fa pensare che non mi sono mai sentita così bella e amata come stasera. Penso sia arrivato il momento di sentirmi adulta e completa e penso di avere trovato la persona giusta.

I nostri baci sono sempre più profondi e sento le sue mani che accarezzano il mio seno. I suoi baci sul collo sono così inebrianti che mi fanno tremare. Scende a baciarmi i seni e poi mi solleva per farmi togliere i jeans. È delicato e deciso allo stesso tempo. Non ho idea con quante donne sia già stato e forse non lo voglio neppure sapere. Questa sera voglio solo che sia totalmente mio.

"Te l'avevo detto Anna che sono follemente innamorato di te?" mi chiede in un sussurro mentre passa le sue mani su e giù sulle mie gambe.

"Sì forse sì"

"E tu Anna? Dimmi qualcosa che mi faccia capire cosa provi per me. Ti prego. Sforzati" china leggermente la testa e mi scosta da sé per vedermi meglio.

"Penso di essermi innamorata di te anch'io"

"Pensi e basta? Non ne sei ancora sicura?"

"Sì penso di essere sicura. Ma lo sai che faccio fatica a dire queste cose"

Riprende a baciarmi con foga, come se avesse paura di vedermi svanire nel nulla. Le sue mani si fermano all'interno delle cosce e le accarezzano con insistenza.

"Voglio sentirti dire che non puoi stare senza di me, che mi desideri come ti desidero io. Dillo Anna" mi chiede quasi supplicandomi.

"Sì. Ti desidero e non posso stare senza di te. Va bene così?" gli domando forse un po' troppo seria.

"Lo stai dicendo per farmi contento o lo pensi davvero? Hai cambiato idee troppe volte. Ho bisogno di saperlo per andare avanti" capisco dal suo tono che su questo punto non transige.

"Sono sicura allora" sfioro le sue labbra con le mie e mi accosto di più al suo corpo per fargli sentire quanto mi sento vicino a lui in questo momento.

"Ti chiedo solo di non giocare con me Anna. Mi ferirebbe troppo perché i miei sentimenti per te sono davvero forti".

Lo guardo con un misto di paura e convinzione. Sono sicura di quello che provo ma per troppo tempo ho trattenuto i miei sentimenti e ora mi sento vulnerabile. Se un giorno, per qualsiasi motivo, dovessi perdere anche lui, non riuscirei a sopravvivere. Mi prendo il tempo di decidere cosa dirgli. Per non tradire i suoi sentimenti e la sua fiducia e per non mettere a repentaglio il mio delicato equilibrio mentale.


L'autunno è una stagione crudeleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora