•Capitolo 2•

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Il giorno dopo...

ASIA

Mi sto preparando per andare a mangiare la pizza con Piero. Metto una gonna nera con delle calze velate nere, una magliettina grigia, anfibi e giubottino in pelle rosso. Mi trucco, prendo il mio zainetto ed esco fuori per recarmi in camera di Piero.
Busso alla porta e mi apre il signor Gaetano.

«Buonasera. Piero?»
«È in bagno a litigare con il ciuffo.» ride. «Ti do un premio se riesci a farlo uscire.»
«Accetto la sfida.»

Entro e vado davanti il bagno.

«Piero?» lo richiamo.
«Sto sistemando il ciuffo.»
«Ah. Scusa Gianluca, ho sbagliato stanza.»

Lui ride e poi esce.

«Dai, andiamo.» dico.
«Va bene. Ci vediamo dopo pà.» dice Piero prendendo il telefono.
«A dopo. Mi raccomando, non fate troppi casini.» ci ammonisce lui.
«Tranquillo papà. Non faremo danni e non accetteremo le caramelle dagli sconosciuti.» dice Piero alzando gli occhi al cielo. Gli do un pizzicotto nel fianco.
«Tranquillo signor Gaetano. Ci penso io a lui.»
Lui annuisce ridendo. «Confido in te Asia.» ride.

Gli sorrido. Io e Piero usciamo via ed andiamo fuori dall'hotel.

«Dove andiamo a mangiare la pizza?» mi chiede.
«In un ristorante italiano qui vicino. Andiamo a piedi.»

Lui annuisce e ci mettiamo a parlare arrivando in ristorante. Ci sediamo a tavola ed ordiniamo le nostre pizze.

«Sei molto elegante oggi.» mi dice.
«Grazie, lo so.»
«Sei così elegante per me?» mi chiede maliziosamente.
«No. Per il mio unico grande amore. La pizza.» dico ridendo.

Mi fa' la linguaccia ed io rispondo roteando gli occhi e toccandomi la punta del naso con la lingua.

«Smettila. Ci stanno guardando tutti.» dice.
«Lasciali guardare. Vuol dire che siamo belli.»
«Io lo sono. Tu un po’ meno.»
«Disse quello con gli orecchi di Dumbo.»

Ridiamo ed arrivano le nostre pizze.

«Come fai a mangiare quella roba?» chiede indicando la pizza.
«Con i denti.»
«Stai prendendo le battute da Ignazio.» dice.
«Guarda che la mia pizza fa' benissimo. La pasta è farina, la mozzarella è latte, e il sugo è fatto da pomodori, che con le melanzane, le zucchine e i peperoni sono ortaggi.» spiego.

Lui annuisce e prende una melanzana dalla mia pizza per poi mangiarla.

«Quella era la mia melanzana.» sbuffo imbronciata.
«Se ci tieni tanto te la ricompro.» dice.
«Cretino.»

Consumiamo la nostra cena parlando e scherzando. Una volta finito, io pago tutto ed insieme usciamo dal ristorante, optando per un giro a Central Park. Mentre camminiamo, io gli salto sulla schiena, e lui mi prende le gambe.

«Posso toccarti gli orecchi?» chiedo.
«No.»
«Perché no?»
«Perché li ho nuovi.»
«Sono nuovi da sette anni Piè.»
«Non importa.»

Sfioro il lobo dell'orecchio destro e lui stacca le mani dalle mie gambe e mi fa' cadere. Mi aggrappo alle sue spalle e mi arrampico sulla sua schiena cingendogli la vita con le gambe.

«Sei cattivo.» dico.
«Lo so.»

Arriviamo a Central Park ed io vedo un venditore di zucchero filato.

«Mi compri lo zucchero filato? Mi compri lo zucchero filato? Mi compri lo zucchero filato?» gli chiedo e lui sbuffa.
«No perché sei stata cattiva.»
«Ti prego.»
«No.»
«Ti preeeeeeeeeeeeeeeeego.» dico guardandolo con occhi da cucciolo.
«Uff.. Va bene.»

La nipote del mio manager {Piero Barone}Where stories live. Discover now