•Lottare per vivere•

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La strada di luce era lunghissima. Mi sembrava di camminare ormai da ore, e ancora non vedevo la fine. Che avessi sbagliato a credere che fosse la strada giusta da intraprendere? Stavo per girarmi e tornare indietro, quando sentii di nuovo la voce di Draco, roca e tremolante.
«Amore, so che riesci a sentirmi. Vieni da me, ti prego. È più di una settimana che mi dispero, che non ho tue notizie. Apri gli occhi, Hermione, per favore.»
La sua voce mi giungeva troppo vicina, quindi non poteva mancare molto. Era la strada giusta, ora ne ero più che convinta. Con una nuova determinazione dentro iniziai a correre più che potevo, senza badare al dolore alle gambe, ai respiri affannati e alla stanchezza. Dovevo andare da lui. Aveva detto che era più di una settimana che si disperava, quindi ero in coma da più di dieci giorni. Non poteva essere possibile, però, perchè a me sembravano poche ore, non settimane. Man mano che correvo sentivo la voce di Draco farsi sempre più vicina, e insieme alla sua cominciai a udire anche quelle di altre persone. Teddy, Harry, Ginny, Narcissa...erano tutti li, ad aspettarmi.
«Non fate tanto rumore, ragazzi. Altrimenti la disturbate.»
Sorrisi per la felicità. Presto avrei potuto riabbracciare i miei amici, Teddy, Narcissa, e soprattutto Draco, che non mi aveva lasciata sola neanche per un istante, e mi amava. Il sorriso mi si spense non appena vidi che la strada terminava in una enorme distesa d'acqua. Dall'altra parte del lago c'era una porta: la mia via d'uscita. Non avevo altra scelta, dovevo nuotare fino all'altra sponda. Senza pensarci due volte mi tuffai nell'acqua gelida. Il contatto del mio corpo con l'acqua fu così improvviso che per qualche secondo mi mancò il respiro, e cominciai ad affondare. Poi mi resi conto di cosa stava accadendo e con tutte le forze che avevo nuotai fino in superficie. Ero quasi a metà del lago, ma la mia meta era ancora lontana, quando qualcosa mi afferrò alla caviglia e cominciò a trascinarmi verso il fondo, verso le tenebre. Il messaggio era chiaro: la strada era quella giusta, ma per arrivare fino all'uscita avrei dovuto lottare. Presi una grande boccata di aria, e poi mi lasciai tirare giù.
Aprii gli occhi sott'acqua e vidi cosa mi teneva stretta la caviglia. Era una sirena mostruosa, e con i suoi denti affilati e le sue unghie lunghissime mi stava lacerando la pelle della caviglia.
«Non tornerai da loro, Hermione, non sei abbastanza forte. Morirai, come avresti dovuto fare già da molto.»
Con tutta la rabbia che avevo in corpo cercai nella tasca dei pantaloni la mia bacchetta, e con grande sorpresa la trovai. Lanciai il primo incantesimo che mi venne in mente: uno Schiantesimo. L'impatto fu talmente forte che la sirena fu sbalzata in fondo. Libera dai suoi artigli, nuotai fino in superficie, e quando emersi dall'acqua boccheggiai in cerca di aria.
«Maledetta sirena!»
Controllai lo stato della mia caviglia, constatando con orrore che era piena di tagli e ferite. Sapendo che mi avrebbe fatto male, lanciai contro ad essa un incantesimo di guarigione. Il bruciore fu tremendo, tanto che dalla mia bocca uscì un urlo spaventoso.
«Hermione, cosa sta succedendo? Svegliati, ti prego!!»
Draco, aveva sentito il mio urlo. Questo voleva dire che non mancava molto, che ce l'avevo quasi fatta. Cercando di non pensare al dolore proseguii, fino a quando un enorme mostro marino mi si parò davanti. Era alto almeno sei metri, era pieno di scaglie nere, aveva delle zanne lunghissime, e come se non bastasse sputava fuoco.
«Grandioso! E questo che cos'è?»
Il mostro sbattè una pinna sull'acqua, creando un'onda altissima che mi sommerse completamente. Dell'acqua mi andò di traverso, e io cominciai a tossire per cercare di buttarla fuori.
«Che cosa sta succedendo, dottore? Perché sta tossendo?»
Non sapevo cosa fare, ma finchè fossi rimasta in acqua sarei stata al sicuro dalle fiamme lanciate dalla bestia.
«Non saprei cosa dirle, signore. Sembra che stia...lottando.»
L'unico modo per sconfiggerlo era giocare con le sue stesse carte.
«Incarceramus!»
Funi molto spesse andarono a imprigionare il corpo del mostro, che si dibatteva nel tentativo di liberarsi. Avevo bisogno di tutta la concentrazione possibile per tenerlo legato, perché oltre che grande era anche potente, e una sola distrazione avrebbe comportato la sua liberazione. La mia mente ragionava ad una velocità impressionante, passando in rassegna tutti gli incantesimi che conoscevo. Alla fine trovai quello che faceva per me.
«Confringo!!!»
Dalla mia bacchetta scaturì un potentissimo raggio che andò a colpire il mostro in pieno petto. Non appena il raggio lo raggiunse, il mostro esplose, e io mi buttai in acqua appena in tempo per evitare i brandelli del suo corpo. Ce l'avevo fatta, ma ora il problema era un altro: non saprei dire come, ma ero arrivata sulla riva, la mia via di salvezza era a poche centinaia di metri; davanti a me, però, c'era una enorme Sfinge egizia a bloccarmi il passaggio.
«Sei venuta qui per essere sottoposta ai miei indovinelli, intrepida guerriera?»
Indovinelli? Quindi dopo una sirena e un mostro marino, la mia prossima sfida sarebbero stati degli indovinelli?
«Se ciò mi darà la possibilità di raggiungere quella porta, allora si...sono qui per sfidarti.»
«E allora diamo inizio alla sfida, umana.»
Adoravo gli indovinelli, specie se difficili e contorti, perchè mi davano la possibilità di fare quello che mi riusciva meglio: ragionare.
«Primo indovinello: Chi, pur avendo una sola voce, si trasforma in quadrupede, bipede e tripede?»
Quell'indovinello l'avevo già sentito da qualche parte, ma dove? Pensai e ripensai, fino a che una lampadina mi si accese nella mente. Infatti, era il quesito che la Sfinge aveva posto ad Edipo, e molti autori greci ne avevano parlato. Qual era la soluzione? Ha la voce, è prima quadrupede, poi bipede e infine tripede...la risposta mi giunse da sola.
«La soluzione è...l'uomo.»
«Dammi una spiegazione.»
«L'uomo è dotato di voce e da neonato gattona, quindi si può dire che cammina su quattro gambe. Da adulto cammina su due gambe, e da anziano si aiuta con il bastone, che funge da terzo piede.»
Come in risposta alla mia soluzione la Sfinge divenne un po' più piccola.
«Secondo indovinello: In un castello rotondo vivono un re, un maggiordomo, una cameriera e un cuoco. Un giorno il re viene ucciso e, una volta interrogati, tutti i dipendenti del castello hanno un alibi. Infatti il cuoco dice "stavo cucinando", il maggiordomo dice "Stavo spolverando gli angoli del castello" e la cameriera dice "Stavo pulendo le tazze". Chi è stato a uccidere il re?»
Quasi mi venne da ridere per la stupidità dell'indovinello. Per un'Auror come me era una passeggiata, bastava ascoltare attentamente il testo.
«È stato il maggiordomo, perché il castello è tondo, mentre il maggiordomo ha detto che nel momento dell'omicidio lui stava spolverando gli angoli di tutto il castello, che però non esistono.»
Capii di averci azzeccato quando la Sfinge si rimpicciolì ulteriormente. Mancava un ultimo indovinello, e sarei stata libera di svegliarmi.
«Perfetto! Terzo ed ultimo indovinello: Passante, c'è in questa tomba Diofanto. Oh, gran prodigio, la scienza ti darà la misura della sua vita. Ascolta. Volle un dio che la sua infanzia fosse per la sesta parte della sua vita, e aggiunse un dodicesimo per il pelo sulle guance. Poi, dopo una settima parte, venne per lui il giorno delle nozze, e cinque anni dopo il matrimonio gli nacque un figlio. Povero figlio diletto! Conobbe il gelo della morte dopo soltanto la metà degli anni del padre. Per consolarsi, questi, quattro anni passò nello studio dei numeri, poi morì. Quanto durò la sua vita?»
Matematica, quell'indovinello si basava unicamente su quella. Ripensai attentamente alle parole dette dalla Sfinge, calcolando mentalmente l'età di Diofanto secondo le informazioni date. Nella mia testa si stava formando un'equazione, tutta una combinazione di numeri che mi accompagnò fino alla soluzione del quesito.
«Diofanto visse per 84 anni.»
«Esatto! Hai superato la mia prova, Hermione Granger. Sei libera di passare.»
Detto questo la Sfinge scomparve, alzando una marea di sabbia. La vista mi si annebbiò per qualche secondo, e quando finalmente tornai a vederci bene, la porta che mi avrebbe condotta nel mio mondo era scomparsa. Alzai lo sguardo verso il cielo, e vidi che ora la porta si trovava a metri e metri di altezza. Poco lontano da me, invece, c'era una scopa. Era chiaro che cosa dovevo fare per raggiungerla: dovevo volare. L'ultima volta che ero salita su una scopa era all'esame di Volo durante i M.A.G.O., e l'idea di salirci ancora non mi rallegrava per niente. Ma pur di svegliarmi, pur di tornare da Draco e da Teddy, lo avrei fatto. Corsi verso la scopa, ma quando l'avevo quasi raggiunta davanti a me apparve Voldemort. Non appena lo vidi, i miei piedi si bloccarono, e il mio respiro si mozzò. Non riuscivo più ad inalare aria, e stavo soffocando.
«Oh, scusami Granger. Tutto bene?»
Nel tentativo di respirare mi colpii il petto più volte.
«Dottore! Sta soffocando, Hermione sta soffocando!»
La voce di Draco! Lui era ancora lì, vicino a me, anche se non riuscivo a vederlo. Improvvisamente l'aria tornò a riempirmi i polmoni, e la sensazione mi tranquillizzò un po'.
«Oh, noto che qualcuno ti aiuta, nella vita reale. Quel piccolo traditore...da quando Draco Malfoy è passato dalla parte dei buoni?»
«Da quando ha capito che feccia eri. Anzi no, lui è sempre stato dalla parte giusta, solo che era costretto ad aiutarti, perchè tu lo minacciavi.»
Lord Voldemort sorrise malignamente, mostrandomi i suoi denti affilati.
«Ma non erano minacce le mie. Erano solo...avvertimenti.»
«Quante persone hai controllato in questo modo? Quante persone hai tenuto in tuo potere con torture, minacce, incantesimi?»
Lui scoppiò a ridere. La sua risata era talmente ripugnante che mi fece venire la pelle d'oca.
«Si, è vero. Ne ho controllate tante con questi metodi.»
Io mi avvicinai di più a lui, e più mi avvicinavo, più lui si faceva trasparente. Non era veramente lì, anzi...lui non era vivo e basta. Voldemort non esisteva più, e quello che avevo davanti non era veramente lui. Era solamente una sua riproduzione, creata dalla mia immaginazione per mettermi alla prova.
«È vero, hai avuto i tuoi anni di gloria, ma ormai sono finiti. Tu non esisti più, ora non sei altro che un mucchietto di polvere. Scommetto che se provassi a toccarti le mie braccia ti passerebbero da una parte all'altra. Non è vero?»
Con una spavalderia mai mostrata prima lo superai, passando attraverso il suo corpo. Mentre attraversavo il fantasma del Signore Oscuro, il mio corpo fu percorso da brividi di freddo che solo una persona viva e vegeta poteva sentire.
«Noooo!!! Non può essere...io...»
Prima che potesse aggiungere altro, la sua riproduzione scomparve in un mucchio di polvere. Ora avevo la strada spianata verso la scopa. Quando la presi in mano, la scopa volò da sola verso l'alto, e davanti a me si formò un tavolo con sopra delle pozioni. L'allusione alla sfida per scoprire la Pietra Filosofale era chiara. Due pozioni, una mi avrebbe fatto andare avanti, l'altra mi avrebbe fatto tornare indietro, o peggio...morire per sempre. Ancora una volta mi trovavo a dover scegliere tra vita e morte. Le pozioni di per sè erano molto simili: una era nera, mentre l'altra era più tendente al blu. Dovevo seguire il mio istinto, e il mio istinto mi diceva di bere la pozione nera. Non saprei spiegare per quale motivo, ma sentivo che era quella giusta, che era quella che mi avrebbe fatto proseguire verso l'uscita. Senza pensarci troppo presi la pozione in mano, e in poche sorsate la bevvi. A discapito del colore, la pozione aveva un sapore dolce, di sciroppo alla fragola. A primo impatto mi diede una sensazione di benessere, poi cominciai a tossire e pensai di aver sbagliato tutto. Invece no, ci avevo azzeccato di nuovo. Quando la tosse finì, la scopa ritornò tra le mie mani. Il Volo non era mai stato il mio forte, e odiavo la sensazione di non avere nulla sotto i piedi. Mi terrorizzava la sola idea, ma essendo la mia unica via di salvezza mi feci coraggio e salii sul legno. Un unico scatto e sarei stata fuori. Come non detto, non appena mi alzai in volo intorno a me si formarono centinaia e centinaia di chiavi alate, di nuovo ricordo di una delle prove affrontate il primo anno di Hogwarts. Come di riflesso il mio sguardo corse sulla porta. Era chiusa, il che significava che per uscire dovevo trovare la chiave giusta. La individuai subito: era più grande delle altre ed era blu, mentre tutte le altre chiavi erano grigie. Scattai con la scopa a rincorrere la chiave. Le altre mi si scagliavano contro, cercando di sbarrarmi la strada e graffiandomi la pelle. Non mi lasciai vincere da dei semplici graffietti, e quando riuscii ad afferrare l'oggetto della mia liberazione mi sentii invincibile. Con un unico, veloce scatto mi fermai di fronte alla porta -che vista da vicino era più un enorme portone- e infilai la chiave nel buco della serratura. Una volta aperta, fui investita da un'intensa luce.

Spazio autrice: Ciao a tutti!!! Sorpresa!! Sono riuscita ad aggiornare con un giorno di anticipo! Fatemi sapere con voti e commenti se il capitolo vi piace. Che dire...voi avreste saputo rispondere ai quesiti della Sfinge? Come avreste affrontato la sirena e il mostro? E quale pozione avreste scelto? Hermione riuscirà a svegliarsi? Al prossimo capitolo!! Ciaooo!!

Giada

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