•Il piano•

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Per tutto il pomeriggio cercammo di buttare giù idee, che però erano impossibili da attuare perché avrebbero tutte comportato il rischio di uccidere anche il bambino nel tentativo di entrare nel covo dei Mangiamorte. Dopo l'ennesimo tentativo di realizzare un piano attuabile, presa dallo sconforto totale preparai due tazze di cioccolato fumante e le appoggiai sul tavolino del salotto, dove Draco, a torso nudo, continuava a pensare ad un modo per entrare nel rifugio di quei delinquenti, a qualche isolato di distanza dalla nostra villa, senza mettere a rischio la vita di Teddy. Mentre mi se devo vicino a Draco, lui scagliò il suo block notes contro la parete della televisione e si passò con nervosismo le mani tra i capelli.
«Uffa!! Così non funzionerebbe mai. Hai qualche idea, Herm?»
Bevvi un sorso di cioccolata calda e pensai, senza giungere ad alcun risultato.
«No, mi dispiace. Vado in biblioteca. Magari li avrò un lampo di genio.»
Afferrai la mia tazza ed entrai in quell'immensa stanza piena di libri, lasciando Draco ai suoi pensieri. Posai la tazza sul tavolino di fronte al camminetto e cominciai a sbirciare tra gli scaffali, in cerca di un buon libro con cui ammazzare il tempo. Trovai la prima edizione di 'Dieci piccoli indiani' di Agatha Christie e iniziai a leggerla, distesa sul divanetto. Mentre leggevo la mia mente non la smetteva di ragionare, alla ricerca di un disperato piano di salvataggio, senza però trovarne uno valido al cento per cento.
Passarono cinque giorni, ma non avevamo ancora trovato un progetto che ci soddisfacesse. La mattina ci svegliammo molto presto per andare nell'azienda della famiglia Robinson. Avevamo deciso di iniziare finalmente a farci  conoscere, e di continuare la ricerca di un piano nell'ufficio di Draco, o meglio, William Robinson. Dopo aver indossato un completo da ufficio color blu pervinca che avevo trovato nella cabina armadio, e dopo aver scelto delle scarpe bianche con il tacco che si intonavano alla camicetta, seguii Draco in macchina. Mentre lui metteva in moto e partiva in quarta, io mi persi ad osservarlo. Era bellissimo, e sembrava terribilmente un dio greco in giacca e cravatta. Aveva messo un completo nero, una camicia grigio chiaro e una cravatta rossa.
«Perché mi guardi?»
Si era fermato davanti alla fabbrica, e mi osservava con il suo solito ghigno malizioso sulle labbra. Eravamo già arrivati? Per quanto tempo lo avevo fissato?
«Perché sei bellissimo...Draco.»
Abbassai lo sguardo per l'imbarazzo di essere stata scoperta.
«Grazie, anche tu. Ma ricordati...appena usciamo dalla macchina saremo William Robinson e Catherine Lewis, ok?»
Annuii convinta e mi osservai l'anulare sinistro, facendo un sospiro di sollevo nel constatare che mi ero ricordata la fede.
«Hai l'anello, William?»
Lui me lo mostrò e io sorrisi divertita. Quella situazione cominciava a piacermi.
«Pronta ad uscire, Cathy?»
«Si, sono pronta.»
Lui scese dall'auto e venne ad aprirmi lo sportello, come un vero cavaliere.
«Grazie, amore.»
Gli strinsi la mano che mi porgeva e insieme entrammo nell'edificio, sotto gli sguardi attenti degli operai. Prima di entrare nell'ufficio al piano superiore, però Draco decise di presentarsi a tutti, facendo un piccolo discorso dal pianerottolo delle scale.
«Buongiorno a tutti, cari operai. Io sono William Robinson, il nuovo proprietario e dirigente di questa azienda di famiglia. La bella signorina vicino a me è mia moglie, Catherine Lewis, che fino a quando non troverà un lavoro mi farà da segretaria. Noi saremo nel mio ufficio, e per qualunque cosa sono a vostra disposizione. Ho controllato i vostri rendimenti lavorativi, e sono felice di dirvi che non licenzierò nessuno, perchè ho letto che siete tutti delle bravissime persone. Detto questo, buon lavoro a tutti.»
Finito il discorso Draco mi prese per mano e mi accompagnò all'interno del suo ufficio. Appena si chiuse la porta alle spalle, liberò un sospiro di sollievo, mentre io non riuscivo a non pensare a quanto fosse bravo a recitare.
«Ma veramente hai controllato il loro rendimento lavorativo?»
Lui andò a sedersi dietro alla sua scrivania e annuì.
«Si, nei tre giorni tra la riunione con Edward e la partenza mi sono fatto fare una lista completa con tutti i nomi degli operai, per non trovarmi impreparato.»
«Che marito diligente che ho.»
Andai a sedermi sulle sue gambe e affondai le mani nei suoi capelli, mentre gli lasciavo una serie di baci sulle labbra.
«Cosa facciamo? Torniamo a pensare ad un modo per salvare il bambino?»
Presi una sedia e mi sedetti di fronte a lui.
«Si, prendi l'agenda nella mia valigetta.»
Cercai nella borsa che aveva appoggiato sulla scrivania, e trovai l'agenda. Quando la presi in mano e la osservai, rimasi per un istante paralizzata, ad osservare l'oggetto in pelle nera e la penna argento nella mia mano. Il ricordo del Natale di quattro anni fa, quando Draco mi regalò quell'agenda e quella penna, il ricordo del giorno in cui gliele tirai addosso in un impeto di rabbia e dolore si fecero largo nei miei pensieri, e sentii qualche lacrima scivolare sulla mia guancia.
«Tesoro, tutto bene?»
Guardai Draco negli occhi, annuendo con il sorriso più falso e teso della mia vita. Chi era a parlare mentre mi chiamava 'Tesoro'? William Robinson o Draco Malfoy? Mentre facevamo l'amore era Draco, non avevo dubbi su quello, ma ora?
«Tutto bene. Iniziamo?»
Lui fece di si con la testa, poco convinto della mia affermazione. Sapeva cos'avevo provato nel riconoscere quell'oggetto, glielo leggevo negli occhi colmi di dolore.
Respirai profondamente per placare quei ricordi felici e tristi allo stesso tempo e aprii l'agenda, dove c'erano ancora tutti i miei appunti, ma non quelli di Draco. Li aveva letti? Era inevitabile, ma tanto erano tutti di scuola.
«Bene...io pensavo...»
«...no, aspetta.»
La sua interruzione mi destabilizzò per qualche istante, durante il quale lui si alzò e mi strinse in un abbraccio.
«So cosa hai provato vedendo l'agenda, Herm. Ma quello è il passato, e io sono qui, per te. Probabilmente ti ricorderà il giorno più brutto della tua vita, a causa mia, ma voglio che la tenga tu. Come hai visto non l'ho usata, perché era un mio regalo a te, e lo è ancora, se lo accetterai, come spero che accetterai questi. Li ho conservati per quattro anni, con la speranza un giorno di poterteli ridare.»
Draco si inginocchiò davanti a me, e tirò fuori dalla tasca della giacca una scatoletta. Sapevo già il contenuto, ma nonostante ciò le mie mani tremarono mentre la aprivo. I miei occhi furono attratti dai gioielli di rubino, il suo primo regalo. Sorrisi nel vederli, perché li adoravo da sempre.
«Li accetti?»
«Si, io...grazie.»
Mi aiutò ad indossarli, e in quel momento ero la donna più felice del mondo, perché quello significava veramente che tra me e lui stava nascendo di nuovo quel sentimento chiamato amore, che non era mai scomparso nel mio cuore.
«Non ho finito...»
Lo guardai spaesata, senza capire cosa mancasse ancora. Si alzò e recuperò una seconda scatoletta, più piccola, dal suo giubbetto. Poi si inginocchiò di nuovo davanti a me, e sorrise malizioso.
«...ma per questo dovrai aspettare questa sera.»
Sbuffai contrariata, ma gli accarezzai ugualmente una guancia.
«Allora aspetterò.»
Lui mi lasciò un casto bacio sulle labbra e tornò a sedersi di fronte a me.
«Bene, ora possiamo cominciare.»
«Ok.»
Mi schiarii la voce e lo guardai, notando una strana determinazione nei suoi occhi.
«Allora, questa notte non riuscivo a dormire, troppo presa dalla voglia di trovare un modo per salvare il bimbo, e mi è venuta un'idea.»
«Sono tutt'orecchi. Ti ascolto.»
Mi prese la mano che stringeva ancora la penna e me la accarezzò, mentre io cercavo le parole giuste con cui iniziare.
«Ecco, partiamo dal fatto che i Mangiamorte sono dodici e noi siamo in due. Non possiamo semplicemente entrare e prendere il bambino, sarebbe un suicidio. Mi sono scervellata per tutta la notte, e alla fine sono giunta ad una sola conclusione. Io busserò alla loro porta, fingendo di aver bucato una ruota. Sarò vestita in modo a dir poco provocante, in modo tale da attirare l'attenzione di tutti e dodici i Mangiamorte, che sappiamo essere tutti maschi. Mentre io li distrarrò, tu entrerai dalla porta sul retro, quella che abbiamo visto sulla cartina della loro casa, e prenderai il bambino. Una volta preso il bambino li colpirai alle spalle con una serie di schiantesimi, in modo tale da renderli innoqui fino all'arrivo dei rinforzi, e io ti darò una mano ad ammanettarli.»
Quando finii di parlare notai che mi fissava attentamente, concentrato sulle mie parole.
«Che dici? Può funzionare?»
Draco ci pensò su qualche minuto, e poi scosse la testa.
«Non è male come piano, Herm...»
Mi guardai in giro, per essere sicura che non ci fossero telecamere.
«...ma se dovessi colpirti insieme a loro con uno schiantesimo? E poi...sono tutti una marea di cani bastardi. Mettigli davanti una bellissima donna in minigonna e questi scattano affamati. Potrebbero stuprarti in giardino, se ne avessero la possibilità...»
Mi piaceva quella versione preoccupata per me di Draco Malfoy. Mi faceva capire ancora una volta quanto ci tenesse a me.
«Ma non ci passerò molto tempo. Giusto il tempo che serve a te per prendere il bambino e raggiungerci fuori. Non mi faranno niente, anche perché appena mi apriranno la porta farò loro un incantesimo Imperio non verbale, in modo che facciano quello che voglio senza opporsi.»
Lo stavo convincendo, lo capivo dal ghigno divertito che stava comparendo sul suo viso.
«Mmm...ok...mi hai quasi convinto.»
«Quando sentirai la mia voce, troverai un modo per aprire la porta sul retro, entrerai nella casa, prenderai Teddy, che probabilmente sarà chiuso in cantina, e poi li colpirai alle spalle, mandandoli K.O.»
Lui battè le mani in un applauso, come a congratularsi con me per l'idea.
«Lo ammetto...non smetterai mai di stupirmi Granger. Certo...è un po rischioso anche così, sopratutto perché l'idea di lavorare separati non mi alletta molto...ma devo dirlo, mi piace. Vedo la luce in fondo al tunnel con questo piano. E...non vedo l'ora di vederti in minigonna. Potrei avere un orgasmo all'istante.»
Le mie guance si tinsero di rosso per la sua ultima affermazione, ma ero veramente estasiata di averlo convinto.
«Quindi...»
«...si può fare. Certo, dobbiamo fare un sopralluogo, scoprire dove lo nascondono precisamente, monitorarli giorno per giorno, ma si può fare.»
Sorrisi per la felicità e andai a sedermi nuovamente sulle sue gambe.
«Stavo pensando...potremmo fare in modo di entrare in casa loro quando non ci sono, per inserire delle telecamere e tenerli costantemente sotto controllo...»
Gli accarezzai le guance, sentendo l'accenno di barba sotto il mio tocco.
«E come facciamo ad introdurci li dentro senza farci scoprire, sentiamo?»
Quella era la parte del mio piano che ancora non avevo concluso. Poi ripensai al mio primo piano, che comprendeva il mantello dell'invisibilità, brutalmente scartato da Draco, ed ebbi un lampo di genio.
«Potremmo usare il mantello dell'invisibilità. Facciamo in modo di farli uscire, come per esempio con una lettera da parte di tuo padre, Lucius Malfoy, che sappiamo essere ancora ad Azkaban. Ci facciamo portare da un Auror sia il mantello sia un capello di tuo padre, prepariamo la pozione polisucco, così mentre tu ti recherai nel luogo dell'incontro con quelle carogne, io entrerò in casa coperta dal mantello e fisserò registratori e telecamere nascoste, per spiarli. Avremo un'ora di tempo per farlo, anche meno, ma potrebbe funzionare.»
Notai che si era intristito, e capivo anche il motivo. Sapevo che l'argomento Lucius Malfoy non era facile da affrontare per lui, ma ci serviva per l'attuazione del piano.
«So che parlare di tuo...»
Draco appoggiò un dito sulla mia bocca, interrompendo a metà la mia frase.
«No, tranquilla. Ormai non reputo più mio padre quell'essere schifoso che per anni mi ha rovinato la vita. Ma ammetto che potrebbe funzionare, quindi prenderò le sembianze di mio padre...»
Mi accarezzò i capelli rossi, fissando tra le lunghe dita un boccolo, e poi mi baciò con molta passione.
«Mi piace come ragioni, Granger.»
Sorrisi contro le sue labbra, pensando a cosa mi doveva dire di tanto importante a cena, e facendo il conto alla rovescia mentalmente. Poi tornai con la mente al piano. La parte più facile era fatta, ora mancava solo attuarlo, e non sarebbe stato facile.
«A cosa pensi?»
Guardai il mio amato Furetto negli occhi, perdendomi nelle sue iridi color del ghiaccio, ma per nulla fredde e tetre.
«Stavo pensando a quando attueremo la prima parte del piano, cioè mettere le telecamere in casa loro.»
Mi accarezzò la schiena, provocandomi mille brividi lungo la colonna vertebrale.
«Un passo alla volta. Intanto dobbiamo farci spedire il mantello e il capello. Poi si vedrà.»
Già, la strada verso la fine di quella missione era ancora lunga, ma adesso cominciavo a vedere la fine di tutto, la fine di quell'incubo tremendo per il piccolo e indifeso Teddy.

Spazio autrice: Ehila!!! Eccomi qua con un nuovo capitolo!! Che ve ne pare? Fatemelo sapere con voti e commenti!! Che dire...Hermione ha trovato un modo per salvare il piccolo Teddy, ma sarà così facile da attuare? Riusciranno Draco ed Hermione ad attuare con successo il loro piano? Lo scoprirete solo continuando a leggere questa storia! Buahahah!! Ci risentiamo al prossimo capitolo!! Ciaoooo!!

Giada

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