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<< Alexa Collins, il suo compito. >>
Il professore posa il mio compito sul banco. Tremante giro il foglio e leggo il voto: B.
Sospiro. Meglio di una C, anche se avrei tanto preferito una A, ma va bene così.
<< Deve essere soddisfatta per il voto. Non è il massimo, ma meglio che prendere una C. >> mi sorride.
Per la prima volta da quando ho rimesso piede in questa scuola, il mio professore di storia mi sorride. Cosa sarà successo per far accadere una cosa del genere?
Ricambio il sorriso: << Era proprio quello che pensavo. >> dico.
<< Ha fatto progressi Collins, si ritenga soddisfatta. >>
Annuisco e il professore riprende a consegnare i compiti al resto dei miei compagni.
Quando tornerò a casa e dirò ai miei nonni il voto che ho preso alla verifica di storia, non potranno che essere felici.
Sarà per Ryan, non so, ma sembra che tutto stia prendendo una piega diversa, e a me piace. Aveva ragione la nonna, quando riuscirò a trovare la strada giusta da percorrere, mi sentirò meglio anche io, e uscirà la vera me.
La campanella che segna la fine dell'ora suona proprio quando il professore posa l'ultimo compito sul banco dell'ultima fila.
<< Bene, ci vediamo la prossima volta. Mi raccomando continuate a studiare e vedrete che gli esami andranno alla grande. >> dice mentre la maggior parte della classe è già fuori.
Sono rimasta io, Camille, Vera e John, l'ultimo a cui è stato consegnato il compito.
<< John posso parlarti? >> mi volto a guardare il professore che parla al mio compagno di classe che se ne sta ancora seduto a leggere il suo compito.
Lo guardo infilare quest'ultimo nella borsa, chiuderla, portarsela sulla spalla e annuire al professore.
Entrambi si allontanano e in classe restiamo solo io Camille e Vera.
Le lancio un'occhiata veloce, prendo le mie cose e faccio per andarmene, ma Camille mi chiama e mi fermo, mi volto verso loro che si guardano per un attimo e poi posano po sguardo su di me.
<< Possiamo parlarti? >> chiede Camille. Vera incrocia le braccia al petto e sposta il peso da una gamba all'altra.
Sospiro e mi sposto una ciocca di capelli che mi è ricaduta sul viso.
<< Mi avete già detto quello che volevate dirmi. Non capisco cos'altro vogliate dirmi. >>
Vera fa un passo verso me:
<< Ascoltaci, ti prego. >>
Sospiro. << Mi dispiace, devo vedermi con le mie AMICHE. >> scandisco bene la parola "amiche" guardando Camille che abbassa subito lo sguardo.
<< Mi dispiace. >> dice e io vado via lasciandole su due piedi.
Esco in giardino; quella che dovevo vedermi con le mie amiche era solo una scusa per andare via. Oggi ne Terry, ne Reby sono a scuola.
Terry è influenzata, Reby è fuori città.
Come vorrei andare via di qui, anche per pochi giorni. Vorrei andare via con Ryan.
Seduto sulla panchina vedo Walter. Mi avvicino e lo chiamo.
<< Signorina Collins! >> esclama divertito. Mi abbraccia e io resto con le braccia lungo i fianchi, del tutto sorpresa per questo suo gesto improvviso. Non che non mi piaccia, mi ha sorpreso.
<< Walter... Tutto bene? >> chiedo una volta sciolto l'abbraccio.
Annuisce: << Mai stato meglio
di così. >>
Sorrido felice per il suo umore.
<< Ti è successo qualcosa in particolare? >> chiedo curiosa.
<< Ho trovato la ragazza che fa per
me. >>
Spalanco gli occhi e subito chiedo di chi si tratta.
Lui si volta e con una mano indica la panchina.
<< Lei! >> esclama indicandola.
Lo guardo confusa. Cosa sta dicendo?
<< La panchina è la mia anima gemella. Se ne sta in silenzio e mi ascolta sempre. >>
Scoppio a ridere per la sua espressione buffa è più di tutto per la stupidaggine che sta dicendo.
<< Walter, ti senti bene? >>
Annuisce, poi scuote la testa.
<< Credo resterò solo per tutta la vita. La solitudine è la mia anima
gemella. >> si fa cupo in volto.
Mi avvicino di più a lui e gli poso entrambe le mani sulle sue larghe spalle. Cavolo, non mi sono mai resa conto di quanto fossero larghe e possenti.
<< Non scoraggiarti. Forse devi ancora incontrarla. Sarà sicuramente da qualche parte seduta in un angolo ad aspettarti. E lei ad aspettare te. >> dico.
Lui mi guarda e sospira.
Accenno a un sorriso: << Amico mio. Conosci la leggenda cinese del filo rosso? >> chiedo. Lui mi guarda sconfitto e scuote la testa.
<< C'è questa leggenda che dice che secondo la tradizione, ogni persona porta legato al mignolo della mano sinistra un filo rosso invisibile che lo lega alla sua anima gemella. Questo filo è indistruttibile. Qualsiasi cosa accada, quel filo non si romperà mai. Se siamo destinati ad una persona, e quella persona è destinata a noi, prima o poi, ci troverà e noi la troveremo. >>
Walter mi guarda con occhi nuovi, pieni di speranza.
Io credo a questa leggenda. Sono convinta che prima o poi tutti troveremo la nostra anima gemella.
<< Non avere fretta. Se non l'hai ancora trovata, vuol dire che non è ancora arrivato il momento. >>
Lui mi sorride e mi abbraccia.
<< Sei un'amica fantastica. Riesci sempre a tirarmi su di morale. Ti adoro. >> mi abbraccia ancora.
<< Non ho fatto niente. >> adesso sono io a sorridergli e lui ricambia.
<< Ci credi davvero a questa leggenda del filo rosso? >> chiede.
Annuisco. << Ci credo. Tutti siamo destinati a qualcuno. >> dico convinta.
<< Tu hai trovato la tua anima gemella? >>
Faccio spallucce e sorrido ancora. Cosa posso rispondere a questa domanda? Si. No. Io credo di sì, ma nessuno sa davvero come stanno le cose. Viviamo il momento, e per quel momento, la persona che ci sta accanto la consideriamo "anima gemella". Ma chi può mai saperlo?
<< Io credo di sì. Però Walter la vita ci riserva sempre delle sorprese e non bisogna mai dare nulla per scontato. Io ora con Ryan sto bene. Ma non posso sapere se sono davvero destinata a
lui. >>
Lo credo davvero.
Annuisce. << Ho capito. >>
<< Sei felice ora? >> chiede.
<< Si. Come non lo sono mai stata. >>
Ridacchia. << È la tua anima
gemella. >> dice con tono scherzoso e facendomi l'occhiolino.
Scoppio a ridere e lo abbraccio: << Io spero troverai la tua, amico mio. >>
Sciogliamo l'abbraccio e quando mi volto, trovo Camille, Vera e Claire che ci fissano sconcertate.
Walter mi guarda e capisce che deve andare via. Io però non voglio che se ne vada, ma per come l'ha guardato Claire non ha altra scelta. Non capisco come faccia ad avere così tanta influenza sulle persone.
Guardo il mio amico andare via e poi sbuffo quando le ved venire nella mia direzione.
<< Davvero non riesco a crederci. >> dico infastidita.
Incrocio le braccia al petto e lancio un'occhiata a tutte e tre, ma prima di tutto a Claire. 
<< Vogliamo parlare. Ti prego. >>
Inarco un sopracciglio: << Ho già detto alle tue servette che mi avete già detto tutto quello che avevate da dirmi, quindi ora non vedo perché dobbiate ancora parlarmi. >> mi sto irritando.
Se dici ad una persona che non vuoi parlare, questa persona dovrebbe capire e farsene una ragione...
Lei no. Claire Montgomery non si arrende. Testarda come un mulo. Ma d'altronde lo è sempre stata - almeno per quello che ricordo - ma ora la trovo peggiorata.
<< Ti prego. >>
Mi acciglio: << Non insistere! >> sbotto e vado via.
Detesto quando qualcuno insiste.
Me ne ritorno dentro, vado nella classe di matematica e aspetto che la campanella suoni e che comincino le lezioni.

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