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<< Scordatelo che ti lascio uscire di nuovo con quei ragazzi! >> strilla mia nonna.
Sono in piedi davanti la porta d'ingresso pronta ad uscire per andare a scuola, la borsa a tracolla, le braccia incrociate al petto e il piede che picchietto a terra nervosamente.
<< Nonna! Sono adulta, non sono una bambina! >> uso lo stesso tono.
<< Non parlarmi in quel modo ragazzina! >>
Sospiro nervosa. Detesto quando mi chiama così, e ultimamente lo usa spesso questo termine, e a me fa andare su tutte le furie!
<< Fin quando vivi sotto il mio stesso tetto farai come dico io! >>
Mi punta un dito contro, << Quei ragazzi non li vedrai più! Ti stanno portando sulla cattiva strada, ancora una volta! Non ti permetterò di perdere tutto il lavoro e i progressi che hai fatto! Non te lo permetto! Ti proibisco di vederli! Ti proibisco di uscire! D'ora in poi farai solo scuola-casa,
casa-scuola! >>
Spalanco gli occhi, non riesco a credere che stia dicendo sul serio!
<< Ma...! >>
Mi interrompe alzando una mano.
<< Niente ma, e adesso vai a scuola! >> mi ordina.
La guardo furiosa ma lei sostiene il mio sguardo. Sbuffo e vado via.
Cammino a passo svelto, sia per non fare tardi, sia perché sono nervosa e camminare a passo svelto o correre mi tranquillizza.
Guardo il cellulare per controllare se ci sono messaggi da Flora o i ragazzi.
Nessun messaggio, trovo solo una chiamata persa di Ryan.
<< Ryan... >> sibilo.
Mi si forma un nodo in gola.
Cosa vuole? Perché chiama adesso? Non l'ha fatto per tutto il tempo; perché adesso?
Decido di ignorare e non lo richiamo.
Tra due giorni torna, se vorrà parlarmi, sarà lui a venire da me.
Appena arrivo al cancello della scuola, sento il suono della campanella e allora mi affretto ad entrare.
Camminando verso la mia aula per l'ora di matematica, incrocio Terry e Reby.
Rivolgo loro un sorriso, ma continuano a parlare tra loro.
Decido allora di avvicinarmi a loro, aumento il passo e le raggiungo.
<< Terry! Reby! >> le chiamo alzando una mano per farmi vedere.
Si fermano e mi guardano avvicinarmi a loro.
<< Ciao. >> dice Reby. Si volta verso Terry e poi guardano me.
<< Ragazze... >> non riesco a trovare le parole giuste per dire che mi dispiace per come le ho trattate, ma credo che ci sia un solo modo per farlo: << Reby, Terry... >> prendo la mano di una e la mano dell'altra.
Mi guardano confuse, guardano le mie mani che tengono le loro: << Mi... Mi dispiace così tanto per come vi ho trattato. Sono un'idiota. >>
Entrambe tirano via la mano e mi sento morire.
<< Ragazze mi dispiace così tanto. Vi prego perdonatemi... >> le sto supplicando.
<< Tornerai in te ora che torna Ryan, vero? Sarà sempre così ogni volta che partirà? >> il tono brusco di Terry mi fa sentire peggio di come mi sento adesso.
Abbasso lo sguardo e incrocio le mani al petto: << Scusatemi. >> dico alla fine e vado via.
Nonostante sia passata una settimana da quella sera, per come mi hanno parlato, non credo vogliano farlo. Ma d'altronde come dargli torto; le ho trattate da schifo.
<< Non puoi stare male ogni volta che va via! Se stai così un motivo c'è! >> mi volto e vedo Reby fare spallucce.
Entro in classe ponendomi questa domanda: "perché la mia reazione è così esagerata?"

<< Ragazzi ricordatevi di portare il compito entro la fine della settimana, se non lo consegnate, vi sarà messa una nota e tolti tre crediti. >>
Non appena la professoressa termina la frase, nell'aula si scatena un boato di << Noo! >>
Mi alzo in piedi, raccolgo le mie cose ed esco dall'aula. Finalmente anche questa giornata è finita. Non vedo l'ora di tornare a casa e chiudermi in camera mia; dato che non ho altra scelta, almeno preferirei starmene per i fatti miei.
Faccio tutto il tratto a piedi. Ultimamente cammino molto. Mi permette di pensare, soprattutto al mio errore dell'ultima settimana.
Bere. Cavolo! Ho cominciato a bere di nuovo. Quando mi è tornata la voglia di affogare tutti i miei dispiaceri nell'alcol? Lo so. Adesso che ci rifletto lo so. Flora e i suoi amici. Loro mi hanno trovata in un momento in cui ero molto vulnerabile e mi sono lasciata trasportare. Ma voglio ritornare sui miei passi. Voglio tornare ad essere la nuova Alexa, non quella vecchia che passava tutto il tempo con brutte compagnie a bere alcolici fino a sentirsi male. Voglio tornare ad essere quell'Alexa sobria, che esce e si diverte con i suoi amici senza bisogno dell'alcol. È questo che voglio. Devo riprendere in mano la mia vita, per la seconda volta; ma questa volta so che posso farcela da sola.
Senza rendermene conto mi ritrovo davanti casa. Prendo le chiavi e le inserisco nella serratura, poi le giro e la porta si apre.
<< Sono a casa. >> dico con mogia mogia entrando. Mia nonna viene verso di me con un mega sorriso stampato sulla faccia.
<< Di sopra c'è Ryan. Ti sta aspettando. Non gli ho detto niente del casino che hai combinato in queste due settimane. >>
La guardo confusa. << Mancano ancora due giorni al suo arrivo, cosa dici? >>
Mi fa segno di andare in camera mia, così senza fare questioni, mi dirigo in camera e non appena apro la porta, lo trovo seduto sul mio letto.
Ryan! Vorrei saltargli addosso, abbracciarlo, baciarlo. Ma sono passati fin troppi giorni dall'ultima volta che ci siamo sentiti e ora mi sento un po' in imbarazzo.
Non appena mi vede, sorride e si alza, viene ad abbracciarmi e io lascio cadere la borsa a terra, poi avvolgo le braccia attorno ai suoi fianchi.
Quanto mi è mancato il mio amico. Quanto l'ho deluso. Se solo sapesse...
<< Mi sei mancata. >> dice al mio orecchio. Mi stringe sempre più forte fino a togliermi il respiro.
Con il viso sul suo petto, le mie mani intrecciate dietro la sua schiena e le sue mani fra i miei capelli, scoppio a piangere come non avevo mai fatto.
<< Hei... >> si sposta e prende il mio viso tra le mani. << Sono qui. Sono tornato. >> mi bacia sulla fronte e io chiudo gli occhi.
<< Ryan... >> sussurro tra un singhiozzo e un altro.
<< Lo so, sei sorpresa. Dovevo tornare tra due giorni, ma hanno cancellato gli spettacoli così siamo tornati prima. >> spiega. << Ti ho chiamata. Non mi hai risposto. >>
Abbasso lo sguardo e mi rabbuio:
<< Tu non mi hai più richiamata. >>
Sospira e annuisce: << Lo so. Mi dispiace. Il fatto è che ci tenevano sempre impegnati! Tra spettacoli e interviste non riuscivamo a respirare, e quando riuscivamo a starcene un po' tranquilli senza giornalisti che giravano intorno, riposavamo. Scusami. >>
Scuoto la testa e sorrido: << Scusami tu. Credevo non volessi più
sentirmi. >>
Lui scuote la testa: << Non dirlo neanche per scherzo. Ti voglio bene e ti voglio nella mia vita. Okay? >>
Mi parla con dolcezza. Quanto mi è mancata la sua dolcezza.
Annuisco e ci abbracciamo ancora un po'.
<< Tua nonna mi ha detto che hai passato un brutto periodo. Adesso non preoccuparti. C'è il tuo amico a risollevati. >> ammicca e mi fa l'occhiolino.
Scoppio a ridere e lui con me.
<< Stasera do una festa per il nostro successo. Devi venire. >>
Scuoto la testa: << Perché no? >> chiede sorpreso e deluso.
<< Non so se la nonna me lo permetterà. >> faccio spallucce.
Mi porta un braccio sulle spalle e dice: << Gliel'ho già detto e lei ha
accettato, tocca a te. >>
<< Davvero? >>
Annuisce e gli salto addosso e lui mi prende al volo. << Sarebbe un si? >>
Annuisco e lo bacio sulla guancia.
Lo sento irrigidirsi all'improvviso e mi mette giù.
Si schiarisce la voce e dice che deve andare via, ma che mi aspetta alla festa.
Gli dico che non mancherò e lo guardo andare via.

Sono appena arrivata a casa di Ryan. Prima di uscire di casa, ho ringraziato mia nonna per avermi permesso di venire nonostante quello che mi ha detto questa mattina.
Mi ha ribadito più di una volta che lo ha fatto solo perché è Ryan e con lui e sicura che non possa fare sciocchezze, ma mi ha proibito di bere. Solo acqua. Nemmeno Coca-Cola o Aranciata. Solo acqua.
Ho accettato le sue condizioni. Mai rinuncerei alla festa del mio migliore amico.
Entro in casa e vado dritta in cucina. Ho la gola secca e ho bisogno di bere. Prendo un bicchiere e ci verso dentro l'acqua per poi mandarla giù tutta d'un sorso.
Mi guardo intorno alla ricerca di Ryan, ma non lo trovo.
<< Alexa! Vieni! Stiamo facendo il gioco della bottiglia! >> Walter mi chiama e lo raggiungo.
Anche lui è qui! Non credevo lo invitasse.
Mi siedo accanto a lui e subito comincia il gioco della bottiglia. Detesto questi giochi! Sono per bambini!
Al primo giro, la bottiglia punta una ragazza e un ragazzo, che vengono obbligati a darsi un bacio sulla guancia.
Al secondo giro, tocca a due ragazzi. Per divertimento, viene detto loro di darsi un bacio. Con la lingua.
Al terzo giro, la bottiglia punta Ryan che mi siede di fronte. In realtà non lo avevo nemmeno notato. Non so di preciso quando si sia aggiunto al gioco. Lo guardo e lui guarda me, ma non come al solito; ha uno sguardo duro, come se volesse rimproverarmi di qualcosa.
Deglutisco e poso gli occhi sulla bottiglia che nel frattempo hanno fatto girare di nuovo. Oh, cavolo! Punta me!
Walter strofina le mani e si concentra cercando qualcosa da farci fare.
"Ti prego niente di complicato o imbarazzante" dico tra me e me.
<< Devono stare cinque minuti chiusi nello sgabuzzino! >> urla qualcuno in lontananza. Ci voltiamo tutti per vedere chi è stato a parlare e vediamo che è Carl.
Alzo gli occhi al cielo: grazie mille Carl. Vorrei spaccargli fa faccia.
Mi alzo in piedi e vado verso lo sgabuzzino che si trova vicino la cucina e Ryan mi segue. Entriamo e chiudiamo la porta.
Restiamo in silenzio. Almeno io vorrei dire qualcosa, ma lui non accenna ad aprire bocca, quindi faccio lo stesso anche io.
Lo vedo guardare l'ora sul display del suo cellulare, ed è l'unica cosa che fa luce, dato che hanno deciso di lasciarci al buio.
<< Sono passati solo due minuti, maledizione! >> sbotta.
Mi stringo nelle spalle: << Ce l'hai con me? >> chiedo timorosa.
Lui scoppia in una risata: << Me lo chiedi? >>
<< Certo. >>
<< Mi avevi promesso che non saresti più caduta nel vizio dell'alcol, e tu cosa fai? Bevi. Perché lo hai fatto? >>
Improvvisamente provo rimorso per quello che ho fatto. Ma non posso e non voglio dirgli che ho bevuto solo perché mi sentivo sola senza il mio migliore amico.
<< Rispondi cazzo! >> Mi urla in faccia e io sussulto.
Non riesco a reprimere le lacrime e cominciano a scorrermi sul viso. Me le asciugo.
<< Non parlarmi in questo modo ti prego. Sei mio amico. >> Dico singhiozzando.
Lo sento sospirare, poi dice ciò che non avrei mai pensato di sentire da lui:
<< Be', forse non voglio più essere tuo amico. >>
Le sue parole mi fanno male, tanto.
Così tanto che mi sento morire.
Guarda di nuovo l'ora, sbuffa, apre la porta e va via lasciandomi da sola.
<< Hei! Ancora non sono passati cinque minuti! Dove vai? >>
<< 'Fanculo il gioco! >> sento Ryan parlare in modo brusco a un ragazzo, e non lo riconosco. Sono stata io a portarlo a comportarsi così?
Cos'hai fatto Alexa? Sei capace di portare solo disastri. Ovunque tu vada.
Io sono così. A volte mi chiedo se è meglio che scompaia dalla faccia della terra.
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Ore 2:06 sveglia solo per voi! 😌 buona lettura e buona notte ♥️

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