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<< Piantala di tirarmi e fammi entrare! Mia nonna mi aspetta! >> strillo dimenandomi come una dannata.
Ryan mi sta dando i tormenti da questa mattina. Mi ha inviato un messaggio questa mattina chiedendomi di vederci; così siamo andati al bar e abbiamo fatto colazione insieme.
Io ho preso la crostata di mele, Ryan una bomba di torta: panna e Nutella.
Ne ho assaggiato un pezzo e credo di non aver assaggiato una torta più buona di questa.
<< Ryan! >> sto ridendo a crepapelle e lui non si decide a lasciarmi.
Sto cercando di aprire la porta d'ingresso di casa, quando la vedo aprirsi e mia nonna che mi guarda con un'espressione in volto che non saprei decifrare.
Ryan mi lascia all'istante. La nonna sposta lo sguardo da me a Ryan, e da Ryan a me.
<< Ciao Ryan. Buon pomeriggio. Grazie per averla riaccompagnata. >> dice. La sua voce è bassa. Cosa le prende?
Mi volto verso Ryan e con un'occhiata gli faccio capire che non è il caso che lo faccia entrare, così lui annuisce e mi fa segno che mi avrebbe chiamato più tardi.
<< Okay, ciao. >>
Gli sorrido, lo guardiamo andare via, poi entriamo e mia nonna chiude la porta alle spalle.
Entra in cucina a testa bassa.
No, non posso starmene qui senza sapere. La raggiungo e la trovo già ai fornelli a preparare il pranzo.
Sta aggiungendo degli odori al pollo e poi lo mette nel forno; lo accende e sistema il canovaccio sul davanzale della cucina.
Mi posiziono accanto a lei e la osservo in silenzio.
<< Nonna... Perché tu e il nonno avete litigato? >> chiedo.
Ancora non si parlano, e sono passate due settimane. La cosa mi preoccupa.
<< Devo dirti una cosa. E non ti piacerà. Non piace nemmeno a me. Credimi. >>
Mi sta preoccupando: << Nonna, cosa è successo? Ti prego parla. >> la sto supplicando.
<< Tuo padre... >>
Non appena sento nominare mio padre, sussulto. Cosa vuole dirmi con questo? Non capisco.
<< Cosa... >>
<< Vuole conoscerti. Tuo nonno lo porterà qui per pranzo. >> spiega.
Faccio un passo indietro e scuoto la testa.
<< No! Non voglio! >>
Mia nonna aggrotta la fronte.
<< Credimi. Nemmeno io lo voglio, ma tuo nonno non ha voluto saperne niente. >> dice.
Incrocio le braccia al petto: << Vuole sbarazzarsi di me? Crede che se mi avvicini a mio padre, crede che un giorno possa andare a vivere con
lui? >> dico con il cuore in gola e le lacrime che minacciano di sgorgare.
Mia nonna spalanca gli occhi e scuote la testa.
<< Non dirlo neanche per scherzo. Vuole solo che tu lo conosca adesso che si è ricordato di avere una figlia. >>
Scoppio in una risata isterica: << Già! Esatto nonna! Adesso! Adesso si ricorda di me! Sua figlia! Ha abbandonato mia madre quando ha scoperto di aspettare me, e ora vuole conoscermi? Dopo diciotto anni? >> mia nonna mi guarda fisso negli occhi aspettando che continui.
Scuoto la testa: << No! Se lo scorda. >>
Sospira. << Tu vuoi questo nonna? Vuoi che lo conosca? >> chiedo, perché a quanto pare vuole la stessa cosa del nonno.
<< No, cosa dici tesoro. Quel bastardo vi ha abbandonate. Non merita nemmeno di essere nominato! >> esclama.
<< Allora perché me lo stai
dicendo? >>
<< Perché voglio sapere tu cosa vuoi. Voglio sapere se per te è importante conoscere tuo padre. >> spiega.
<< No. Per niente. Non voglio conoscerlo. Non mi interessa conoscere chi mi ha ignorato per anni. >>
Termino la frase, guardo mia nonna che ora sta guardando alle mie spalle. Mi volto, e dietro di me, trovo un uomo, dietro di lui c'è mio nonno.
Non ho nemmeno sentito la porta aprirsi e chiudersi.
Fisso quest'uomo sulla quarantina negli occhi e trovo una certa somiglianza.
Ha due enormi occhi verdi, capelli brizzolati castani, con qualche sfumatura di grigio.
Veste molto elegante: una camicia bianca con sopra un maglioncino di lana bordeaux, pantaloni e scarpe neri.
Lo squadro attentamente da capo a piedi.
Questo deve essere mio padre. L'uomo cui volto non ho mai potuto dare, ora è davanti a me.
<< Ciao, Alexa. >> la sua voce calda mi fa imbestialire. Sentire il mio nome sulle sue labbra, mi fa contorcere lo stomaco.
Aggrotto la fronte, guardo prima mia nonna che se ne sta a braccia conserte a fissare mio padre con uno sguardo truce, poi mio nonno che mi guarda aspettando la mia approvazione.
Approvazione di cosa? Non ha fatto già tutto lui? Ha portato quest'uomo qui, nella casa di mia madre, nella mia di casa, senza che io sapessi niente. Adesso cerca la mia approvazione?
Beh! Non l'avrà.
Fisso ancora una volta l'uomo davanti a me e poi vado via.
<< Alexa! >> sento mia nonna urlare il mio nome, ma non mi volto. Adesso voglio solo scappare, via da questa casa. E non ci rimetterò piede finché non se ne sarà andato.
Corro più che posso. L'unico posto dove posso andare, dove posso trovare il conforto che cerco, è casa di Ryan.
Lui è l'unico che veramente mi è vicino, qualsiasi cosa mi accada, lui c'è sempre.

<< Alexa. Cosa ci fai qui? >>
Sono arrabbiata, furiosa, con le lacrime agli occhi.
<< Ryan... Ho bisogno di te! Posso entrare? >>
Spalanca gli occhi e mi guarda preoccupato, mi porta un braccio sulle spalle e mi fa entrare in casa, << Vieni, vieni dentro. >> Chiude la porta d'ingresso e mi fa strada su per le scale.
Mi fa accomodare sul letto, accanto a lui: << Raccontami tutto. Che ti è successo Alexa... >>
Mi butto tra le sue braccia e scoppio a piangere; piango disperata.
<< Mio padre... È... È venuto a casa. Per me. >>
<< Cosa? Ma è fantastico Alexa. >>
Mi alzo di scatto e lo fisso con occhi duri. << No! Non capisci? Io non lo voglio! Perché dovrei lasciarmi avvicinare da chi non mi ha mai voluto? Perché? No. >> Dico tutto d'un fiato. Ho il respiro affannoso.
Mi prende la mano e mi fa sedere di nuovo, accanto a lui.
Mi abbraccia e mi rilasso un po'.
<< Mi dispiace. Sono un idiota. >> Mi carezza da sopra i capelli. Chiudo gli occhi aspettando che i singhiozzi per via del pianto si plachino.
Scuoto la testa. << No. Non è vero. >> Resto tra le sue braccia che mi stringono forte; lui riesce sempre a tranquillizzarmi.
<< Ti voglio bene Ryan... >> L'abbraccio, poi i miei occhi ricadono sulle sue labbra, e scopro che anche Ryan fissa le mie. Mi asciuga le lacrime sul viso, lasciandomi dolci carezze sulla guancia, fissa i suoi occhi dentro i miei e lentamente si sporge in avanti, le sue labbra sono così vicine alle mie.
Cosa succede? Perché non riesco a fermarmi?
I nostri nasi si sfiorano; il mio cellulare squilla ed entrambi sussultiamo.
Prendo il cellulare dalla tasca dei jeans per rispondere: leggo sullo schermo "nonna".

"Cosa vuoi."

"Tesoro dove sei? Torna a casa ti prego."

"Fin quando quell'uomo che dice di essere mio padre non se ne va, io non torno!" Sento di nuovo il modo in gola e le lacrime bruciarmi gli occhi. Non riesco a trattenerle, e lascio che scorrono sul mio viso.
Ryan me le asciuga e mi porta un braccio sulle spalle e mi stringe a se'.
Trovo di nuovo confronto nelle sue braccia, mentre mia nonna sta ancora cercando di convincermi a tornare a casa e parlare tutti insieme.
Io davvero non capisco. Lei stessa mi ha detto di non volere che quell'uomo si avvicinasse a me, e ora vuole che torni a casa per parlare insieme.
Se lo scorda!

"Non torno se è ancora lì." Chiudo la chiamata e poso il cellulare sul letto, accanto a me.
Nella camera è calato il silenzio, un silenzio imbarazzante.
Io e Ryan restiamo a fissarci per qualche minuto. Qualche istante fa siamo stati quasi sul punto di baciarci.
Mi porto una ciocca di capelli dietro l'orecchio non sapendo che fare: mi sento parecchio in imbarazzo per ciò che stava per accadere poco fa.
È stato solo un momento di debolezza.
<< Io vado. Ho bisogno di fare due passi. >> Mi alzo e lui con me.
<< No! Non voglio che tu vada in giro in queste condizioni. Non ti lascio andare via. Resta qui, resta qui con me. Puoi restare qui questa notte, se vuoi. Dormirò sul divano, tu puoi stare qui, nella mia camera. >>
Mi stringo nelle spalle e scoppio di nuovo a piangere e lui mi abbraccia di nuovo, ma questa volta è diverso.
Mi schiarisco la gola: << Grazie Ryan. >> Sorride e si passa una mano tra i capelli.

Abbiamo passato tutto il giorno a parlare, di mia madre, di mio padre che non ci ha volute; Ryan mi ha consolata e ascoltata tutto il tempo. Adesso è notte fonda e sono sdraiata nel suo letto, nelle sue lenzuola, e non riesco a dormire; è da quando mi sono messa a letto che non riesco a prendere sonno.
Sento il suo profumo, ma lui non c'è. Mi giro e rigiro nel letto ma non c'è verso di prendere sonno.
Mi alzo ed esco dalla camera, arrivo in cima alle sale e scendo il primo gradino, poi però mi fermo.
Non so se sia il caso di andare da lui. Senza rendermene conto sono già a metà scala, e poi nel soggiorno, dove c'è Ryan che dorme sul divano.
Mi avvicino e mi accovaccio davanti a lui. Lo osservo dormire, ed è così bello. L'ho sempre saputo, dal primo giorno che l'ho incontrato, o meglio, scontrato.
Lo scuoto leggermente per un braccio: << Ryan... >> Sussurro.
<< Ryan... >> Apre gli occhi e quando vede che sono io, sorride.
<< Hei... Cosa c'è? Va tutto bene? >> Chiede premuroso.
Scuoto la testa: << Non riesco a dormire. Posso dormire con te? >>
Annuisce. Ridacchia e si mette a sedere: << È un po' stretto il divano per starci in due. >>
<< In camera tua? >> Accenno un sorriso.
Si alza e mi prende per mano conducendomi su per le scale e poi in camera sua. Chiude la porta mentre io mi rimetto a letto.
Si sdraia accanto a me e mi accoccolo a lui.
Con un braccio sotto la mia testa, poggio il viso sul suo petto e chiudo gli occhi.
<< Spero sia comodo. >>
Picchietto la mano sul suo petto come se fosse un cuscino e dico scherzando: << Si, lo sei. >>
<< Va bene. Allora adesso
dormiamo. >>
Chiudo gli occhi e mi lascio cullare dal suo battito cardiaco e respiro il suo profumo.
Cos'è questo che sento? Cos'è questa sensazione di piacere bello stare tra le sue braccia?

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