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Sono triste. Lo ero quando è partito Ryan, lo sono stata per tutto il tempo che non c'è stato - anche se non lo davo a vedere - e ora che è tornato ed è a pochi chilometri da me, sono triste perché sono giorni che non mi rivolge la parola.
Ha scoperto tutto. Sa tutto. Non so come abbia fatto, ma sa tutto. Sa che passavo le mie giornate in giro ad ubriacarmi con nuove compagnie.
Non riesco a capire come abbia fatto a scoprirlo. Anche se...
Credo di sapere chi sia stato ad informarlo: Camille.
Mi odia al punto da portare il fratello ad odiarmi? Ma Ryan mi odia? O è solo arrabbiato? Non lo so. Non mi parla, non mi cerca. È completamente scomparso, non so che fine abbia fatto. Non so niente di lui da giorni ormai. Troppi.
<< Collins! >>
Sussulto sentendo urlare il mio nome.
Alzo la testa e trovo il professore di storia che mi sta fissando torvo.
<< Si. Scusate. >>
Abbasso lo sguardo e comincio a prendere appunti.
<< Non voglio che tu segua. Voglio che tu venga qui per fare una verifica. >>
Inarco un sopracciglio.
Una verifica?
<< Ma non c'è nessuna verifica. >> dico.
Annuisce e mi rivolge un sorriso beffardo. << Voglio che la faccia tu. Hai saltato molti giorni, devi
recuperare. >> spalanco gli occhi.
Ma non ho studiato!
<< Mi... Mi dispiace, ma non... >>
<< Dovresti vergognati. Non solo salti la scuola, ma ti dai anche la libertà di non studiare. Per questo ti prendi una nota e ti allontano dalla classe per tutta la lezione.
<< Ma professore... >> cerco di ribattere, ma mi interrompe alzando la voce e facendomi segno di uscire dall'aula.
Mi alzo, raccolgo le mie cose ed esco a testa bassa. Sento i miei compagni ridacchiare ma decido di ignorarli; mi sentirei solo ancora più umiliata se li guardassi negli occhi.
Vado in bagno per sciacquarmi un po' il viso e cercare di riprendermi, dato che sto per scoppiare in lacrime.
Per fortuna questa è l'ultima ora e posso tornarmene a casa.
Mi chiudo in bagno, e nello stesso momento, sento qualcuno entrare.
<< Reby non credi stiamo esagerando con Alexa? La vedo male... >>
Sento sospirare: << Hai ragione Terry. Mi manca. Che ne dici di parlarle oggi al termine delle lezioni? >>
<< Si. >>
Mi sento sollevata, però mi sento anche in colpa per aver origliato.
Mi faccio coraggio ed esco; rimangono entrambe spiazzate quando mi vedono.
Si lanciano un'occhiata, poi guardano entrambe me.
Mi stringo nelle spalle e piene mi avvicino a loro.
<< Hai sentito? >> chiede Reby.
Annuisco e mi guardo le mani imbarazzata.
Sospira, poi mi rivolge un sorriso.
<< Hai sentito allora che vogliamo averti di nuovo con noi... >>
Annuisco. << Alexa, puoi spiegarci perché hai fatto quello che hai
fatto? >>
Scuoto la testa: << Mi mancava Ryan da morire e non sono riuscita a controllarmi. L'alcol a quanto pare possiede ancora il controllo su di me, e io non sono in grado di combattere. >> dico sconfitta.
Reby mi si avvicina e mi prende le mani: << Forse da sola non ce la fai, ma con noi puoi farcela. E poi Ryan è tornato. >>
Mi rabbuio: << Ha saputo tutto e sono giorni che non mi parla. >> spiego loro.
Entrambe esterrefatte mi fissano.
<< Ryan non ti parla? Questo sì che è strano forte! >> commenta Terry. Scuoto la testa: << Non è strano. È normale. L'ho deluso. Gli avevo promesso che non mi sarei mai più avvicinata ad una bottiglia d'alcol, e invece... >> abbasso lo sguardo.
Terry mi abbraccia e Reby si unisce a noi: << Ti perdonerà. Ti è troppo affezionato quel ragazzo per avercela con te. >>
Un pizzico di speranza ritorna in me dopo quello che ha detto. Forse nulla è ancora perduto. Posso riavere ancora il mio amico indietro.
<< Perché sei fuori? >> chiede Terry.
<< Il professore di storia mi ha allontanato dalla sua lezione. >> spiego.
In coro mi chiedono il perché e io faccio spallucce, << Voleva che facessi una verifica, dato che ho saltato la scuola un bel po' ultimamente, ma non l'ho fatta. >>
Entrambe mi guardano attentamente e annuiscono: << Okay, ma... >> Reby fa per dire qualcosa ma la campanella che segna la fine delle lezioni suona interrompendola, allora ci affrettiamo a uscire.
Ci incontriamo al cancello e facciamo un tratto di strada insieme, poi ci dividiamo.
Reby mi ha chiesto quello che stava per chiedermi qualche minuto fa nei bagni della scuola. Mi ha chiesto perché avessi fatto una cosa del genere. Perché mi sono tanto fidata di quei ragazzi pur non conoscendoli, perché ho lasciato che mi portassero fuori strada, io che di strada ne ho fatta tanta da quando sono tornata a casa.
<< Ero vulnerabile in quel
momento. >> ho spiegato.
Ho detto che non ero capace di scegliere cosa fosse il meglio per me; stare lontana da loro, o lasciarmi trasportare. Mi facevano sentire bene - esattamente il contrario di come mi sentivo - e così sono rimasta con loro. Sapevo di star sbagliando, che mi stavo facendo del male, ma in quel momento era di quello che avevo bisogno.
Non appena rientro a casa, mi chiudo in camera, sul letto, e mi immergo nella musica. In questo momento è l'unica capace di aiutarmi; poi d'un tratto il cellulare prende a squillare.
Il mio cuore comincia a battere e quasi salto dalla felicità non appena leggo il nome sul display.
Riprendo fiato e cerco di tranquillizzarmi.
Rispondo alla chiamata e porto il cellulare all'orecchio: "Ryan" il mio è quasi un sussurro.
Ho le lacrime agli occhi e quasi non riesco a parlare.

"Alexa... Possiamo parlare? Devo e voglio parlerei. Sei a casa?" Chiede.
Il tono è serio. Non mi sembra mentendo lui. Lui che è un ragazzo tanto scherzoso è pieno di vitalità; adesso mi sembrava spento e troppo rigido.

"Si! Si!" Grido entusiasta, poi però riesco a prendere il controllo di me stessa e continuo: "Sono a casa. Vieni."

"Okay. A tra poco." Dice.
Stiamo per riattaccare, ma un attimo prima, lo chiamo e lui resta in linea.
"Sono felice che tu mi abbia chiamata."

Lo sento sospirare e io trattengo il fiato. Ho paura che possa aver detto qualcosa che lo abbia fatto infuriare.
"Ti l'avresti fatto?" Chiede. "Se non ti avessi chiamata io, tu l'avresti fatto? Mi avresti cercato?"

La sua domanda mi spiazza.
Annuisco, ma poi ridotto che lui non può vedermi, allora gli rispondo:
"Lo avrei fatto di sicuro, però prima avrei aspettato qualche giorno. Sai, so perfettamente che ti ho delusa. Sono una delusione totale. Non sono stata in grado di mantenere la promessa che ti ho fatto. Per questo ti avrei dato prima tempo per ingerire il boccone, e poi ti avrei cercato." Dico sincera.
Aspetto che parli, e fino a quando non lo fa, trattengo l'aria nei polmoni.

"A tra poco." Dice. Sorriso sentendomi sollevata e riattacchiamo.

Mezz'ora dopo, Ryan fa il suo ingresso nella mia camera; non l'ho nemmeno sentito arrivare, non ho nemmeno sentito mia nonna parlare.
Mi metto subito a sedere sul letto - dato che ero sdraiata a piedi con le braccia sulla testa e le gambe piegate al petto.
<< Ryan... >>
Lo sorprendo a guardarmi i capelli, poi sorride. Mi alzo in piedi e mi guardo allo specchio: sono un disastro.
<< Oh, mio Dio! >> esclamo.
Lui scoppia a ridere e mi dice che sono buffa, poi diventa serio ed entra.
Mi si avvicina: << Ciao Alexa. >>
Fissa i suoi occhi nei miei e io sostengo il suo sguardo.
<< Ryan mi dispiace davvero tanto per... >> mi interrompe con un abbraccio.
Una mano dietro la mia schiena, una dietro la mia nuca per tenermi più vicina.
<< Me lo avevi promesso, e sono ancora arrabbiato, ma non riesco a starti lontano. >> sussurra tra i miei capelli.
Provo un senso di sollievo nel sentirgli pronunciare queste parole.
Sciolgo l'abbraccio e lo guardo in volto: << Mi sono sentita così sola, ero così triste per la tua partenza, ero inavvicinabile e... E... >> comincio a parlare velocemente, poi mi riscuoto per mettere ordine nella testa e continuo: << Ero triste Ryan. Tu sei il mio migliore amico e senza te mi sento persa... Se puoi perdonami. >> termino.
Lui sorride ancora, poi mi agita il dito indice davanti al viso: << Non voglio mai più venire a sapere che hai bevuto, okay? >> Dice severo.
Annuisco << Okay. >>
Mi abbraccia. << Mi sei mancata. >> Quando mi stringe forte a lui, mi sento serena. Chiudo gli occhi e un nuovo profumo invade le mie narici.
Deve aver cambiato profumo. Mi piace. Va sul forte e sul dolce.
<< Adesso vado. >> dice.
Annuisco e mi posa un bacio sulla fronte.
Lo guardo andare via e finalmente sento il mio cuore più leggero.

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