58

2.1K 90 0
                                    

Ancora non riesco a credere che siano venute a cercarmi per chiedermi scusa.
Che lo avranno fatto per prendersi gioco di me? Ancora.
Non saprei proprio che pensare; di certo non mi aspettavo una cosa del genere, credevo avrebbero continuato a infastidirmi fino alla fine dell'anno scolastico.
Parlarmi di Blake mi ha fatto tornare in mente brutti ricordi. Ricordi di una vita passata che voglio assolutamente dimenticare; il solo pensiero di quello che mi facevano mi fa provare vergogna.
Lui mi ha portata sulla cattiva strada, lui e i suoi amici.
Mi hanno drogata e hanno approfittato di me, ma quando l'ho scoperto, poi a poco a poco ho capito che stavo meglio se lo facevo.
Bere e prendere droga mi faceva stare bene. È così che è iniziato tutto, è così che mi sono ritrovata rinchiusa in quella clinica.
<< Quello però è il passato, Alexa. >> mi dico.
<< Ora sei cambiata, sei diversa, sei felice, hai un ragazzo fantastico che ti ama. >>
Si. Sono felice. Finalmente lo sono.
Ritorno a casa e mi precipito nella mia stanza, mi butto sul letto e prendo il cellulare. Lo sblocco e clicco sull'app WhatsApp.
È appena andato via ma già mi manca.
Cerco il contatto di Ryan e lo chiamo; risponde dopo due squilli.
Vederlo mi riempie il cuore di gioia.
<< Ryan! >> esclamo.
Guarda me, sorride, poi si guarda intorno e torna a posare lo sguardo su me. La sua espressione è persa, preoccupata, e questo fa preoccupare anche me.
<< Piccola, ho risposto solo perché mi manchi già e volevo vederti, ma tra un po' ci chiamano e dobbiamo prendere posto sul treno. >> dice dispiaciuto.
Mi rabbuio e annuisco.
<< Va bene. >>
<< Non fare così. Ci sentiamo per messaggi e per telefono. La videochiamata la faremo quando sarò arrivato all'hotel, va bene? >> dice con tono calmo.
Annuisco e forzo un sorriso.
Mi rabbuio di nuovo: << È successo qualcosa, piccola? >>
Scuoto la testa: << Non è il momento. Ne parliamo quando sarai arrivato, okay? >>
Mi rivolge un sorriso e mi manda un bacio.
Come mi mancano le sue labbra, il suo sapore.
<< Piccola, devo chiudere, ci hanno chiamati. >>
Annuisco e gli mando un bacio e lui fa lo stesso.
<< A dopo. >> dice facendo il simbolo del telefono con la mano.
Annuisco e lo saluto.
Quando chiudiamo la videochiamata mi sento sola in queste piccole quattro mura.
Questa stanza che fino a qualche mese fa erano il mio posto sicuro, adesso è un po' troppo piccola, mi sento soffocare.
Ryan è il mio posto sicuro adesso.
Decido di prendere un po' di aria fresca nonostante sia dicembre e faccia freddo.
Prendo il cappotto e me lo infilo.
<< Nonna, esco un po'. Torno per pranzo, okay? >>
Mia nonna viene verso di me e mi dice di aspettare un secondo.
<< Devo darti una cosa. >>
Inarco un sopracciglio: << Cosa? >>
<< Aspetta qui. Torno subito. >> dice, poi scompare nel corridoio, e infine nella sua camera.
Pochi minuti dopo ritorna con in mano un bracciale. Lo guardo, lo osservo bene e mi sembra si averlo già visto da qualche parte, ma non ricordo dove.
<< Questo era di tua madre. >>
Ecco dove lo avevo visto! Nella foto che ho di mia madre lo portava. Per questo ricordavo di averlo già visto.
La osservo mentre mi prende il polso e mi mette il braccialetto, poi lo aggancia.
Lo osservo attentamente: è d'argento.
Semplice ma elegante, ha tre ciondoli, uno è un biberon, uno è la scritta "Mum", l'altro con la scritta "Family".
Mi vengono le lacrime agli occhi.
<< Tua madre sapeva di dover morire. Con te fra le sue braccia mi ha fatto promettere di dartelo.
<< Mi ha detto: "dalle il mio bracciale. Voglio che lo porti sempre con se, voglio darle qualcosa di mio così mi avrà sempre al suo fianco. Dalle il mio stesso nome e dille che io le starò vicina. Qualsiasi cosa le accada, bella o brutta che sia. Dille che l'amo con tutto il cuore, con tutta la mia anima. Dille che l'ho conosciuta e che l'ho tenuta tra le mie braccia." >>
Mia nonna ripete le stesse parole di mia madre con le lacrime agli occhi.
Mia madre mi ha stretta a se?
Mi stringo nelle spalle e chiudo gli occhi cercando di sentire quel calore.
<< È morta tenendoti stretta a se. Non ti ha lasciata. Solo quando ha chiudo gli occhi per sempre, ti hanno staccata da lei tagliando il cordone ombelicale. >>
<< Eri li? >> chiedo.
Annuisce e tira su col naso. << Ero con voi. >>
Adesso anche a me vengono le lacrime agli occhi. Mi butto fra le braccia di mia nonna e insieme scoppiamo a piangere.
<< Mi racconti di lei? >> chiedo singhiozzando.
Mia nonna mi tira per le spalle indietro e mi guarda in volto, mi asciuga le lacrime e mi accarezza il viso:
<< Certo, tesoro. Vieni. >>
Mi prende per mano e mi porta con se nel salotto, ci sediamo, una di fronte all'altra e aspetto con ansia che mia nonna cominci a raccontarmi di mia madre.
Sospira pensierosa, sorride, poi alza gli occhi su di me.
<< Gli somigli così tanto... >> dice.
Le sue spalle prendono a fare su e giù a un ritmo veloce, al ritmo del suo respiro.
<< Davvero? >>
<< Tesoro, si. Lo sei. E non solo caratterialmente. >>
Sorrido.
<< Tua madre era sempre solare, regalava un sorriso sempre a tutti. >>
Mi rabbuio: << Ma io non sono
così. >> le faccio notare.
Mi prende la mano: << Da piccola. Lo sei sempre stata. Se ora non lo sei più o lo sei meno, è perché la tua vita è cambiata. Ha preso una strada sbagliata, ma quando riuscirai a prendere quella giusta, lo sarai di nuovo. >> il suo tono di voce mi tranquillizza in un modo in cui non mi è mai successo.
Sorrido. << Continua, ti prego. >>
Annuisce e riprende il suo racconto.
<< Alexandra era buona, dolce, affettuosa, disponibile, sempre sorridente. >>
Mi si illuminano gli occhi a sentir parlare di lei.
<< Era una ragazza davvero fantastica, la figlia che tutti vorrebbero avere. >> esclama orgogliosa.
Sorrido ancora una volta e mia nonna.
<< Lo sei anche tu, tesoro. >> dice.
So che lo dice solo perché è mia nonna, ma io non sono come mia madre, non lo sarò mai.
Faccio spallucce. << Non credo,
nonna. >>
Mi prende la mano e l'accarezza:
<< Non dire così. Tu le somigli
molto. >>
<< Ma somiglio anche a mio padre. >> ripenso al nostro incontro. Quando è venuto a casa chiedendomi di parlare.
Non lo perdonerò mai. Per me non c'è mai stato, e continuerà a non esserci. Non ho bisogno di lui. Adesso ha la sua famiglia; non sono io, ma non mi importa.
<< Potrai anche somigliare a tuo padre, avere i suoi stessi occhi, ma tu sei come tua madre. >>
Sorrido. Ne sono felice. Voglio essere come lei. Voglio essere voluta bene da tutti. Mia madre sarà il mio esempio.

Sei l'errore che rifarei{COMPLETA}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora