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Due giorni. Sono passati solamente due giorni da quando quel mercoledì sera Ryan mi ha detto che sarebbe partito per due settimane. Mancano ancora dodici giorni al suo ritorno, e io mi sento così sola.
Se sto contando i giorni? Si.
Mi manca da impazzire. La sera che è partito, mi ha inviato un messaggio: "Siamo arrivati. Il viaggio è andato alla grande. Ci sentiamo."
Dopo quel messaggio, sono riuscita a sentirlo solo due volte. Sono molto impegnati con le prove, questa sera hanno la prima serata, e domani mattina hanno un piccolo spettacolo in un piccolo locale - credo sia un bar - e la sera un'altra serata.
Sono impegnatissimi. Sono felice che la loro band stia cominciando ad essere conosciuta, però Ryan è sempre molto impegnato. In questo ultimo mese siamo usciti poche volte insieme.
Il mio cellulare squilla. Alzo gli occhi al cielo, poi però penso che potrebbe essere Ryan e corro a prenderlo.
"Ciao Terry..." rispondo delusa, ma cerco di non farglielo capire.
"Questa sera ti veniamo a prendere. Fatti trovare pronta per le 20."
Dice non dandomi nemmeno il tempo di aprire bocca.
So che sarebbe inutile, quindi accetto il suo invito a uscire, e poi credo mi farà bene distrarmi un po'. Se me ne resto a casa, finirò col pensare a ciò che ha fatto Camille e a Ryan che è a chilometri di distanza da me. Tutti pensieri negativi, quindi è meglio se esco; almeno forse riuscirò a tenere la mente occupata.
Terry riattacca e io resto con il cellulare ancora all'orecchio, poi sospiro e poso il cellulare sul comodino del mio letto.
Guardo l'ora, poi mi chiudo in bagno e mi faccio una doccia veloce per poi tornare in camera mia e cominciare a prepararmi.
<< Tesoro? >> mia nonna compare da dietro la porta, poi entra chiudendo la porta alle sue spalle.
Mi guarda incrociando le braccia al petto. La guardo preoccupata. So che deve dirmi qualcosa, lo capisco dalla sua espressione, dal suo modo di guardarmi.
Restiamo a guardarci per qualche secondo, poi mia nonna comincia a parlare. << Posso chiederti una
cosa? >>
Mi stringo nelle spalle e annuisco.
<< Hai litigato con... Ryan? >> esita un po' pronunciare il suo nome.
Spalanco gli occhi e scuoto la testa:
<< No... Come ti viene in mente? >>
Fa spallucce, si volta dalla parte opposta, poi torna a posare gli occhi su di me.
<< Non esci con lui questa sera? >>
<< Nonna, Ryan è in viaggio con la band. >> dico.
Mi guarda sorpresa: << Davvero? Wow, ma è fantastico! Quei ragazzi devono farsi conoscere, sono bravi. >>
Ridacchio: << Come fai a saperlo? Non li hai mai sentiti. >>
<< Me lo hai detto tu. >>
Annuisco non appena ricordo la sera che tornai a casa dopo il viaggio a Staten Island: mia nonna che mi chiede come sono andati, e io che le dico che sono bravissimi, davvero eccezionali.
<< Hai ragione, nonna. >> scoppio a ridere e lei con me.
<< Quando torna? >> chiede dopo aver riso per un bel po'.
<< Tra due settimane. >> mi rabbuio.
Mia nonna mi abbraccia e mi dice che senza che me ne accorga, Ryan sarà già di ritorno.
<< Speriamo. Mi manca così tanto. >> sibilo abbassando lo sguardo.
Mi accarezza la guancia: << Tesoro, sei molto affezionata a lui, vero? >>
Alzo gli occhi su di lei e annuisco.
<< Gli voglio tanto bene. È il mio migliore amico. >>
Mia nonna sembra un po' sorpresa, o confusa, o non lo so. Resta il fatto che mi guarda con una strana espressione sul volto.
<< Il tuo migliore amico... >> ripete e io annuisco.
Annuisco, poi mia nonna mi abbraccia ed esce dalla mia camera chiudendo la porta alle spalle.
Mi asciugo per bene, indosso l'intimo e mi posiziono davanti l'armadio per decidere cosa mettere.
Passo il dito indice sotto il mento mentre studio attentamente cosa indossare questa sera.
Jeans, sicuro. Prendo il mio paio preferito e lo poso sul letto.
È semplice, liscio, niente stracci, niente brillantini, niente di niente. Un semplice jeans alto di vita, comodo.
Lo indosso e continuo con la ricerca del mio abbigliamento.
La parte più complicata è trovare qualcosa di carino da mettere sopra. Ho alcune cose molto belle, eppure non so perché, non riesco a metterle; indosso sempre le stesse cose.
Ma questa sera no. Questa sera voglio indossare qualcosa di diverso. Qualcosa che non ho mai messo.
Passo in rassegna tutte le maglie che possiedo, poi trovo appesa ad una gruccia, una maglia che non ricordavo di avere. Ecco quello che odio di più: dimentico quello che ho perché metto sempre le stesse cose. E questa maglia è davvero molto bella!
È una maglia nera, scollo a barca, maniche a tre quarti, di pizzo; dietro, ha un altro scollo, a V che mi lascia la schiena scoperta.
La prendo dalla gruccia, e la indosso. Mi sta benissimo! Cavolo! Come ho fatto a dimenticarla? Non ricordo nemmeno quando io l'abbia comprata!
<< Alexa, volevo chiederti stas... >> mia nonna entra in camera e si interrompe, mi guarda attentamente, più che me, guarda la maglia che indosso.
<< Nonna, guarda qui. Non è bellissima? >> mi volto di spalle per farle vedere lo scollo dietro, poi continuo a giare su me stessa.
<< Ti piace? >> chiedo dopo aver fatto la sfilata.
Mia nonna se ne sta sulla soglia della porta, con una mano ancora poggiata alla maniglia, batte gli occhi e mi fissa in silenzio.
D'un tratto vedo il suo respiro accelerare, poi gli occhi farsi lucidi.
Mi avvicino a lei e l'abbraccio.
<< Nonna? Che hai? Sembra che tu abbia visto un fantasma. >>
Mi avvicino e la prendo per le spalle, sembra quasi che da un momento all'altro svenga.
<< Nonna, ti prego parla. Dimmi cosa ti prende. >> mi sta spaventarmi. Continua a fissarmi senza aprire bocca.
Allora mi posiziono davanti a lei e porto le mani sui fianchi picchiettando il piede a terra: << Nonna parla per favore! Dì qualcosa. >>
La nonna da me, sposta lo sguardo a terra, poi si guarda intorno, e infine ritorna su me.
<< Quella era di tua madre. >> indica la maglia che ho indosso.
Ecco perché non ricordo di averla mai comprata!
<< Le somigli molto, e con questa maglia indosso sei identica a lei. >>
Guardo mia nonna e guardo la maglia che sto indossando. Mi sento a disagio. Pensare che questa era di mia madre mi rende felice - per il semplice fatto di avere qualcosa di suo - e triste e fuori posto perché so che anche se le somigli molto, io non sarò mai come lei.
Mia madre era buona con tutti, sempre gentile, sorridente, allegra. Io sono l'esatto opposto: sono un'alcolizzata, scontrosa, malinconica, incasinata.
Se fosse qui, mi direbbe che sono la sua più grande delusione, che sono la figlia che nessuno vorrebbe avere perché porta solo problemi.
Io sono Alexa Collins, la ragazza internata per disintossicarsi dall'alcol.
Non bevo più, questo ormai si è capito; il problema è che quando vieni inquadrato e vieni etichettato, difficilmente quell'etichetta viene cambiata. Per questo io sarò sempre: Alexa Collins l'alcolizzata.
Mia nonna mi sta ancora guardando, e sul suo volto c'è disegnato un sorriso.
Faccio per toglierla, ma mi ferma:
<< No, cosa fai? Non toglierla. Era di tua mamma, ma ora ci sei tu. È tua adesso. >>
Le sorrido, l'abbraccio e le do un bacio sulla guancia.
<< Cosa eri venuta a dirmi? >> chiedo.
Mia nonna scuote la testa come a riprendersi dal ricordo di mia madre.
<< Si... >> fa una pausa e la sua espressione buffa mi fa ridere.
<< Volevo chiederti se mangerai fuori o vuoi cenare qui. >>
Scuoto la testa: << Mangio fuori. >>
Mia nonna annuisce, poi un attimo prima di uscire dalla camera, si volta e mi dice che sono bellissima e che con la maglia della mamma sto benissimo.
La ringrazio, poi finisco di prepararmi ed esco.
Spero solo che i ragazzi non mi portino in un locale affollato, ma sopratutto spero che non si mettano ad ordinare alcolici, sento che questa volta non riuscirò a controllarmi. L'assenza del mio caro amico Ryan si fa sentire.

Sei l'errore che rifarei{COMPLETA}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora