Olivia

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Appena l'acqua della doccia iniziò a venire fuori fredda, mi resi conto che il mio sfogo doveva finire. Per quanto mi piacesse avere un bagno tutto per me, il fatto che i tre abitanti di quella casa fossero amanti delle docce, mi impediva spesso di scollegarmi dalla realtà.

Appena uscita, misi in carica il telefono, prima ancora di essermi asciugata i capelli perché erano ore che era morto. Accendendo l'asciugacapelli e guardandomi allo specchio, scoprii la gravità della situazione; se c'era qualcosa di peggio di baciare il fratello maggiore della tua migliore amica morta, era scoprire che provavi ancora qualcosa.

In realtà, erano passate parecchie settimane senza sentire nulla, sentendomi vuota giorno dopo giorno, ora dopo ora, minuto dopo minuto. Baciare Ben era stato il più grande errore della mia vita, ma dovevo ammettere che quei momenti, essendo con lui in un modo in cui non eravamo mai stati prima, mi avevo allontanato dalla realtà. Per molto dura e difficile che fosse da ammettere, lui era stato l'unico a farcela.

Per quanto avessi cercato di negare l'evidenza, quel bacio era accaduto. Ma, in fondo, sapevo quale realtà mi aspettasse; Ben non era il tipo di ragazzo che stesse con qualcuno formalmente, ma piuttosto era quello che cambiava ragazza ogni paio di settimane, e io certamente non ero il tipo di ragazza da uscire con uno come lui.

Per quanto difficile, prima o poi avrei dovuto cercare di dimenticarlo e andare avanti con la mia vita, proprio come la gente si aspettava da me; quindi la cosa più semplice sarebbe stata quella di ignorare le ultime ore e concentrarmi sulla fine dell'anno e scappare da quel luogo.

Avremmo parlato, ci saremmo messi d'accordo nel dimenticare la stupida questione e lui avrebbe continuato a lavorare nel negozio di musica del centro e, infine, io avrei terminato l'ultimo semestre e sarei andata a Seattle, lontana da Grove's Hills, sperando di non tornare indietro mai più.

Sarei andata al college, avrei studiato filologia, avrei fatto un master su Emily Bronte o Sir Arthur Conan Doyle e avrei trovato un lavoro tranquillo sulla costa occidentale. Tutto sarebbe andato secondo i piani.

Persa nei miei pensieri e con i capelli già asciutti, mi sfilai l'asciugamano e mi misi un pigiama, uno diverso da quello di "Hello Kitty". Quando chiusi la luce del bagno, da sola, nel buio della mia stanza, il "nostro" angolo sicuro, ripensai a tutto ciò che Em ed io ci eravamo dette in tutti quegli anni in quel luogo, stese sul pavimento, fissando il tetto, con qualche lacrima o risata.

Fu allora che mi accorsi che il telefono continuava a vibrare e a fare luce sopra il mio letto. Camminai velocemente e lessi i due messaggi di Ben.

 Camminai velocemente e lessi i due messaggi di Ben

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"Ollie"

"Guarda fuori dalla finestra"

Arrossii al pensiero che fosse in giardino, nel mio giardino, dopo le undici di un sabato di marzo.

L'ultima cosa che volevo fare in quel momento era affacciarmi alla finestra che era davanti al mio letto per scoprire che era lì per parlare di quanto era appena accaduto. Avevo fatto la doccia, avevo cacciato via il suo odore dai miei vestiti, il suo profumo sulla mia pelle, il gusto delle sue labbra. Eppure, seguendo i valori che mi avevano accompagnato fin dall'infanzia, decisi di farmi avanti per cercare di non essere sgradevole al punto da ignorarlo, dal momento che era venuto fin lì.

"Scendo subito", scrissi in fretta.

Aprii la porta della mia stanza ancora nel buio, cercando di non svegliare nessuno in casa, e andai al piano di sotto a piedi nudi.

«Sei ancora sveglia», disse, quasi sorpreso di vedermi.

«Sono ancora sveglia», risposi quasi in un sussurro, notando l'espressione vaga sul suo volto; «che cosa ci fai qui, Ben?»

D'un tratto si fermò a guardare il pavimento e fissò il suo sguardo sul mio.

«"Che cosa ci fai qui, Ben" è che tutto ciò che hai da dire dopo quello che è successo?», disse con brutalità, e rimasi scioccata dalle sue parole.

«Che cosa  ti aspettavi, eh? Un "Ti amo, Ben. Ti ho sempre desiderato. Ti prego di dimenticare tutte le ragazze e farmi essere tua per sempre", per esempio?», risposi con rabbia.

«Senti, Olivia, questa situazione fa schifo, ma è stato un colpo basso, anche per te», scattò con rabbia negli occhi.

«Mi dispiace di non averti comprato dei fiori per congratularmi con te per la tua realizzazione», risposi a voce troppo alta, sarcastica.

«Realizzazione? Di che cosa stai parlando, Ollie?», chiese sorpreso, ma con gli occhi ancora pieni di odio velenoso.

«Andiamo, Ben. Non essere indifferente. Sono certa che i tuoi compagni della band stanno andando fuori di testa sapendo che anche l'amica della tua sorella morta è caduta tra le tue braccia», gli dissi con gli occhi pieni di lacrime che non avrei permesso cadessero sulle mie guance.

«Olivia, calmati. Non ho idea di cosa tu stia parlando; sei fuori di te! Tu non sei come le altre», rispose, quasi in un sussurro senza guardarmi.

«"Tu non sei come le altre"? È questo il meglio che sai dire? Spero davvero che tu stia scherzando. Lasciami in pace, Ben», sbottai.

«Ollie...», iniziò.

«Ti ho detto di andare!», lo tagliai, furiosa.

«Come vuoi, Olivia. Ma sappi che un giorno, quando ti renderai conto esserci tra noi più che il legame che abbiamo avuto grazie ad Em, non venire a cercarmi. Ho già perso troppo per lasciare che qualcuno rovini quel poco di decente che resta ancora in me. Sai? Forse un giorno potresti fermarti a pensare che anche gli altri soffrono. Non dimenticare: lei era mia sorella. Buonanotte», disse, ma questa volta, con un dolore negli occhi e nella voce che non avevo mai visto prima.

Avevo rovinato tutto. In quel momento volevo dire tante cose, troppe, ma nessuna di loro osava uscire dalla mia bocca. Lo stavo fissando dritto negli occhi; mi guardava con rabbia e io tremavo in silenzio. Tutto ciò che volevo in quel momento era tornare indietro e dimenticare il mondo, come eravamo riusciti a fare nel suo portico.

Ma sapevo che non sarebbe mai accaduto; glielo vidi negli occhi: aveva smesso di guardarmi come aveva fatto negli ultimi dieci anni. Ora il suo sguardo era vuoto, e io ero la persona che aveva fatto irruzione con rabbia in esso.

«Ben, io...», provai a scusarmi, non riuscivo più a vederlo perché le lacrime me lo impedivano.

Ma lui si voltò nel buio della notte, e vidi come tutto quello che avevamo vissuto insieme, con o senza Em, stava andando all'inferno

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Ma lui si voltò nel buio della notte, e vidi come tutto quello che avevamo vissuto insieme, con o senza Em, stava andando all'inferno.

Colpa mia.

WATERS - l'ultima goccia di teWhere stories live. Discover now