Calvairate

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Sapevo già che quella sarebbe stata la parte più difficile del trasferimento.
Tremavo, avevo paura.
Gionata mi teneva per mano, la stringeva saldamente, senza esitazione.

" Dai piccola.. " Cercò di rincuorarmi mentre con il pollice accarezzava il palmo della mia mano.

Guardavo casa di mia mamma con disprezzo, ripercorrevo la giornata in cui mi aveva buttato fuori di casa e mi lasciavo trasportare dalle fitte al cuore.
Guardavo le chiavi che rigiravo nella mia mano sinistra da circa un quarto d'ora, io a differenza del ragazzo affianco a me, esitavo.
Lo guardai negli occhi, era in pena per me.

Quel giorno venne solo lui con me, Diego non ci riuscì.
' Vai con Gionata, lui ti aiuterà meglio di quanto possa fare io ' disse, anche lui con la sofferenza negli occhi.

Sospirai, avrei riaffrontato quella donna per l'ultima volta, poi sarebbe finita.

" Andiamo.. " Sussurrai piano, quasi sperando che non mi sentisse.

Mi tirò verso il portoncino, mi prese le chiavi della mano e aprì, spingendomi leggermente dentro.
Mi feci forza ed iniziai a salire le scale, seguita da Gionata.
Arrivata davanti la porta esitai ancora una volta, ricominciando a tremare al pensiero di rivedere mia madre.

" Diana, amore.. " Appoggiò le sue mani sui miei fianchi, stringendoli.
" Ci sono io con te. Non ti succede nulla. "

Mi guardò negli occhi, stavolta niente pena, cercava di trasmettermi forza.
Appoggiò le sue labbra sulle mie, regalandomi un bacio a stampo per poi sorridermi.

Sospirai ancora una volta, mentre infilavo la chiave nella serratura e giravo, lentamente.
Entrai nella mia ormai vecchia casa, guardandola attentamente. Inspirai profondamente, mia mamma aveva spruzzato da poco il deodorante per interni alla lavanda.
Lei non c'era in casa, aveva lasciato tutto ordinato, aveva pulito da poco.
Andai verso la mia stanza lentamente, cercando di memorizzare ogni piccolo dettaglio.
Notai la vecchia collezione di farfalle che mia mamma aveva abbandonato già da qualche anno, da quando il mio patrigno le aveva detto che spendere soldi in quelle cose era inutile.
Feci una smorfia di disgusto ripensando a quell'uomo e a come avesse distrutto la mia vita.

" Pelato del cazzo. " Sbuffai seccata mentre andavo verso la mia cameretta.
Aprii la porta e anche qua il profumo di lavanda invase le mie narici, mi fece sorridere.
Ricominciai a guardare per bene i dettagli, percorrendo le pareti con la mano.
Dalla carta da parati rosa pastello ai mille fogli sparsi per la stanza, tutto conteneva un ricordo prezioso.
Sorrisi di nuovo quando arrivai alle due foto appese sopra il letto: una raffigurante me e Diego, piccoli, abbracciati e felici; L'altra invece raffigurava tutto il gruppo: Gionata, Mario, Io, Diego e Mirko seduti per terra a Piazza Principe.

" Guarda.. " Lo strattonai per una manica, per attirare la sua attenzione.

" La nostra prima volta a Genova, tutti insieme. " Ridacchiò mentre mi dava un bacio sulla guancia.

Risposi un sorriso sghembo mentre mi voltavo verso l'armadio, dovevo fare le valigie.
Poi, di nuovo, mentre aprivo l'armadio, venni risucchiata da un altro ricordo: le rime di Diego, i vari     " Eazy Rhymes " sparsi per le ante.
Iniziai a ridere come una scema mentre ricordavo le nostre litigate per avermi sporcato l'armadio. Ma lui lo rifaceva ed ogni volta aggiungeva qualche nuova rima.
Una vecchia strofa, quasi scrostata attirò la mia attenzione.

" Non amo vedere la guerra là fuori
Non voglio le gioie
Non conto i dolori "

Scossi la testa, scacciando via i pensieri. Presi due trolley e un paio di borsoni posti sopra l'armadio ed iniziai a riempirli.
Una volta finito il tutto, una morsa mi attanagliò lo stomaco.
Guardai un ultima volta la stanza, sospirai e dopo aver fatto uscire Gionata, carico di bagagli, chiusi la porta.
Prima di uscire per sempre da quella casa scrissi un piccolo biglietto per mia madre in cui le spiegavo che sarei andata a vivere a Milano e che non avrei disturbato più né lei né il suo amato Tommaso.
Non ci pensai più di tanto, terminai il biglietto con un vaffanculo, lo lasciai lì ed uscì di casa, mi sentivo stremata.

La teoria della musica - IZIWhere stories live. Discover now