San Valentino

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14 Febbraio 2012

Guardai infastidita quel maledetto orologio, odiavo il suo ticchettio.
Segnava le 7 e mezza, quella sera sarei uscita con tutto il nostro gruppo.
Il fatto che Diego avesse scelto me e non una delle varie zoccole di Cogoleto per accompagnarlo mi dava una strana sensazione.
Il mio occhio cadde sullo specchio davanti al mio letto e i miei pensieri si intensificarono: mi guardavo e vedevo la mia pelle pallida e il mio corpo troppo grasso a differenza delle altre.

Stasera sarei stata un brutto anatroccolo circondata da cigni pronti a beccarmi.

Mi odiavo, odiavo il riflesso sullo specchio. Erano ormai mesi che controllavo per bene tutto ciò che mangiavo. Ogni giorno andavo a correre per un oretta ma il mio corpo cambiava troppo lentamente e sembrava che i risultati sperati non volessero arrivare mai.

Lo squillo del telefono interruppe i miei pensieri.
Mi alzai dal letto, continuando a guardare il riflesso della mia figura nello specchio.
Che schifo.
Presi il telefono e guardai chi mi stesse cercando: Gionata.
Avevo litigato con lui qualche settimana fa, una delle sue tante ragazze mi aveva mancato di rispetto e lui non le aveva detto niente.
Rifiutai la chiamata e riposai il cellulare sul mobile.
Mi ributtai sul letto, presi un cuscino e mi accoccolai.
Chiusi gli occhi per un momento e senza farci caso caddi tra le braccia di Morfeo.

Qualche ora dopo

" Diana, dai.. Svegliati che è tardi. " Qualcuno mi stava sussurrando nell'orecchio muovendomi piano.

Stropicciai gli occhi, ero ancora assonnata. Li socchiusi e vidi che era Diego, vestito benissimo.
Aveva la camicia bianca con la giacca nera, jeans neri attillati e delle Jordan bianche e nere.
Sorrisi al pensiero di Diego, come una babbea.

" Perché sorridi? Che fai? Ti prendi gioco di me? " Rise, smuovendomi ancora di più.

No Diego, in realtà sorrido perché sei stupendo.

" Dai, alzati e andiamo.. " Mi schioccò un bacino nella guancia e mi tirò dalle braccia per farmi mettere seduta sul letto.
Stirai le braccia, avevo i muscoli indolenziti. Mi alzai e mi andai a controllare di nuovo allo specchio, fortunatamente il trucco non era sbavato e non dovevo sistemarlo.
Presi la borsa, mi spruzzai un po'
di profumo e mi misi davanti alla porta, aspettando che Diego smettesse di fissarmi e si alzasse.

" Te l'ho già detto che sei bellissima?" Sorrise, sinceramente.

Aveva una voce roca, stupenda.
Lo adoravo da morire.

" Dai, andiamo. " Corsi giù per le scale, tanto per non farmi vedere con le guance arrossate.

" Mamma noi andiamo! " Urlai nella fretta, uscendo di casa.

Sentii Diego ridere dietro di me e salutare mia madre per poi chiudere la porta di casa.
Continuando a ridere per la scenetta aprì la sella del motorino e tirò fuori il mio caschetto bianco.

" Mi schiaccerò i capelli, bene. " Sbuffai, al pensiero che li avevo preparati per bene e stavo per rovinarli.
Diego non smetteva di ridere e a quella frase rise ancora di più, con più gusto.
Mi misi in sella e lo abbracciai, tenendomi forte. Il suo stile di guida purtroppo si basava sul correre ed il typhoon era truccato quindi sì, la cosa mi faceva paura.
Ma per quanta paura mi facesse, mi fidavo ciecamente di lui.
Partì a razzo, sfrecciando per le vie di Cogoleto.
Dopo 10 minuti circa arrivammo nel nostro ' covo ', ci aspettavano tutti lì.
Scesi per poi salutare tutti con un sorriso.
Gionata non mi degnò di uno sguardo, neanche aveva ricambiato il saluto. Teneva lo sguardo basso, fisso sul cellulare. Mario e Mirko invece erano felici di vedermi, come sempre.

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