Capitolo 17

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Pov. Cristina

Sentivo il fiato mancare ed il cuore battere ad un ritmo decisamente superiore a quello salutare: mancavano sia e no cinquecento metri alla fine del tracciato ed io ero in testa, ma avevo Kiara con il fiato sul collo e l'atmosfera che c'era fra noi due si tagliava col coltello. Ci separavano cinque miseri punti, il primo posto di una delle due sarebbe bastato a proclamarla campionessa del mondo 2016 e, ovviamente, volevo essere io quell'una. Avevamo risolto i problemi con l'aderenza delle gomme, optando per un altro tipo di pneumatico il giorno precedente, nelle qualifiche ed ora il mio feeling con la mia Yamaha era perfetto; avevo condotto una splendida gara ed io e Kiara ce le davamo di santa ragione a suon di sorpassi da ormai due giri ma, anche essendo rimasta in testa tutto quel tempo, non potevo abbassare la guardia. Finalmente vidi il traguardo a pochi centimetri dalla mia anteriore, accelerai, lasciando la mia rivale dietro di pochi passi e superai la linea che tagliava la fine del tracciato di Assen, con il cuore che pompava sangue ancora più velocemente e l'adrenalina alle stelle. Dalla tribuna rossa che sventolava in aria bandiere con il mio ventinove si alzò un boato assordante, chi lanciava i cappellini con il mio numero per aria, chi metteva in mostra striscioni con la mia foto e chi faceva partire cori che mi reclamavano regina del Motocross. Mio padre era in prima fila, con gli occhi lucidi e le mani fra i capelli, in un misto di orgoglio e sorpresa per la bravura della sua bambina e mia madre piangeva vicino a lui, appiccicata al suo braccio; erano arrivati in mattinata ed avevano assistito ad entrambe le manche dell'ultima gara di campionato, insieme a mio fratello, che vidi saltare oltre le transenne che limitavano l'accesso al tracciato. Mi diedi lo slancio con le gambe e mi alzai sulla moto, sventolando il pugno e togliendomi gli occhiali protettivi, mentre un urlo liberatorio si portava via tutta la tensione che avevo accumulato dall'inizio del campionato. Ero cinque volte campionessa e mi avvalevo di un nuovo primato nella mia categoria, ragion per cui mi sentivo davvero la regina del mondo, in quella frazione di secondo in cui tutto sembrava essersi fermato. Slacciai il casco, sventolandolo, mentre un altro boato si sollevava dalla mia tribuna e sentii Kiara avvicinarsi e toccarmi una spalla, per richiamare la mia attenzione. Ci stringemmo la mano con sportività, sorridendo e ci scambiammo un mezzo abbraccio, per quanto possibile a cavallo di una moto.

-Complimenti, Cris.-Mi sorrise, togliendosi il casco.

-Lo stesso, Kia.-Ricambiai, euforica.

Io e la Fontanesi eravamo rivali da quando lei era entrata in categoria, minacciando il mio primato con la sua bravura, nonostante la sua giovane età, ma fra di noi c'era sempre stato rispetto ed amicizia sin da subito ed ero davvero contenta per il suo secondo posto, anche se la cosa che mi rendeva più felice era la mia vittoria, onestamente. Mi voltai da tutte le parti, cercando l'unico sguardo che ancora non avevo incrociato e quando lo trovai fu come se tutta la frenesia che mi circondava si bloccasse ed in quel tracciato, in mezzo alle centinaia di persone accorse ad assistere alla gara, fossimo rimasti solo io e Valentino. Un luccichio balenò nell'azzurro limpido dei suoi occhi, mentre un sorriso enorme se ne stava disteso sul suo viso pallido, illuminando il suo colorito. Inclinò il capo, portandosi le braccia conserte al petto, mente mi guardava, come a voler dire "te l'avevo detto" e l'ultima occhiata che ci demmo bastò a far sì che l'uno capisse tutto ciò che pensava l'altro. In fondo la vittoria l'avevo raggiunta grazie anche alla serenità che solo Vale aveva saputo darmi e gliene sarei stata per sempre grata. 

-Beh, restiam qui o lo facciamo il giro d'onore?-Mi canzonò la Fontanesi, ridendo, nel notare la mia espressione persa nel vuoto.

-Eh? Sì, certo!-Risposi, come risvegliandomi dalla mia trans ed aprii nuovamente il gas, ripercorrendo il tracciato, mentre Kiara mi seguiva appositamente qualche passo dietro. 

...

Pov. Valentino

Probabilmente era la prima volta in vita mia che mi sentivo tanto fiero per una vittoria che non fosse mia. Ero a conoscenza del potenziale di Cristina e mi aspettavo che portasse egregiamente a termine il suo quinto mondiale aggiudicato, ma non credevo potesse essere addirittura tanto strabiliante quanto lo era stata durante la gara appena conclusa. L'avevo osservata con una lieve preoccupazione, anche sapendo quanto fosse professionale e capace, soprattutto quando percorreva i dossi e la vedevo sollevarsi di ben più di qualche centimetro da terra e tutte le volte che si presentava per lei una possibilità di cadere mi mancava il respiro, ma lei alla fine se l'era sempre cavata, dimostrandosi una macchina da guerra a tutti gli effetti. Il sorriso che mi si era dipinto sul volto nel vederla tagliare il traguardo si allargò quando la vidi voltarsi verso di me ed incatenare l'azzurro dei suoi occhi ai miei, con il volto stanco ed imperlato di sudore e l'espressione fiera e sollevata. Pensai che il talento che era stato donato a Cris alla sua nascita fosse completamente meritato dalla persona meravigliosa che era e mi chiesi divertito se sarei stato capace di darle pezza in una competizione come quella.

-E' veramente incredibile.-Osservai, sorridendo e battendo una mano sulla spalla di Gianluca, che ancora era incredulo per la vittoria della sorella minore.

-Se penso che l'ho vista nascere...-Mormorò, scuotendo il capo con un sorriso grande almeno quanto il mio sul volto.

Concluso il giro d'onore ci dirigemmo in prossimità del podio, per assistere alla premiazione e fummo raggiunti da Edo, il padre di Cris e da sua madre Francesca. Li avevo conosciuti poco prima che cominciasse la gara e ci eravamo presentati frettolosamente, ma la somiglianza fra Cristina e suo padre era tangibile, tranne per il sorriso, ereditato evidentemente dalla madre. Edoardo mi era già noto come un pluricampione in Super Bike; era un uomo sulla sessantina, una decina di centimetri più alto di me ed aveva gli stessi occhi di sua figlia, solo meno grandi e i suoi stessi zigomi alti, la sua stessa espressione decisa e fra i capelli grigi si intravedeva qualche filo bruno, com'erano i capelli di Cris. Francesca sembrava pochi anni più giovane di suo marito ed aveva un'altezza media, non comparabile a quella di Cristina, ma non indifferente e portava i capelli biondi legati in una coda di cavallo bassa, in modo da non infastidire il cappellino rosso con il ventinove della figlia che portava in testa ed i suoi occhi verdi avevano un'aria materna che mi ricordava stranamente quelli di mia madre; aveva le stesse labbra ben disegnate di Cristina ed il loro sorriso era quasi identico, se non per qualche ruga di espressione in più nella madre. Gianluca infine somigliava più a sua madre, se non per il colore dei capelli e l'abbronzatura tipica del padre e della sorella, avendo lineamenti meno mediterranei, presenti invece in Edoardo, di origini salentine ed era poco più alto di me.

La premiazione cominciò con l'inno di Mameli che si diffondeva per tutta la tribuna attraverso gli altoparlanti diffusi per il tracciato e notai una lacrima solitaria rigare il volto sorridente di Cris, mentre teneva una mano ferma sul cuore che, immaginavo, battesse all'impazzata. Aveva gli occhiali protettivi appesi al collo e li rimosse solo per lasciar spazio alla medaglia di campionessa che le conferirono, insieme al trofeo del tracciato di Assen, che alzò sopra alla sua testa, mentre mostrava la medaglia con la mano destra, trionfante ed un'infinità di urla e strepiti si alzavano dalla sua tribuna. Si tolse il pezzo superiore della tuta, insieme alla corazza protettiva, rimanendo in top, in occasione del bagno di champagne. Storsi il naso quando una serie di commenti coloriti si alzarono fra i presenti in tribuna, ingelosito, ma decisi di lasciar perdere e continuare a tenere gli occhi incollati su Cristina. 

...

Pov. Cristina

Mi gettai stancamente sulla sedia nel box, aspettando che i miei genitori, Gianluca e Vale riuscissero a districarsi fra le decine di giornalisti che premevano per incontrarmi e venire da me. Mi asciugai la fronte imperlata di sudore con un asciugamano e riaprii gli occhi giusto in tempo per essere accecata da decine di flash che scattavano verso un puntino fra la folla: Vale. Immaginavo che la sua presenza non sarebbe passata inosservata ed ero già pronta alle mille domande che mi sarebbero state rivolte, ma, al momento, tutto ciò che volevo era abbracciarlo.

-Cristina, abbiamo notato che il campione Valentino Rossi è venuto a tifare per te. Cos'hai da dire in merito? State insieme?!-Una giornalista mi mise il microfono di un'importante emittente televisiva sotto al naso e cominciò a sparare una serie di parole a raffica.

-Ho appena vinto il mio quinto mondiale, mi scusi se sono così diretta, ma trova che questa sia una domanda concerne alla situazione?-Mormorai, velenosa e scocciata dalle solite domande completamente fuori tema di quegli squali che sono i giornalisti. Non avrebbero avuto la soddisfazione di gonfiare ancora di più lo scoop da me ed avrei risposto solo a domande intelligenti e su questo sarei stata irremovibile.

Can you fix my heart, Doctor? [Valentino Rossi]Where stories live. Discover now