Capitolo 3

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Il bus si fermò davanti a noi ed un gruppetto di altre venti persone. Finii di fumare gli ultimi tiri della sigaretta e spensi il mozzicone nel posacenere di terracotta lì vicino, quindi mi diedi una riavviata ai capelli e salii per ultima dopo Francesca. 

Sistemammo le valigie nei vani sopra le nostre teste, tenendo invece le borse con noi e ci sedemmo in due degli ultimi posti, per evitare di dover subire il brusio diffuso nei primi. Con del disinfettante per le mani le pulii dal cattivo odore lasciato dalla sigaretta e cominciai a masticare una gomma per far sì che neanche l'alito ne risentisse; ne offrii una a Fra, ma lei-sempre super fissata con la dieta-non accettò nulla che contenesse zucchero anche in minima percentuale.

Avremmo dormito in hotel una sola notte e l'indomani ci saremmo dirette a Spielberg, distante due ore e mezza circa da Vienna, per assistere alle qualifiche in attesa del Gp d'Austria. Il viaggio fu piuttosto tranquillo e non durò molto, ma comunque Fra continuò a parlare della gara per tutto il tragitto.

-In questo momento staranno facendo le prove libere.-Osservò sconsolata, guardando fuori dal finestrino. Immaginavo le dispiacesse non poter assistere e lo stesso valeva per me, ma non ne facevo un dramma, viste le prossime qualifiche.

Avremmo dovuto assistere alle prove fino ad una settimana prima, poi le si era presentato un impegno lavorativo senza precedenti proprio quel giorno-cioè un servizio fotografico per Calvin Klein-e avevamo rinunciato, posticipando la data del volo all'undici Agosto. 

-Pensa che domani ci saranno le qualifiche e tu sarai l'ombrellina di Rossi.-Le ricordai, per tirarle su il morale e infatti le si dipinse in viso un sorriso stupendo, oltre che un'espressione ammaliata.

-Sento che domani sverrò.-Commentò, sognante.

-Ovviamente sverrai.-La canzonai, scrollando le spalle e beccandomi un pugnetto sulla spalla e una linguaccia in risposta.

Il bus si fermò lungo una delle grandi vie centrali contornate da lampioni e noi scendemmo portandoci dietro i bagagli. Mentre trascinavo giù il trolley rosso che mi ero portata dietro, Francesca apriva Google Maps e cominciava a dettare indicazioni piuttosto confusionarie.

-Dai qua, senò facciamo la muffa!-La incitai, prendendole il telefono di mano ed osservando la cartina sullo schermo.

-Si può sapere perché mi tratti così male oggi?-Domandò contrariata, incrociando le braccia sotto al petto e pestando un piede.

-Ma ven via! Che esagerata!-Le risposi ridendo, dopodiché cominciai a tracciare il nostro percorso sulla mappa virtuale.

Seguendo le mie indicazioni, imboccammo un'altra strada identica a quella in cui già ci trovavamo, fino a ritrovarci davanti ad un lussuoso edificio dalle nere pareti marmoree, costeggiato da piante e con grandi tende da sole rosse a tenere i lucidi finestroni ed il portone di vetro infrangibile riparati dal sole battente. La scritta "Grand Ferdinand" in lettere metalliche troneggiava sull'enorme ingresso principale, alla quale entrata si trovava un portinaio con indosso una divisa dello stesso rosso delle tende da sole. 

-Guten Morgen, feine Damen!-Ci salutò calorosamente, aprendoci la porta.

-Guten Morgen, Sir.-Rispose allegramente Francesca, mentre io mi limitai a sorridere, non capendo cosa stessero dicendo di preciso e non sapendo come rispondere.

Entrando restammo ammaliate dalla bellezza della hall, arredata con bellissimi mobili in legno pregiato, illuminata da enormi lampadari di cristallo ed intarsiata da lucidissimo marmo. Ci dirigemmo al bancone per ricevere le chiavi della nostra camera doppia, Fra si mise a parlare in tedesco con la donna che si occupava dell'assegnazione delle stanze, facendomi sentire stupida, dato che non capivo una singola parola, poi ci avviammo per le scale.

Feci scorrere la tessera che fungeva da chiave per l'apposita fessura vicino alla porta della nostra camera, aprendola. Due letti in legno d'acero rosso e allestiti con coperte candide e profumate erano sistemati con la spalliera in comune vicino alla parete bianca alla nostra destra, un lampadario di cristallo più piccolo di quello della hall capeggiava al centro della camera e sulla sinistra c'erano una vasca da bagno di lucidissima porcellana ed una scrivania di legno rosso e marmo, con tanto di specchiera circondata da luci al neon per truccarsi e sedia coordinata. Sul parquet di legno scuro era disteso un enorme tappeto di finta pelliccia bianca ed ai piedi dei letti c'erano due pouf di pelle rossa. Nell'angolo vicino alla porta una parete costeggiata di mattonelle rosse separava la zona letto da un bagnetto di servizio con un lavandino ed una toilet e infondo alla stanza due grandi finestroni davano una splendida vista sul centro di Vienna.

...

L'indomani ci svegliammo alle sei di mattina per prepararci, fare colazione e partire alla volta di Spielberg alle sette in punto. Avevamo noleggiato un auto che ci aspettava fuori dall'albergo via internet e con quella e l'aiuto del navigatore riuscimmo ad arrivare alla pista senza intoppi-se escludiamo le mie "inversioni di riparazione" ogni qualvolta sbagliavo strada-e ci dirigemmo al paddock.

Fra si mise al collo il pass che le avrebbe consentito di entrare nel paddock per indossare gli abiti che le avrebbero dato gli sponsor ed io la accompagnai fino all'entrata. Tutto intorno al camion blu con il marchio della Yamaha ed il quarantasei del Dottore stampati sulla cabina, vedemmo una ressa incredibile che mi fu familiare: il Motocross non sarà famoso quanto la MotoGp, ma i nostri fans sono calorosi allo stesso modo e di scene del genere ne vedevo ogni weekend di gara, fuori dal mio caravan.

-Sicuramente Rossi sta uscendo ora, se sono tutti accalcati così.-Osservai, sporgendomi per cercare di vedere oltre il mucchio di persone davanti a noi.

-Può darsi.-

La risposta ci arrivò quando lo vedemmo oltrepassare la folla con lo scooter e passare a un palmo di naso da noi. Mi sembrò di vederlo voltarsi per qualche secondo e guardare dalla nostra parte, per poi tornare a cercare di evitare di essere investito da tutta la gente che c'era.

-Oddio! Ma ti ha guardata o sbaglio?!-Esclamò Francesca, in preda ad un attacco cardiaco.

-E' sembrato anche a me, ma non penso.-Scrollai le spalle, indifferente.

-Tu sei veramente un mistero.-Scosse il capo, notando la mia reazione indifferente-Comunque devo scappare ora, ci vediamo dopo!-Mi salutò, stampandomi due baci sulle guance e correndo a prepararsi.

Can you fix my heart, Doctor? [Valentino Rossi]Where stories live. Discover now