Capitolo 7

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Ero ferma davanti alla massa di vestiti che avevo estratto dalla valigia da almeno un quarto d'ora, senza sapere cosa mettere. In genere indossavo le prime cose che mi capitavano a tiro, senza curarmi dell'impressione che avrei potuto fare agli altri, ma quella mattina era diverso.

-Su, ammettilo, Valentino ti piace.-Le parole di Francesca mi fecero sobbalzare: fino a pochi secondi prima era chiusa in bagno e non mi ero neppure accorta che fosse uscita.

-Che cosa te lo fa pensare?-Le chiesi, sbuffando una risatina.

-Mh...Vediamo...-Finse di farfugliare, stendendosi sul mio letto e giocherellando con una ciocca di capelli.-Forse il fatto che, in nove anni, è la seconda volta che ti vedo in dubbio su cosa mettere; la prima è stata otto anni fa, quando Leo ti ha invitata ad uscire per la prima volta.-Spiegò, con l'aria di chi la sa lunga, rotolandosi fra le coperte stropicciate.

-Non dire sciocchezze.-Le risposi, poco convinta; sapevo che Fra aveva ragione, ma non l'avrei mai ammesso, né a lei, né a me stessa.

-Anche se dici così, lo sai che ho ragione!-Esclamò, rizzandosi in piedi e venendomi incontro.

-Ti ricordo che sono fidanzata.-Chiarii, guardandola storto.

-Se lo dici te...-Sbuffò, cominciando a spazzolarmi i capelli, senza neppure aver chiesto il mio permesso.

-Lo so che non ti piace Leo, ma, per ora, stiamo ancora insieme e tu non puoi farci niente.-Le ricordai, riprendendo a rovistare fra i vestiti.

-Hai detto bene: "per ora".-Insistette, strappandomi un crop top bianco di mano e cominciando a recuperare altri vestiti dal mucchio-Ecco, metti questi.-Insieme al crop top, mi porse una giacca nera oversize della nike, un paio di shorts in jeans e per finire mi passò le adidas che mi aveva prestato il giorno precedente-Se ti metti qualcosa di troppo formale, sembrerà che l'hai fatto a posta.-Mi spiegò, risedendosi sul mio letto.

Io restai qualche secondo a fissare il completo che mi aveva dato, quindi decisi di seguire il suo consiglio e vestirmi. Infilai le scarpe e pettinai i capelli, che decisi di lasciare sciolti e mi spruzzai un po' di profumo.

-Sono pronta.-Esclamai, voltandomi verso Francesca, per sapere cosa ne pensasse.

-Sei bellissima, come sempre.-Sorrise, squadrandomi.-Però non sei ancora pronta.-Constatò, avvicinandosi e facendomi segno di sedermi-Prometto che ti trucco poco!-Mi pregò, tirando fuori il labbro inferiore ed io alla fine acconsentii.

Stese un po' di fondotinta, lo opacizzò con la cipria, evidenziò il mio sguardo con una linea sottile di eyeliner ed una passata abbondante di mascara e mi colorò le labbra con una tinta nude. 

-Adesso siamo pronte.-Sorrise, dopo avermi truccata ed essersi infilata le scarpe.

Feci per aprire la porta della camera, così che potessimo dirigerci alla hall del piccolo hotel di Spielberg in cui avevamo dormito la notte precedente, quando sentii il cellulare squillarmi nelle tasche. Lessi il nome sul display e fui tentata di chiudere la chiamata, Francesca lo notò e mi chiese:

-E' Leonardo?-Con aria scocciata. Io annuii.

-Mi ha telefonato ieri, mentre ero con Vale ed ho chiuso la chiamata. Non ci siamo nemmeno salutati: devo rispondergli.-Decisi, senza neppure ascoltare il suo parere e accettai la chiamata, portandomi il cellulare all'orecchio.

-Pronto?-

-Si può sapere che cazzo ti è saltato in testa, stavolta?!-Cominciò a strillare, senza neppure salutarmi-Ti sembra normale andartene in Austria senza dirmi niente?! L'ho dovuto sapere da tua madre!-

-Quando avrei dovuto dirtelo? Non ci sentiamo da una settimana.-Risposi, fredda, cercando di mantenere i nervi saldi.

-Sei sempre la solita: cambi le carte in tavola a seconda di come ti fa comodo! Hai trent'anni, porca puttana, smettila di fare la ragazzina complessata!-

-Vedi di calmarti, non mi pare di stare urlando.-Cercai di farlo smettere, mantenendo la calma.

-No che non mi calmo! Stai mandando a puttane una relazione di otto anni per pensare alle tue cazzate da bambina poco cresciuta! E' colpa tua se siamo in questa situazione!-Ecco che ricominciava a colpevolizzarmi per qualcosa le cui colpe erano divise equamente fra entrambi e io questo non lo sopportavo.

-Se la situazione non ti va bene, possiamo anche finirla qui. Sono stanca di tutto questo.-Sibilai, esasperata e pronta a mettere fine a quella che era stata la relazione più importante della mia vita con una telefonata.

-Se deve succedere voglio che ci guardiamo in faccia. Ne parliamo quando torni.-Decise, senza lasciarmi la possibilità di controbattere.

-Allora non vedo l'ora di tornare a Rimini.-Chiusi la chiamata senza neppure salutarlo e senza voler sentire altro, con le lacrime che mi inumidivano gli occhi.

Odiavo il modo in cui le cose stavano andando ed a farmi stare male non era la consapevolezza che ci saremmo lasciati, quanto il fatto che, dopo otto anni insieme, stavamo finendo per odiarci. Leo aveva passato gli ultimi tre mesi a darmi colpe che all'inizio mi ero attribuita anche io, senza pensare che quando una relazione va a rotoli la colpa è di entrambi i componenti, cosa di cui mi ero accorta solo nell'ultimo periodo. Volevo finire la tortura che era diventata stare insieme a lui al più presto, per poi avere il tempo e la libertà di rimettere insieme i pezzi della mia vita.

-Cris...-Mormorò Francesca, accarezzandomi il braccio, nel notare che stessi piangendo.

-No. Non lascerò che mi rovini la giornata.-Sorrisi, raccogliendo le lacrime che mi erano scivolate sulle guance e mostrandomi serena. Il solo pensiero che di lì a poco avrei rivisto Vale bastava a rendermi felice.

Scendemmo al piano terra con l'ascensore e Francesca ne approfittò per sistemarmi il mascara che avevo sulle ciglia inferiori, leggermente colato per il pianto. Salutammo la coppia proprietaria dell'albergo e ci dirigemmo all'auto, parcheggiata nello spazio sul retro del piccolo hotel, che distava solo tre chilometri dalla Red Bull Ring.

Appena arrivate sistemammo i pass al collo e ci dirigemmo verso i box, in cerca di quello di Vale. 

-Buongiorno!-Salutammo Matteo in coro, con un gran sorriso.

-Buongiorno, belle! Cercate Vale?-Ci chiese, allegro e noi annuimmo-E' ancora al motorhome, se volete salutarlo prima della gara, fate prima ad andare lì: dopo sarà troppo occupato.-Ci consigliò e così lo salutammo di nuovo e ci dirigemmo al paddock, al quale riuscimmo ad accedere grazie ai pass.

Il motorhome di Vale era gigantesco e sia il rimorchio che la cabina del guidatore erano laccati di un nero lucidissimo e decorati con il numero quarantasei ed altri simboli tipici del Dottore. Ci girammo intorno, in cerca della scaletta d'ingresso. Neppure il tempo di salire il primo gradino che la porta si spalancò e vedemmo uscire Valentino, accompagnato, come sempre, da Uccio. Appena vidi il pilota mi si dipinse in volto un sorriso a trentadue denti: avevo avuto ragione a credere che mi sarebbe bastato vederlo per dimenticarmi di tutto ciò che mi rendeva triste.

Can you fix my heart, Doctor? [Valentino Rossi]Where stories live. Discover now