Capitolo 5

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Pov. Valentino

Francesca era uscita da meno di cinque minuti ed ormai il viavai nel box si era calmato, quindi avrei potuto tornare al caravan quando preferivo, ma per la "bruna misteriosa" avrei potuto aspettare ore.

Mi accorsi che qualcuno stesse arrivando, vedendo due ombre femminili allungarsi sull'asfalto davanti alla serranda aperta del box e subito sentii alzarsi un brusio generale.

-Ma è la Cavalieri?-chiese bisbigliando uno dei ragazzi del team a Matteo, lui sembrò concentrarsi un secondo, poi rispose:

-Sì, è Cristina Cavalieri!-il suo tono stupito mi fece venir voglia di capire se stessero parlando della ragazza che aspettavo, visto che ancora non vedevo chi stesse entrando, da dove ero seduto, così mi diressi verso di lui. 

Cristina Cavalieri come nome mi era noto: campionessa mondiale di WMX diverse volte e quindi orgoglio del motociclismo italiano nel mondo; figlia di Edo Cavalieri, sei volte campione del mondo in  Super Bike e-a sentir parlare tutti-bellissima donna. Io personalmente non l'avevo mai vista, né avrei potuto ricollegare il suo nome ad un viso e fu proprio per questo che mi sorse il dubbio che parlassero di lei.

-Matteo, ma di chi parl--Mi zittii e rimasi immobile quando la vidi entrare insieme a Francesca: lei, la ragazza con gli occhi di ghiaccio, il viso a cui avevo pensato durante tutta la corsa. 

Non avevo mai visto una bellezza tanto unica nel suo genere e di donne-fidatevi-in vita mia ne ho viste; aveva un viso non comune ed i suoi occhi erano di un colore assolutamente unico e magnetico, inoltre, se fosse stata davvero lei la Cavalieri, mi sarei spiegato il perché del fisico da sportiva che si intravedeva attraverso gli abiti estivi: braccia allenate, ventre che lasciava trasparire gli addominali non troppo scolpiti e gambe lunghe e toniche. Dovetti costringermi a chiudere la bocca, che era rimasta semi aperta.

-Buongiorno.-salutò i tecnici con un sorriso bianchissimo, la sua voce era vagamente grave e sensuale ed aveva un accento riminese abbastanza marcato.

-E chi l'avrebbe mai detto che una campionessa come lei sarebbe venuta da noi senza invito?!-Sorrise Matteo, stringendole la mano nel presentarsi.

-Mi dia del tu, per favore. Mi fa molto piacere conoscervi. Ammiro tanto quello che fate; ho ingegneri in famiglia, quindi so più o meno cosa significhi.-Continuò sorridendo, io nel frattempo la guardavo inebetito. Se riusciva a farmi un effetto simile, quella donna doveva essere pericolosa.

Finalmente si voltò verso di me e sorrise, io ricambiai piuttosto ansioso; mi diedi dello stupido da solo: mi stavo comportando come un ragazzino alla prima cotta e non riuscivo a smettere. 

-Ciao! Piacere, Vale. Come stai, tutto bene?-Mi feci avanti, continuando a sorridere in maniera meno nervosa possibile.

-Piacere mio, Cristina. Tutto bene, te?-Rispose, stringendomi la mano ed allungandosi per darmi i classici due baci sulle guance che si danno a qualcuno quando ti ci presenti.

-Bene dai.-

-Complimenti per il risultato, gara fantastica!-Mi disse sorridendo, con aria euforica. Si vedeva come fosse sincera.

-Grazie mille, magari poi passo io a tifare te, qualche volta.-Azzardai: ormai mi ero messo a mio agio e non sapevo neppure il perché.

-Sei un mio fan?-Scherzò, ridendo.

-Da oggi il numero uno!-Risposi a tono.

-Allora ti ospiterò molto volentieri, magari mi porti fortuna per il finale di campionato!-

-Volentieri.-Non riuscivo a smettere di sorridere.

...

Pov. Cristina

Dopo aver salutato i tecnici ed aver scambiato qualche parola col mitico Matteo Flamigni, mi decisi ad avvicinarmi a lui. Sentivo le gambe tremare e non sapevo neppure perché: di leggende del motociclismo ne avevo conosciute tante e neppure con Agostini ero stata così tremendamente nervosa; forse era qualcosa che andava oltre la passione comune per le due ruote.

Si fece avanti per primo e mi venne da sorridere: aveva una voce che metteva allegria, grazie anche al suo marcato accento marchigiano-romagnolo. Era la prima volta che lo vedevo da vicino e mi fermai a squadrarlo per qualche frazione di secondo, cercando di cogliere quanti più particolari possibili.

Occhio e croce sarà stato sette-otto centimetri più alto di me, che non è male, visto che io sono praticamente una giraffa; i suoi ricci biondi erano appiattiti dall'acqua con cui-evidentemente-si era lavato, dopo aver tolto il casco e ricadevano placidamente sulla fronte, gli occhi chiari e vispi gli davano un'aria da ragazzino, nonostante fosse un uomo già maturo e l'orecchino che portava al lobo destro illuminava il colorito chiaro della sua pelle. Aveva un bel sorriso e notai anche che quando rideva gli venivano una serie infinita di fossette, ed io adoro le fossette.

Ci presentammo e scambiammo qualche battuta, sembrava simpatico ed alla mano, come me l'ero immaginato e mi fece una specie di promessa sul fatto che sarebbe venuto a vedermi gareggiare, qualche volta.

-Senti, ti va se ci sediamo? Facciamo una chiacchierata magari.-Mi chiese poi, gentilmente.

-Come no!-Risposi allegra e lo seguii infondo al box, dove c'erano alcune sedie usate dai tecnici per stare seduti mentre guardavano la gara.

Prese prima una sedia per me, da vero gentiluomo e mi fece accomodare, poi si sedette abbastanza vicino da guardarmi in faccia.

-Allora, che mi racconti?-Chiese, guardandomi con un'espressione che mi fece venire da sorridere.

-Non lo so...Che vuoi sapere?-Domandai, divertita.

-Di tutto. Presentati tipo centro di recupero.-Propose, ridendo e cominciai a ridere anche io.

-Ok. Allora, per prima cosa chiamami Cris, perchè odio il mio nome per esteso-Cominciai, mentre lui annuiva ad ogni nozione che gli davo-Ho ventinove anni, sono nata ed abito a Rimini, vado in moto da quando avevo quattro anni e...Boh, ho finto le idee.-sorrisi, imbarazzata: sono un tipo chiuso e non mi è molto semplice aprirmi agli altri-Dai, ora tu.-Lo incitai.

-Va bene. Puoi chiamarmi come preferisci, giusto perché si tratta di te-scherzò, facendomi un occhiolino che mi fece scoppiare a ridere-ho trentasette anni, sono di Tavullia e sono salito in moto la prima volta a due anni. Ho due cani, adoro le tartarughe ed il colore giallo e sono single.-Scandì lentamente l'ultima frase, come a voler evidenziare ciò che stava dicendo. 

-Beh, quoto i cani, perché ne ho due anche io: Ares e Athena, sono due pitbull. Il mio colore preferito è il rosso e mi piace disegnare.-Aggiunsi qualche altra informazione, senza però toccare il tasto sentimentale: la verità è che neppure io sapevo bene se dovermi definire single o meno.

-Mh...Io non vado tanto d'accordo col rosso, ma farò un'eccezione.-Sorrise.
Anche io, che in genere ero una persona riservata, forse per lui avrei potuto fare un'eccezione.

Can you fix my heart, Doctor? [Valentino Rossi]Where stories live. Discover now