Decido di colorare solo la bimba e il fiocco del suo orsacchiotto in maniera molto leggera con gli acquerelli, ma con la matita traccio alcune linee nere sopra di essa per indicare che il dolore che la donna sdraiata prova, arriva direttamente anche a lei, mentre quello che viene intravisto dalla bimba dalla fessura della porta lo sfumo di nero e, con la matita, metto in risalto i contorni così da non confondere l'immagine e sottolineando in particolar modo le occhiaie che caratterizzano la donna.

La campanella suona e sobbalzo. È davvero già passata un ora?!

-è bellissimo- mi dice la ragazza dietro di me: capelli rossi, occhi scuri e lentiggini; è la stessa che l'ultima lezione era seduta davanti a me. Lory mi sembra che si chiami.

-grazie- sorrido lievemente e mi sporgo per vedere il suo. Rappresenta le sagome di due ragazzi che si tendono le mani non riescono ad unirle. Problemi d'amore: ecco la mia conclusione.

-Anche il tuo è veramente bello- mi complimento osservando il suo quadro: la figura di una ragazza rannicchiata si trova al centro della tela e tutto intorno a lei è nero, non ci sono spazi bianchi, non ci sono spicchi luce, solo un eterno e cupo buio che l'avvolge. Per un attimo mi semra di vedere me stessa racchiusa nelle tenebre che tanto mi fanno paura, per un attimo mi sembra di trovarmi assieme a quella ragazza così realistica da poter sembrare vera, per un attimo mi sembra di trovarmi nel buio più totale e completo.

-grazie mille- mi sorride riportandomi, con il suono della sua voce, alla realtà –rappresenta la mia più grande paura: restare sola- mi dice appena per poi sbarrare per un attimo gli occhi –oh..ehm, non so se potesse interessarti- le sue guance prendono colore e un sorriso genuino comprare sul mio volto. È truccata pochissimo e il sorriso timido che mi sta rivolgendo è messo in risalto dal velo di lucidalabbra rosso.
-te lo avrei chiesto io di sicuro- ammetto.

-adesso vado, ci vediamo in giro- mi saluta prendendo la tela e andandosene.

-complimenti Victoria, mi stupisci molto- si complimenta la prof toccandomi una spalla e io le sorrido lievemente. Vista adesso, da più vicino, capisco che non era solo una mia impressione: la professoressa è davvero molto più magra.

-forse ho capito che cosa rappresenta- dice- quella donna ti assomiglia molto da come l'hai disegnata e sembra anche molto triste e abbattuta. Non sono sicura, ma penso che sia tua madre- dice.

-Azzeccato- quasi sussurro. La classe è vuota e, come l'ultima volta, ci siamo solo io e lei.

-e questa bambina di spalle sei tu? Victoria, penso di capire che hai sofferto molto nella tua vita. I tuoi dipinti parlano, il tuo viso pure: spesso privo di emozioni e spesso triste, adirato. Mi dispiace molto per quello che ti è successo durante la tua vita, mi dispiace veramente molto- dice.

-anche a me, molto- sussurro.
-sei caduta, ma cosa aspetti a rialzarti?- la sua voce mi sorprende ancora.

-non è tanto semplice alzarsi- ridacchio perdendomi fra la fessura di quella porta che ho disegnato.
-lo so, ma è proprio alzandosi dalle situazioni che ti hanno fatto male che capisci quanto tu sia forte e pronta a tutto- mi stringe la mano sorridendo una volta che i nostri occhi si incrociano.
Questa donna è fantastica.
Dovrei essere triste nell'invocazione del mio passato ma non lo sono, sono sollevata, per la prima volta nella mia vita sono sollevata.
Qualcuno mi ha ascoltato e mi ha capita.
Da una parte, quindi, sono felice. Dall'altra, invece, non sono triste, ma mi dispiace, non per me, intendiamoci, ma per la compassione o per lo più, la quasi pena ricevuta.
Io non voglio la compassione di nessuno, non la voglio.
Desidero vivere la mia vita in tranquillità e in maniera felice, ma tutti questi ricordi, tutto questo dolore, non me lo permette.

Solo Tu #watts2020Where stories live. Discover now