Capitolo 11

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Dylan.

Sono affacciato al balcone da circa un'ora, il tempo passa velocemente e io qui starei giorni e giorni per il bellissimo panorama che mi permette di gustare. Penso a Bea e alla sua situazione, al dolore che provoca in noi e a quanto ci manchi...ma non ho potuto neanche fare a meno di notare Victoria alla sua finestra intenta a fare qualcosa ad occhi bassi...mi sembra di aver potuto vedere una penna o una matita. La finestra era aperta quindi i suoi tratti, anche se con un po' di distanza, apparivano ai miei occhi perfetti. Il sole, che ormai è tramontato da un po', le metteva in risalto le dolci forme del suo viso rotondo e i suoi capelli legati in una coda bassa e spettinata mi facevano ridere. Era veramente bella e sinceramente, lo è sempre per me. Anche se io e lei spesso litighiamo per banalità o non perdiamo occasione per stuzzicarci, dal primo giorno, è sempre stata una bellissima ragazza.

Non hai mai fatto questi ragionamenti e queste riflessioni con nessuna. Neanche con tutte quelle sciagurate che ti sei portato a letto. E di carine c'è n'erano, fidati. Ti piace?

Non mi piace. È solo carina. E poi quelle non sono come lei. Lei non è una sciagurata o come le hai chiamate tu.

Prima hai detto bellissima.

Okay okay, è bellissima, ma questo non significa che io la voglia o che mi sia innamorato di lei. Non so così tante cose di lei e ne so ben poche.

Hai ancora molto tempo per scoprirle.

Sì, infatti. Ho molto tempo ma vorrei poterla conoscere già e aiutarla subito: vedo com'è. Sembra felice, in alcuni casi, mentre in altri ... sembra totalmente persa.
Mi basta una sola occhiata per capirla. Non so perché, è così e basta.

Forse il dolore capisce dove c'è altro dolore?

Forse è così.

Entro di nuovo in casa e mi butto sul letto chiudendo gli occhi per potermi rilassare, ma il campanello suona e, visto che Clarissa sta dormendo e Dorota, la sua baby sitter, non c'è, devo andare io ad aprire. Scendo velocemente le scale e apro la porta: di fronte a me trovo Leo con in mano due pacchi di patatine al formaggio e con una faccia da idiota assurda.

-ciao- entra tranquillamente e sale in camera mia.

Solita routine.
Ci conosciamo da una vita e abbiamo avuto questo rapporto di "casa tua è anche casa mia": sempre.
Chiudo la porta e non entro nella mia stanza lo vedo già seduto a terra che collega la Playstation 3 con la Tv.

-ciao anche a te- dico ridendo.

-ora si gioca, mi stavo annoiando a morte a casa- ride e mi punta un dito contro- hai fatto i compiti? - mi chiede.

-no- rispondo ridendo.

-bene, neanch'io- ride come un ebete –sembra che io e te domani andremo impreparati a scuola- solleva il joystick muovendolo di fronte alla sua faccia.

Già, mi sa proprio che arriveremo impreparati.

Mi siedo accanto a lui e inizio a mangiare il mio solito pacco di patatine.

-Grazie Leo per il gentile pensiero, amico mio- si ringrazia da solo.

-Prego Dylan, non c'è di che- lo imito.

-ehi ehi, non sono mica Victoria, non puoi sfottermi così- ride.
Pezzo di merda.
So dove vuole andare a parare -secondo me ti piace- ammette guardandomi di sottecchi.
Ecco la sua meta: piccolo stronzo.

Di solito Leo spara molte cazzata, ma questa volta sono d'accordo con lui.

-ma che cazzo dici! Mi piace sfotterla e basta- dico.

Solo Tu #watts2020Where stories live. Discover now