TIC TAC

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JONNY FROST (POV)

Lavoravo per Joker da più di un anno, e lo avevo visto fare ogni tipo di cattiveria, tortura, omicidio, plagio. Per soldi, per noia, per divertimento. Non avevo mai battuto ciglio. Ma poche ore prima, vederlo sterminare un’intera famiglia cantando, aveva fatto scattare qualcosa dentro di me.
Ok, Griggs era stato un vero coglione e non avrei obbiettato se il capo avesse ucciso solo lui…ma la moglie e i figli…bambini innocenti. I loro occhi spalancati, colmi di una domanda a cui nessuno avrebbe mai risposto mi apparivano davanti agli occhi continuamente. Perché aveva ucciso anche loro? Ma chi volevo prendere in giro…sapevo perfettamente perché. Per puro divertimento. Vedere Griggs perdere tutto prima di farlo fuori gli aveva provocato un piacere immenso, un piacere quasi fisico. Ci avrei scommesso qualsiasi cosa.
“Basta” Pensai, precedendolo lungo il corridoio ignorando gli spari tutto intorno a noi. Verso la prossima vittima designata, la prossima persona da usare, spremere e alla fine probabilmente uccidere. Quanto tempo sarebbe passato ancora prima che arrivasse il mio turno?
Basta. Basta con quella vita. Basta con lui. Lo avrei aiutato a ritrovare Harley e poi in qualche modo gli avrei spiegato che volevo uscire dal giro. Semplicemente. Non volevo tradirlo, perché lo rispettavo. Lo temevo. Quindi uscivo dal giro e basta. Basta.
Non avrei più guardato mia moglie dormire pensando che forse la sera non sarei tornato a casa.
Ne avevo fin sopra i capelli. Joker avrebbe capito, mi rispettava anche lui in un certo senso, no? Sperai con tutto me stesso che fosse così, mentre ci fermavamo davanti alla porta a vetri e ancora una volta ero costretto a sopportare lo sguardo terrorizzato di un innocente che aveva la sola colpa di aver prodotto la nano bomba che in quel momento attendeva di esplodere nel collo di Harley. Intendiamoci, non mi facevo problemi ad ammazzare la gente, ma mi premeva sapere che ci fosse un motivo valido, una colpa effettiva, quando facevo saltare il cervello a qualcuno o ero coinvolto nell’omicidio. Ultimamente invece le cose non stavano andando in quel modo, anzi.
Senza battere ciglio, sparai uno, due, tre colpi sul vetro anti-proiettile, a scopo intimidatorio. L’uomo dall’altra parte si ritrasse istintivamente, portandosi le mani davanti al viso.
Van Criss. Van Criss lì e la moglie, a casa; uno dei nostri che le puntava un coltello seghettato lungo trenta centimetri alla gola e un altro che la riprendeva, trasmettendo le immagini sul tablet in mano a Joker. Un attimo dopo il clown lo batté sul vetro affinchè Van Criss vedesse. Il sorriso diabolico e soddisfatto di chi sapeva di avere già vinto.
Le suppliche della donna perchè il marito facesse ciò che il capo voleva sortirono come previsto l’effetto sperato e dopo un istante spinse il pulsante che fece aprire la porta scorrevole. Joker entrò per primo e io lo seguii dopo poco.
Poteva un uomo solo avere tanto potere? Pensai, osservandolo avvicinarsi a Van Criss, lentamente, come un serpente. I capelli verdi tirati indietro, il cappotto lungo di pelle viola. Era stato il desiderio di avere anch’io un potere simile, un giorno, a spingermi a unirmi alla sua ghenga... Il fatto che fossi diventato velocemente il suo braccio destro, però, non mi aveva illuso neanche per un attimo di poterlo fregare o spodestare. Era da matti anche solo pensarlo, eppure in tanti l’avevano fatto, ed erano morti. Tutti quelli che erano con me all’inizio erano morti, per un motivo o per un altro…ed io non volevo più vivere con quella paura. La paura di essere il prossimo. Il potere non mi interessava più.
Sarei uscito dal giro, prima o poi...
Deglutii, osservando il capo afferrare una specie di strana pistola, guardarla per un istante ed infine emettere un suono basso e quasi impossibile da descrivere. Un sibilo catarroso.
-Che figata! - Ridacchiò un istante dopo, avventandosi su Van Criss, che urlò terrorizzato. Gli premette quell’arnese sul collo e fu allora che capii. Gli aveva iniettato la sua stessa bomba. Ero sempre un passo indietro rispetto a lui. Che mente geniale, se solo non fosse stata incurabilmente danneggiata! Mi ero illuso per un sacco di tempo di poterlo capire, e invece, ora che lo vedevo farsi in quattro per salvare Harley non potevo fare a meno di rimanere interdetto.
Non la amava. Non convenzionalmente, almeno, come invece lo amava lei. L’avevo visto picchiarla senza motivo almeno un paio di volte e un attimo dopo baciarla come se non esistesse altra donna al mondo. L’aveva abbandonata a sé stessa e lasciata a marcire in galera per mesi e mesi pur essendo in uno stato apparentemente pietoso, e ora, improvvisamente, si faceva in quattro per riprendersela. Non lo avrei mai potuto capire, conclusi scuotendo impercettibilmente la testa.
-TIC TAC TIC TAC TIC TAC- Fece Joker a Van Criss, attirandolo a sé –Il conto alla rovescia è iniziato…oh, il timer è nella mia testa…TIC TAC TIC TAC…-
-Conto alla rovescia?- Balbettò l’uomo. Provai pietà per lui, ma come al solito non lo diedi a vedere e rimasi impassibile.
-Mmmm…sono roba tua queste bambinelle no?- Sibilò il capo, puntando un dito nel punto in cui aveva iniettato la nano bomba nel collo di Van Criss -Le hai prodotte tu…quindi saprai come disinnescarle...-
La vittima annuì vigorosamente, forse illudendosi di intravedere una via d’uscita da quella situazione –Si, so come disinnescarle. Ma è necessario che mi trovi ad una distanza minima di un chilometro dalla capsula in questione-
Joker gettò indietro la testa, ringhiando come un animale inferocito, poi sembrò calmarsi e sbattè Van Criss a sedere su una sedia li vicino –FAN TA STI CO...Jonny Jonny?-
-Capo- Feci un passo avanti. Non volevo farlo aspettare neanche un istante. Non era il momento.
-Di agli uomini a casa sua che loro non si muovono di lì. Non vogliamo che la signora rimanga sola… Il Van- Dottore invece viene con noi…a Midway City-

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