CHEMICAL WEDDING

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“Ok, il posto è questo” Pensai, fermandomi. Me l’ero cavata meglio di quando avrei mai osato sperare in sella a quella bambina, visto e considerato che non avevo mai guidato una moto in vita mia! Ringraziai mentalmente l’idiota che l’aveva lasciata incustodita con le chiavi sul quadro.
Mi guardai intorno per qualche secondo, ma quando realizzai di non avere assolutamente idea di dove andare a parare iniziai ad essere un po' agitata; come dovevo fare per trovarlo? L’indirizzo era quello, ma non c’era assolutamente niente di particolare in quella strada…era solo una strada. “Dannazione”.
Una luce forte e improvvisa attirò la mia attenzione verso un vicolo proprio davanti a me, che non avevo nemmeno notato. Dopo un istante, uno stridio di gomme. Qualcosa mi disse che dovevo togliermi alla svelta di li.
Diedi gas e mi tirai più avanti, un secondo  prima che quel pazzo mi investisse. Quando mi voltai con tutta l’intenzione di insultarlo a dovere, le parole mi morirono in bocca. Sulle prime rimasi semplicemente a bocca aperta alla vista di quell’auto (viola a specchio?!), ma quando alle mie orecchie arrivò una risata acuta e metallica il mio cuore si fermò. Non feci in tempo a vedere chi guidasse, perché il tutto si svolse in una frazione di secondo, ma ero certa di non essermi immaginata quella risata. Era il mio Mr. J.
La conferma arrivò un istante dopo, quando riuscii a leggere la targa mentre l’auto si allontanava a tutta velocità. “AHAHAH”, recitava. Un sorriso di pura euforia mi si dipinse sulle labbra, mentre ancora una volta davo gas e mi lanciavo all’inseguimento di Mr. J.
Perché mi dava appuntamento li e poi scappava? Non tentai neanche per un secondo di darmi una spiegazione a quella domanda, ma non potei comunque fare a meno di pormela. Voleva giocare con me. La strada era come un enorme parco giochi. Le macchine che evitavo e sorpassavo per restargli dietro mi apparivano come tante luci colorate…come le giostre. C’eravamo solo io e lui. E quando lo avessi raggiunto gli avrei fatto cambiare idea…gli avrei dimostrato che ero degna di lui, in qualche modo. Potevo diventare la sua ombra, la sua spalla, la sua amante, la sua schiava. Tutto, tutto per lui.
Accelerai ancora, spazientita. Ci eravamo spostati in una zona piuttosto periferica di Gotham, veramente poco trafficata, almeno a quell’ora di notte. Mr. J doveva essersi stufato di giocare a guardia e ladri, perché mi permise di raggiungerlo e di superarlo. Lo vidi ridere e scuotere la testa insieme mentre lo sorpassavo. Non appena fui abbastanza lontana da lui, frenai bruscamente e abbandonai la moto a terra, prima ancora che si fermasse completamente. Per un attimo pensai che mi avrebbe investito, invece inchiodò all’ultimo momento e rimase li a fissarmi.
Gli rivolsi un sorrisetto furbo, che lui non ricambiò. Misi su un’espressione imbronciata, un po' offesa. Battei le mani sul cofano della macchina e urlai –Mi devi una spiegazione!-
Lui mi fissò per un altro interminabile istante, per poi aprire lo sportello e finalmente scendere, avanzando velocemente verso di me e fermandosi a un palmo dal mio naso. Indossava una giacca color argento scuro con una camicia bordeaux sotto.
-Allora, ex Doc…cosa hai intenzione di fare? Oh, mi dispiace per l’altra sera…mi sono fatto condizionare dalla certa fretta che avevo di andarmene. La mia visione era stata leggermeeente diversa! In altre circostanze saresti stata ancora sdraiata su quel lettino...spero tu non ti sia offesa!- Ridacchiò gesticolando animatamente. Era incredibile quanto non riuscisse a stare fermo, neanche un’istante. Per tutto il tempo aveva descritto ampi movimenti con le mani, come se mi stesse illustrando un geniale, grande piano.
-Stai bleffando- Mormorai –Lo so. Smettila di dire cazzate!-
Spalancò gli occhi a quelle parole, poi li chiuse e rise silenziosamente, ma era una risata di frustrazione, non c’era divertimento nei suoi occhi spiritati. Si allontanò da me di qualche passo e si voltò un istante, per poi tornare nel punto dove si trovava prima, più vicino –Attenta, Harley…stai oltrepassando un confine che una brava ragazza come te non dovrebbe neanche tracciare…non dovrebbe neanche…immaginare…lo sai chi diavolo sono io?! Non pensare neanche per un istante che mi farei particolari problemi a farti saltare la testa, qui…adesso…- Sibilò girandomi intorno. Il veleno che mi sputava addosso mi faceva ritrarre a poco a poco, ad ogni singola parola. Perché si comportava così? Mi chiesi esasperata, senza capire niente.
Ma la verità era che non mi interessava capirlo…andava bene così. Volevo solo farlo contento…se solo avessi saputo come!
Un tir, fermo dietro la macchina di Mr. J suonò il clacson un paio di volte, ma quando nessuno dei due gli prestò alcuna attenzione, il conducente scese e si diresse verso di noi con un piede di porco stretto in mano. Aveva un bel fegato, quel ciccione.
-Allora?! Qui la gente deve passare!-
“Maledetto impiccione” Pensai. Mr J si voltò lentamente verso l’uomo, e in quella frazione di secondo approfittai del fatto che fosse distratto per sfilargli la pistola dalla fondina. “BANG”. Dritto in fronte. In un istante. L’avevo ucciso. Solo perché non ci interrompesse…
L’uomo cadde a terra con un tonfo sordo e per un attimo regnò il silenzio. Mr J si voltò verso di me, sorpreso. Un momento dopo esplose in una risata convulsa –Harley! Chi ti ha insegnato ad ammazzare la gente così? Niente pathos, nessuna emozione…un lavoro fatto frettolosamente. Non va bene…-
Gli puntai la sua pistola alla testa, sconvolta per ciò che avevo appena fatto. Non si poteva tornare indietro. –Ooooh, vuoi giocare? Dai, provaci ancora…più lentamente però…- Mi istigava muovendo le mani, ma in realtà non avevo neanche il dito sul grilletto –Lo stronzo di turno deve sapere che sta per rendere l’anima. Che gusto c’è sennò? Non puoi gustarti il terrore nel fondo degli occhi di qualcuno se lo ammazzi prima…BANG!- Attese qualche altro secondo. Stava aspettando che lo ammazzassi sul serio? Ma che gli saltava in mente?
All’improvviso abbassò le braccia, un’espressione annoiata stampata sul volto bianco. Mi strappò la pistola dalle mani prima che avessi il tempo di fare qualunque cosa, rise e se la puntò alla testa.
-Non hai mai ballato un lento con la morte, Harley…che ti sei messa in testa? Hai ammazzato un uomo…non dare la colpa a me se sei diventata questa…hai fatto tutto da sola…- abbassò la pistola e la rimise nella fondina. Un istante dopo mi colpì.
Caddi a terra, sbattendo la testa contro l’asfalto “Ahi!”. Non appena ne fui in grado mi misi seduta lentamente, e lo trovai che mi stava guardando, nella stessa identica posizione in cui si trovava prima.
-Mr. J, ti prego…portami con te! Farò tutto quello che vuoi…sarò tutto quello che vorrai che io sia!- Mormorai, umiliandomi, raschiando il fondo, con le lacrime agli occhi. Chissà se quello schiaffo mi avrebbe lasciato un livido. Sperai con tutta me stessa di si.
-Se vuoi stare con me…- E si piegò in avanti, avvicinandosi-…devi DIVENTARE come me…non chiedere, Harley. La risposta potrebbe non piacerti…-
-Mi piacerà. Te lo giuro. Sono pronta a fare qualunque cosa-
Un lampo di onnipotenza brillò nei suoi occhi chiari. Mi aveva in pugno e lo sapeva, questo lo eccitava più di qualunque altra cosa al mondo. Ed eccitava anche me.
-Sei mai stata alle ACE Chemicals?- Chiese, di punto in bianco, lasciandomi di stucco.
-Io…no. Perché?- Gli domandai mentre mi mettevo in piedi a fatica. Conoscevo la Ace Chemicals, la fabbrica di prodotti chimici non lontano da li, ma non ci ero mai stata di persona.
-Perché è lì che sono nato, Harley. E’ lì che andiamo- Si avvicinò allo sportello della macchina e mi fece cenno di fare lo stesso -Muoviti-
 

JOKER (POV)

“Così perfetta…così fedele…così stupida” Pensai, lasciandole il tempo per sbirciare cosa ci fosse sotto di noi. L’odore pungente dei rifiuti chimici mi solleticò il naso, infilandosi prepotente nel mio cervello. Facendomi ricordare. No. No. No. Non volevo ricordare.
Lei si voltò verso di me, un’espressione di delirante devozione dipinta sul volto angelico. Un angelo che sapeva uccidere adesso, grazie a me. Avevo rovinato una cosa bella. Niente mi dava più soddisfazione di quello…distruggere una vita e plasmarne un’altra, per gioco, per noia, per necessità. Per dimostrare qualcosa…nessuno era immune dalla pazzia.
-Domandina…Moriresti per me?-
-Si- Rispose, senza esitazione.
“Stupida, stupida, stupida”
-E’ troppo facile- La guardai dritta negli occhi, ma lei sembrava già persa in un’altra dimensione. Era già morta. Harleen era morta. L’avevo stritolata, spezzettata, torturata in tutti i modi possibili e immaginabili…allora perché mi guardava così? L’amore che vedevo nel suo sguardo mi dava il voltastomaco. Mi irritava. –Saresti disposta…a vivere, per me?-
Dopo un istante rispose -Si-
-Attenta. Non promettere una cosa così…con leggerezza- “Ingenua, non ti voglio, non ti voglio, non ti voglio!”. Le misi una mano davanti al viso e sentii la sua pelle morbida sotto le mie dita “Non ti voglio”.
-Il desiderio diventa resa, la resa diventa POTERE- “Così perfetta…così bella. Pericolosa. Sbarazzatene. Ora” -…vuoi veramente?- Feci scorrere un dito sulle sue labbra. “Baciarla. No, no, no, no. Strapparle la bocca. Ucciderla”.
-Lo voglio- Decisa, disperata. Pazza.
-Dillo….dillo…dillo! Per per per per per per per…-
-…piacere…- Mormorò. “Bene, Doc. Hai fatto la tua scelta...ora tocca a me”
-Ooooddio! Quanto sei…buona!- “Morta, Morta morta morta morta. Non mi servi più”
Lasciai che si allontanasse, le diedi il tempo che le serviva. Guardò in basso ancora una volta e poi si voltò verso di me “Non sopravvivrai. Fallo, fallo, fallo, fallo!”. La mia bocca si spalancò e le mie mani si protesero in avanti, incitandola a buttarsi. Dopo un istante, allargò le braccia e si sbilanciò all’indietro. Cadde. Come ero caduto io. Dove ero caduto io. Solo che lei sarebbe morta.
Guardai in basso per un istante, verso la vasca in cui era caduta “Stupida”. Ero deciso ad andarmene.
“Non sopravvivrà. Morirà. No. Non voglio. Lei è mia. Mia. Mia”
“La odio. Non la voglio. E’ stupida, irritante. E’ perfetta…è mia”
“La ucciderò…ma non oggi. Non così. Non per sua scelta”
Con un ruggito di frustrazione mi voltai, mi tolsi la giacca e mi lanciai dietro di lei. L’impatto con la mistura chimica fu esattamente come ricordavo, ma questa volta non sarei stato io ad uscire cambiato da quella vasca. Bruciava. Corrodeva. Trasformava.
Quando la portai in superficie, i suoi occhi erano chiusi, sembrava morta. Bellissima. “Prima o poi ti ucciderò, Harley” Pensai, riversando nel bacio che ne seguì tutto l’odio di cui ero capace. Dopo un istante lei spalancò gli occhi e inspirò una gran quantità d’aria. “Strangolala, adesso. Ti piacerà…”. Lo sguardo vitreo e perso che si trasformò in amore puro quando mi vide davanti a lei. “Ti odio, ti odio”.
Avevo visto fin quanto in la era stata disposta a spingersi, avevo preso tutto da lei. Senza darle niente in cambio. Impazzita completamente. Il mio capolavoro. Mio. Mia.
Mi prese il viso tra le mani e mi baciò ancora. La sua cieca adorazione mi faceva sentire vivo, e la risata che sentii arrampicarsi su per la gola sgorgò fuori senza che potessi controllarla, mentre ci trascinavo fuori dalla vasca. Harleen era morta.
“Harley Quinn, sei roba mia ora”.

LIVE FOR HIMWhere stories live. Discover now