PART OF THE PLAN

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JONNY FROST (POV)

-Dove si trova? - Mi chiese, la voce bassa e gli occhi spiritati puntati su di me. Finsi di non notare il finto sorriso che si era disegnato in nero intorno alla bocca scarlatta ma mi sembrò di scorgere delle lacrime rigargli le guance pallide. Era possibile?
Eccola, la domanda che sapevo che prima o poi mi avrebbe rivolto, improvvisa e spietata, esigeva una risposta.
-E’ complesso. E non c’è solo lei…stanno scomparendo tutti…- Joker gettò indietro la testa e dondolò piano, mentre dalla bocca aperta gli sfuggiva un rantolo sinistro, gli occhi chiusi. Sembrava come in trance e sperai che mi stesse ascoltando -…c’è questa nuova legge per cui se sei abbastanza cattivo ti marchiano come terrorista, e ti rinchiudono in un postaccio in Louisiana-
Ero quasi sicuro che sapesse già tutto, eppure voleva che fossi io a dirglielo –Una prigione fantasma- Continuai, sondando la sua reazione ad ogni parola –Lei sta li-. La notizia non sembrò sollevarlo, non sembrò scuoterlo…lo sguardo fisso nel vuoto davanti a lui e un’espressione di assoluta agonia dipinta sul viso. Cozzava parecchio con quella linea nera che gli contornava le labbra. Un brivido mi percorse la schiena. Avrei pagato oro per sapere cosa passasse veramente in quella testa…avevo sempre voluto capirlo, comprenderlo, in qualche modo. Non si era tanto temuti e rispettati se si era semplicemente pazzi. Lui era qualcosa di più…qualcosa che non riuscivo a identificare, che mi affascinava e mi terrorizzava al tempo stesso.
-Che cosa facciamo?- Gli chiesi, rompendo il silenzio rotto solo dal suo respiro sibilante ma regolare.
-Tira fuori la macchina…- Mormorò, chiudendo gli occhi per un istante e scuotendo leggermente la testa, come per scacciare un pensiero indesiderato –Ci facciamo un bel giretto-
La macchina? Per andare dove? Non avevamo un piano…o forse si? Lui aveva un piano?
Mi alzai e lo guardai cadere all’indietro e sdraiarsi per terra allargando le braccia, la pistola ancora stretta nella mano destra. La risata stridula e prolungata che ne seguì si insinuò subdola nelle mie orecchie fino a solleticarmi il cervello, mi destabilizzò e nello stesso tempo mi convinse ancora di più che si, Joker aveva un piano, e non vedeva l’ora di metterlo in atto.
 

-Il Capitano Griggs ha un …problemino… con il gioco d’azzardo, Jonny Jonny. Lo sapevi?- Per la prima volta in cinque mesi, mi aveva ordinato di portarlo nel suo attico in centro. Improvvisamente sembrava essere uscito da quello stato di perenne torpore, o almeno lo stato in cui CREDEVAMO che fosse caduto, perché in realtà non era stato affatto così. Anzi. Sapeva vita morte e miracoli di quel Griggs. Povero cristo, non avrei voluto essere nei suoi panni…
-Un problemino…- Si voltò e avvicinò pollice e indice rivolgendomi un sorriso di pura gioia -…che noi possiamo sfruttare. Che io posso usare...penso proprio che ci divertiremo un sacco, io e Griggs…-
Lo osservai infilarsi una giacca dorata e guardarsi allo specchio –Quanti uomini devo portare?-
Lui parve non sentirmi mentre si infilava la pistola nella fondina e mi passava davanti facendomi cenno di seguirlo. Pochi secondi dopo eravamo fuori dall’attico e lui chiamò l’ascensore. Ridacchiò per qualcosa che ovviamente non colsi e si voltò verso di me –Jonny Jonny…sai quel Phil…?-
-Phil? Capo, gli hai sparato- Feci, non sapendo bene cosa rispondergli.
-Si, Frost. Lo so che gli ho sparato. Voglio dire, chi era?- Sembrava leggermente spazientito. Forse avevo usato un tono troppo accondiscendente? Deglutii.
-Nessuno in particolare…solo un uomo, ci faceva delle soffiate a volte- Entrammo nell’ascensore e prima che le porte ci si chiudessero davanti lo sentii mormorare qualcosa che non colsi. Decisi di non indagare oltre e lasciar correre, anche perché non sapevo proprio cosa dirgli…
-Portiamo un solo uomo- Rispose improvvisamente alla mia domanda di prima –Ah, e cinquantamila dollari…-
-Perché?- Non potei fare a meno di fargli quella domanda. Non ci stavo capendo niente. Non sapevo dove stessimo andando...
-Mmmmh...- Mi sorrise, attirandomi a sé con uno strattone –Quante domande Jonny Jonny…dov’è finita la solita aria da stoccafisso? Mi piaci di più così comunque…- Con un movimento fulmineo spinse il pulsante rosso di arresto dell’ascensore e mi ritrovai bloccato li dentro con lui. “Dio, aiutami” pensai, provando a mantenere la calma. Non era semplice mentre mi fissava in quel modo e si avvicinava a me, spingendomi nell’angolo più lontano dalla porta.
-Non agitarti, Jonny Jonny Frost. Come ti ho detto prima, Griggs ha un piccolo problema con il gioco d’azzardo, e pensa un po', le cose non gli stanno andando tanto bene ultimamente…- Si avvicinò con la bocca al mio orecchio destro –E’ UN VERO…-
Poi al sinistro –…UN VERO…-
Infine mi guardò dritto negli occhi –…PECCATO!- E scoppiò in una risata convulsa –Per lui, si intende. Stanotte sarà a New Orleans, a perdere altri soldi, e c’è gente veramente molto molto cattiva che gli sta alle calcagna. Ecco, siccome mi piace un sacco aiutare i pezzenti come Griggs, stasera salderò il suo debito con quegli strozzini. In cambio però, lui dovrà fare qualche cosetta piiiiiiccola piccola per me. Non ti sembra uno scambio più che equo Jonny Jonny? A pensarci bene potrei anche rimetterci! -
-Certo, mi sembra un buon piano, capo- Annuii, cercando di non fare caso alla sua mano che mi accarezzava i capelli. Dopo un istante si allontanò da me e spinse di nuovo il pulsante rosso che fece ripartire l’ascensore. Tirai un silenzioso respiro di sollievo.
Non avevo la minima idea di come sapesse quelle cose, ma in fin dei conti erano così tante le cose che non capivo e che non sapevo che era meglio non pensarci. Mi staccai dall’angolo e mi sistemai la giacca. Erano solo le sei del pomeriggio. Sarebbe stata una notte lunga.
 

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