XXV. Belief Must Come From Within

3.3K 202 20
                                    

Wendy aprì gli occhi. Un odore aspro permeava l'aria, rendendole quasi difficile respirare. Attorno a lei non si vedeva quasi nulla, l'intero ambiente era avvolto dal buio, una debole luce filtrava attraverso dei piccoli fori alla sua sinistra e si posava sul pavimento, la polvere che danzava nello spiraglio biancastro.

Era seduta a terra, le gambe incrociate davanti a sé. Faceva caldo, un caldo opprimente che soffocava la ragazzina, aggiunto all'odore fastidioso e al buio permanente.

Dove era finita? Ormai la sua vita era diventata un continuo saltellare da un luogo all'altro, senza mai sapere dove si trovasse, come ci fosse arrivata o come potesse andarsene.

Provò a tornare con la mente agli avvenimenti precedenti, senza riuscire però ad afferrare nessun pensiero. I suoi ricordi le scivolavano addosso rapidi e irraggiungibili, senza che i suoi riflessi fossero abbastanza veloci da permetterle di riconoscerne anche solo uno.

Un rumore nell'oscurità interruppe ogni suo tentativo di ricordare cosa le fosse successo.
Un cospicuo raggio di luce la investì, costringendola a sbattere più volte le palpebre per abituarsi a quella nuova condizione.

Wendy puntò con fatica lo sguardo verso quella nuova fonte di luce, riconoscendo una porta spalancarsi lentamente, fino a scontrarsi con la parete alla sua sinistra.
Trattenne il respiro, osservando una figura piuttosto alta, leggermente chinata per non rischiare di colpire lo stipite della porta, avanzare a passi lenti all'interno della stanza.

Era un uomo robusto, dalle braccia forti coperte da una giacca lunga fino ai fianchi, le gambe estremamente lunghe, piegate e magre, che sembravano faticare a sostenere la mole dell'intero peso.
L'aria fredda del mattino attraversò la stanza, facendo rabbrividire Wendy.

La ragazzina indietreggiò sul pavimento, scorgendo il profilo di un mobile alle sue spalle. Sgattaiolò in fretta dietro ad esso, sporgendo appena il viso da un lato per controllare i movimenti dell'uomo.

Non sembrava molto giovane. La luce illuminava appena la barba incolta che gli ricopriva il mento, umidiccia sul collo della camicia di lino.
Si passò una mano sul viso, grattandosi il mento e pulendosi la bocca sulla manica della giacca.

Wendy non riusciva a vedere i suoi occhi, ma era sicura che avesse bevuto.
Avanzava incerto nella stanza, trascinando i piedi sul pavimento freddo, incespicando ad ogni passo e sostenendosi a fatica sulle deboli caviglie.

Indietreggiò dietro al mobile, nascondendosi maggiormente, mentre la stanza ritornava all'oscurità, dopo che l'uomo aveva richiuso la porta alle sue spalle.
Lo osservò lasciarsi cadere su una sedia traballante, prendendosi la testa tra le mani, i gomiti fermi sulle ginocchia.

Un raggio di luce, che penetrava a fatica dalla finestra, avvolgeva come un alone la sua testa abbassata.
I capelli scuri e sporchi gli coprivano le spalle, ricadendogli sul viso arrossato dall'alcol e imperlato di gocce di sudore.

Un rumore inaspettato fece voltare rapidamente Wendy verso la sua destra, dove una piccola luce illuminava a fatica la tromba delle scale.
Seguì con lo sguardo la fonte della debole illuminazione, mentre si avvicinava lentamente all'ingresso.

All'ultimo scalino, Wendy riuscì a riconoscere la minuscola figura che stringeva tra le piccole dita magre la candela tremolante.
Era un bambino di non più di 10 anni, magro e non molto alto, che zampettava incerto attraverso la stanza, stringendosi nei vestiti sporchi e consumati.

Si stropicciò gli occhi con una mano, sbadigliando e avvicinandosi impaurito alla sedia su cui l'uomo aveva cominciato a russare.

The Neverland Demon || Peter Pan  #Wattys2017Where stories live. Discover now