XXII. Peter Pan Never Fails

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Il corpo di Pan pesava tra le braccia di Wendy, inginocchiata accanto a lui e piegata dolcemente sul suo petto.
I capelli le ricadevano delicatamente sulla schiena, sfiorando il terreno polveroso e circondando i corpi dei due ragazzi.

Le sue labbra erano ancora pressate contro quelle di Pan, che si muovevano lentamente sulle sue, assaporandone ogni centimetro.
Wendy scese con la mano sulle spalle di Peter e cercò di sollevarlo da terra, stringendo il suo busto tra le braccia esili.

Il bacio con Nate non era nemmeno degno del suo nome se paragonato a questo.
C'erano passione, elettricità, dolcezza, violenza. Le labbra di Pan combaciavano perfettamente con le sue, quasi fossero state fatte apposta per essere incastrate a quel modo.

I morbidi riccioli del ragazzo le solleticavano il dorso della mano, il suo respiro affannato per lo sforzo di stare sollevato rendeva il tutto ancora più intenso, più profondo.
Riusciva a percepire un sapore amarognolo sulla punta della lingua, ogniqualvolta sfiorava quella di Pan. Un gusto dolceamaro che le provocava un breve brivido lungo la schiena.

Un fuoco stava divampando dentro di lei, sentiva l'oscurità di Pan scorrerle nelle vene, come fosse sangue, nero come l'inchiostro. Ad ogni bacio le sue labbra si facevano più vogliose, più bramose delle attenzioni del ragazzo, quasi come fosse una droga.

Teneva gli occhi ermeticamente chiusi per paura di poter incontrare lo sguardo di un demone, per paura di rendersi inevitabilmente conto di star baciando nient'altro che una creatura del male.
Come aveva potuto la sua vita scivolare così tanto in basso e allo stesso tempo volare così in alto?

Separò le labbra da quelle del ragazzo, inspirando l'aria compressa tra i loro due visi, per poi posare un ultimo, innocente, bacio sull'angolo destro della bocca di lui, prima di sollevarsi, sedendosi sui talloni.

Ringraziò silenziosamente l'oscurità che nascondeva le sue guance rosee per l'imbarazzo e le coprì immediatamente coi palmi delle mani, abbassando lo sguardo a terra.
Il fascio di luce che fuoriusciva dal marchio sulla sua clavicola si stava poco alla volta spegnendo, come un mozzicone di candela consumato fin quasi alla fine.

La realtà colpì, violenta, Wendy sul viso.
Erano ancora chiusi lì dentro, pressoché al buio e senza vie d'uscita.
E Pan, rannicchiato con la testa sulle ginocchia di lei, sembrava soffrire le pene dell'Inferno.

Grosse gocce di sudore gli rotololavano sulla fronte inumidendo le cosce seminude di Wendy, il suo respiro era sempre più affannoso e affaticato, il petto gli si alzava ed abbassava rapidamente di vari centimetri ad ogni respiro, accompagnato da rantolii e mugolii spasmodici.
Solo un piccolo sorriso gli increspava l'angolo destro della bocca, appena visibile nell'oscurità.

Una strana forza si stava facendo spazio dentro a Wendy, qualcosa di sconosciuto, inafferrabile, talmente forte da indebolirla, da farla sentire incredibilmente vulnerabile. Avrebbe voluto fare qualcosa, alleviare in qualche modo i patimenti di Pan, in qualsiasi modo.
Ma era lì, inutile, accanto a lui, ad accarezzargli delicatamente la fronte senza risolvere nulla.

Perché non riusciva a ricavare piacere dal dolore di Pan? Era per il bacio? O forse perché lei non era malvagia? Perché il suo cuore era puro?

Perché doveva essere tutto così complicato? Non esistevano il bianco e il nero, l'amore e l'odio, ma un'infinità di sfumature di grigi di tutte le tonalità, che rendevano ogni cosa estremamente difficile.
Non riusciva ad odiare Pan. Ma non poteva nemmeno amarlo. Sarebbe stato contronatura e forse perfino impossibile amare una creatura avida, corrotta e demoniaca. Eppure il suo corpo e la sua mente erano travolti da una gamma infinita di sentimenti spesso contrastanti tra loro, non abbastanza intensi per essere definiti passioni o per comportare qualche cambiamento.

The Neverland Demon || Peter Pan  #Wattys2017Where stories live. Discover now