II. Welcome to Neverland

7.9K 451 51
                                    


Quando si svegliò, Wendy era completamente asciutta, anche i lunghi capelli biondo scuro si erano asciugati perfettamente.
Provò a sollevarsi sui gomiti ma un capogiro fortissimo la riportò a terra supina.

Sotto di lei c'era un'immensa distesa di sabbia finissima color oro. Wendy non era mai stata su una spiaggia ma quella sabbia le sembrava ugualmente finta, come se si trovasse dentro ad una clessidra o ad un quadro.
I colori erano così accesi in quel posto, erano decisamente innaturali, se ne sarebbe accorto chiunque.

Con fatica riuscì a mettersi seduta per poi liberarsi di una grande quantità d'acqua spuntandola sulla sabbia.
Tanto le era sembrata dolciastra mentre la beveva affondando, tanto ora le sembrava amara e le irritava la lingua.
Quando se ne liberò iniziò a sentirsi meglio e i capogiri l'abbandonarono quasi totalmente.

Si passò le mani tra i riccioli biondi cercando di districare qualche nodo e di scrollare via la sabbia.
La camicia da notte era ormai poco più di una maglietta abbastanza lunga e le lasciava scoperte tutte le gambe bianchissime. Uno squarcio le lasciava anche gran parte della schiena nuda ma Wendy non aveva nulla con cui coprirsi.

Si alzò in piedi e si guardò intorno.
Una striscia di sabbia lunghissima affiancava il mare fin dove riusciva a vedere.

Oltre la spiaggia, alle sue spalle si estendeva un'intricata foresta con alberi che Wendy non aveva mai visto, nemmeno in un disegno.
Alcuni erano enormemente alti e snelli mentre altri più bassi e tozzi con tronchi e rami nodosi sui toni più accesi del marrone, coronati da luminosissime foglie verde mela e grossi frutti rosa, viola, gialli e di tantissimi altri colori e forme.
Il cielo azzurro si fondeva con il mare della stessa identica sfumatura di colore, rendendo impossibile decifrare dove finisse uno e iniziasse l'altro.

E per quanto la ragazza si sforzasse non riusciva a vedere il sole o una qualsiasi fonte di luce, sembrava che ad accendersi fossero proprio il cielo, il mare, le foglie, la sabbia e che non ci fosse nulla ad illuminarle.
Era impossibile dire che ora fosse, sembrava giorno ma sarebbe potuta anche essere notte, e Wendy non aveva idea di quanto tempo avesse dormito né di come avesse raggiunto la spiaggia.

L'ultima cosa che ricordava era di essersi addormentata in mezzo all'acqua, improvvisamente, scivolando sul fondo.
Se fosse rimasta sulla spiaggia non avrebbe concluso niente, così diede un ultimo sguardo a quella distesa d'acqua e si incamminò nella foresta.

Erano passate ore da quando si era addentrata in quel groviglio d'alberi ma le sembrava di girare in tondo.
Gli alberi erano di quattro o cinque tipi ma si ripetevano in modo identico infinite volte.
Wendy era sul punto di mettersi a piangere dalla stanchezza, le gambe le facevano male, aveva le ginocchia e i palmi delle mani scorticati dalle frequenti cadute e le braccia graffiate dai rami che si intrecciavano da un albero all'altro.
Un rumore la fece trasalire.

Si irrigidì e si appiattì contro un albero, aspettando di sentirlo di nuovo, ma sulla foresta era calato il silenzio. Dopo poco lo risentì, era vicino a lei, quasi come fosse dentro di sé.
Fece un sospiro ed emise una risatina isterica.
Non c'era nessun animale, era solo il suo stomaco che la informava che erano chissà quante ore che non mangiava nulla.

Wendy si fece forza e riprese a camminare e qualche ora più tardi sbucò in un punto del bosco diverso da quelli che si era abituata a vedere.
Rimase senza fiato, tanta era la bellezza di quella piccolissima radura.
Gli alberi alti e luminosi erano stati sostituti da una sorta di salici piangenti che intingevano le loro fronde nell'acqua di un piccolo laghetto.
I tronchi non erano più marrone acceso ma un arancio chiarissimo quasi si fossero sbiaditi poco alla volta e le foglie al posto del verde acceso erano tinte di un lilla pastello e sembravano scolorirsi sulle punte rilasciando il colore nel laghetto sottostante, che si tingeva di lilla e di un azzurro diverso da quello del cielo, più lieve e rilassante.

Tra una foglia e l'altra si intravedevano dei luccichii come dei brillantini che illuminavano i rami e si riflettevano sul laghetto.
Wendy stava morendo di sete ma dopo l'esperienza con l'acqua del mare non sapeva cosa aspettarsi da quel laghetto colorato.
Diede un ultimo sguardo a quel piccolo paradiso e le parve di sentire delle risatine e dei mormorii troppo acuti per essere umani, ma non ci diede peso.

Invece, si inoltrò nuovamente nel bosco stringendosi in quello che restava della camicia da notte e incespicando in ogni genere di ramo e radice.
Quando iniziò a sentire delle voci, Wendy accelerò il passo, sperando che non fosse solo uno scherzo della sua immaginazione. In quella zona della foresta faceva davvero caldo, sembrava che anche gli alberi stessero sudando, e i vestiti si incollavano alla sua pelle assieme ai capelli.

Le voci si facevano sempre più intense e Wendy iniziò a correre verso di loro, sperando di incontrare qualcuno che potesse aiutarla, ma inciampò in una radice e cadde a terra urlando più per la sorpresa che per il dolore.
Quando si rialzo, le voci si erano zittite ma la ragazza non si diede per vinta e continuò a camminare nella direzione di prima.
Se c'era qualcuno in grado di aiutarla l'avrebbe trovato.

Tutto successe estremamente in fretta.
Wendy superò anche gli ultimi alberi e si ritrovò in una radura, ma non fece nemmeno in tempo a guardarsi intorno che un paio di mani la afferrarono per le spalle trascinandola sul terreno mentre delle altre le calavano un cappuccio sulla testa stringendoglielo attorno al collo.
"L'abbiamo preso" diceva una voce.
"Direi piuttosto che l'abbiamo presa" faceva un'altra, mentre delle mani se la trascinavano dietro.

Wendy provava a seguire i suoi rapitori ma non vedendo nulla faticava a capire dove avrebbe dovuto appoggiare i piedi e, quando le mani la lasciarono per un secondo, scivolò a terra battendo la schiena e la testa sul suolo duro di sasso.
Le voci iniziarono a farsi più soffuse e Wendy iniziò a sentire solo dei mormorii e dei fischi attorno a lei, uniti ad un insopportabile dolore alla testa.

I due la risollevarono in piedi e, probabilmente accorgendosi che non poteva camminare, decisero di caricarsela in spalla, continuando a camminare.
Wendy aveva smesso di sentire il suolo sotto ai piedi e spaventata aveva iniziato a scalciare e a muoversi, per quanto le era permesso.
Alla fine si arrese e si lasciò trasportare accasciandosi sulla spalla del ragazzo che la sosteneva.

Piano a piano il dolore alla testa diminuì e la ragazza iniziò a capire qualche parola dei discorsi tra i ragazzi.
"Chissà cosa dirà" diceva uno
"Sì arrabbierà" rispose l'altro
"Secondo me l'ha portata lui"
"No, ci avrebbe detto di cercarla"
Wendy cercava di capire chi fosse questo lui di cui parlavano, ma non riuscì a rifletterci molto perché venne letteralmente gettata a terra come fosse un sacco di patate.

Dolorante si alzò sui gomiti, non riuscendo a poggiare a terra i palmi sanguinanti e sollevò il viso, mentre con uno strappo le veniva sfilato il cappuccio.
Sbattè gli occhi, cercando di abituarsi alla luce intensa che la circondava e mettendo a fuoco le figure attorno a lei.

Si trovava in una radura verde scuro, più tetra e oscura di ciò che aveva visto prima, con alberi alti e minacciosi e terra arida da cui spuntava ogni tanto qualche ciuffo scuro più simile a dei capelli neri che a della erba.
Accanto a lei un paio di figure incappucciate con lance appuntite e pugnali dal manico d'osso la fissavano con occhi di fuoco in assoluto silenzio. Wendy non riusciva a scorgere i loro volti ma sentiva comunque il loro sguardo bruciarle la pelle.

E poi, dritta di fronte a lei, con uno sguardo a metà tra il divertito e il sarcastico c'era la creatura più bella che Wendy avesse mai visto che puntava i suoi occhi verde-azzurro in quelli spaventati della ragazza, sollevando il sopracciglio destro in un sorriso spavaldo.

The Neverland Demon || Peter Pan  #Wattys2017Where stories live. Discover now