XXIII. Peter Pan Never Fails (Part 2)

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Afferrò il flauto tra le mani tremanti, sedendosi sui talloni e cercando di riprendere fiato.
Le due metà combaciavano quasi perfettamente, fatta eccezione per un paio di punti ulteriormente spezzati.

Se lo portò alle labbra e vi soffiò dentro, cercando di tenerlo unito con le mani, ma il suono che fuoriuscì dallo strumento non assomigliava nemmeno lontanamente a quello che produceva quando era ancora intero, o quando lo suonava Pan.

Lo riappoggiò a terra, sollevando lo sguardo davanti a sé.
La caverna era ancora avvolta da un buio nerissimo eppure le sembrava di vedere qualcosa, a pochi centimetri dal suo viso.

Non qualcosa di fisico, non un oggetto, una persona o un muro, ma piuttosto una sorta di distorsione.
Come quando la luce illuminava talmente tanto qualcosa da produrre un riflesso impreciso sul terreno o nell'aria.

Wendy osservò attentamente quella sorta di riflesso cupo, rimanendo immobile. Un soffio di vento la colse di sorpresa, scompigliandole i capelli arruffati.
Un rumore indefinito le solleticava le orecchie. Somigliava al verso di miliardi di piccoli grilli che sfregavano le zampe tra loro contemporaneamente, eppure aveva un che di innaturale in sé, di artificiale. Le ricordava qualcosa di ben preciso, ma non riusciva a ricordare che cosa.

Si concentrò, ascoltando in silenzio quel vibrare dell'aria attorno a sé, socchiudendo appena le palpebre. Quando le riaprì si trovava a Londra, nella sua stanza, o meglio, nella stanza che condivideva con John e Micheal.

La voce di suo padre la raggiunse immediatamente, facendola sussultare.
"Quando la smetteranno di farci provare queste diavolerie moderne? Saremmo potuti morire!" esclamò col suo solito tono concitato, i passi che riecheggiavano veloci nel corridoio.
"Oh caro, non è nulla di grave" intervenne la signora Darling, la voce dolce e tenue, come se avesse appena inghiottito un barattolo di miele dolcissimo.

Wendy sbattè rapidamente le palpebre, il sangue che le pulsava con forza nelle vene, le labbra che le tremavano per l'emozione. Iniziò a correre, attraversando l'intera stanza, fino a raggiungere la porta semiaperta e afferrò con forza la maniglia d'ottone pronta a tirarla verso di sé.

Ma una voce la costrinse a bloccarsi. Rimase paralizzata davanti alla porta, la maniglia stretta tra le dita sempre più debolmente e un velo sottile di lacrime che si stava formando rapidamente sui suoi occhi, mentre ascoltava la terza voce, più acuta e infantile delle altre due.

"Papà, non è successo nulla, non mi sono fatta male"
La porta si aprì in quell'esatto istante, rivelando il signore e la signora Darling, seguiti dalla giovane Wendy.
I tre entrarono nella stanza senza badare alla seconda Wendy, immobile a pochi centimetri di distanza dalle loro braccia, lo sguardo perso.

Non era tornata a casa, ovviamente. Ma non stava nemmeno sognando. Sapeva di essere sveglia, anzi sveglissima.
Eppure si trovava a Londra, forse più mentalmente che fisicamente, nella stanza che una vota le apparteneva, invisibile e silenziosa.

Lo sguardo le cadde immediatamente sull'altra Wendy . La Wendy felice, spensierata, al sicuro.
Avevano all'incirca la stessa età, eppure c'era un abisso tra loro. Un abisso così profondo che non sembravano nemmeno più la stessa persona.

L'altra Wendy era in salute, ordinata, i capelli le ricadevano dolcemente sulla schiena in lunghi boccoli biondi, il vestitino azzurro le arrivava alle ginocchia, scoprendo due esili gambe bianchissime.
Le labbra erano rosse, le guance piene e lo sguardo vivace.

Erano bastati pochi mesi a trasformarla così tanto? Se si fosse vista allo specchio, probabilmente Wendy non sarebbe nemmeno riuscita a riconoscersi.
Era sporca, estremamente magra, i capelli annodati le coprivano scomposti le spalle, il vestito che indossava somigliava ormai più che altro ad uno straccio strappato in più punti, annerito e sgualcito dalla polvere.

The Neverland Demon || Peter Pan  #Wattys2017Where stories live. Discover now