IV. Everything Is Possible In Neverland

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Pan era sparito di nuovo, in un soffio, lasciando Wendy pietrificata sulla porta.
Divertimento?
Quindi era questo che cercava Peter Pan, divertirsi.
Ma perché proprio con lei?

Porsi tutte quelle domande sarebbe stato inutile, lei non aveva le risposte. Ma forse, stando al gioco, avrebbe potuto capire qualcosa di più.
E magari, presto o tardi, avrebbe fatto ritorno a Londra.
Pensò a John e Michael che litigavano ogni volta perché volevano fare la parte del buono, dell'eroe, di Peter Pan.
Ma era davvero un eroe?

Un brontolio risvegliò Wendy dai suoi pensieri. Stava morendo di fame e probabilmente fuori da quella tenda la stava aspettando quella che doveva essere la cena.

Si fece coraggio e uscì, ritrovandosi nell'accampamento. Tutto era ancora avvolto dalla luce intensa e da quei colori innaturali, ma la ragazza si stava piano piano abituando e già le sembravano un po' più sbiaditi e meno accecanti.

Alla sua destra una serie di tende improvvisate, ricoperte di fogliame si estendevano per parecchi metri, mentre dal lato opposto un enorme tavolo in legno era ricoperto di cibi di ogni tipo.
Wendy si avvicinò cautamente, scrutando i ragazzi seduti scompostamente attorno al tavolo.
Al posto delle sedie c'erano degli enormi tronchi su cui adolescenti sporchi di fango e incappucciati parlavano animatamente, aspettando di potersi servire.

La ragazza emise un urletto, quasi inudibile, quando Peter Pan si materializzò dietro di lei, trattenendola per una spalla.
Poi la spinse delicatamente verso il tavolo, fino a un posto su un lato lungo di esso, grossomodo al centro.
I ragazzi ammutolirono, sollevando lo sguardo sulla nuova arrivata, al cui fianco destro era seduto Pan.

La voce del ragazzo suonò tanto divertita quanto minacciosa.
"Sperduti, questa è Wendy."
Con uno scatto si sollevò in piedi sul tronco e con un piccolo balzo salì al centro del tavolo, senza però poggiare i piedi su di esso, galleggiando nell'aria pochi centimetri più in alto.
Aveva ancora il pugnale tra le mani e lo passava dall'una all'altra con grazia e tranquillità.
"A nessuno Sperduto è permesso avvicinarsi a lei o rivolgerle la parola senza il mio consenso" affermò, con quella punta di divertimento sempre presente, per poi affondare la lama in quello che doveva essere un pollo.

Quando Wendy rialzò lo sguardo Peter era nuovamente seduto accanto a lei e stava mangiucchiando del pane, scrutando tutti gli Sperduti, come a controllare che non ne mancasse nessuno.
La ragazza era ancora un po' scossa dalle parole di Pan. Magari, in un altro contesto e soprattutto da parte di qualcun'altro, quell'interesse esclusivo l'avrebbe potuta far sentire speciale, ma in quel momento quelle parole avevano solo alimentato la paura di quello che il ragazzo avrebbe potuto volere da lei.

Alla fine la fame prese il sopravvento su Wendy che iniziò a riempirsi il piatto di tutto ciò che vedeva davanti a lei, sotto lo sguardo di qualche Sperduto.
Sul tavolo c'erano cibi di ogni tipo, carne, verdura, pasta, qualsiasi cosa Wendy desiderasse la vedeva poco più in là.

Gli occhi di Pan ora non viaggiavano più da un ragazzo all'altro ma erano puntati sulla figura di Wendy che mangiava in silenzio, attorniata dal vociare dei Bimbi Sperduti.

La ragazza fece appena in tempo a finire ciò che aveva sul piatto, che il flauto di Pan risuonò accanto a lei e gli Sperduti si alzarono ridacchiando, diretti verso le loro tende.
Pan si sollevò in volo, atterrando con un piccolo saltello davanti a Wendy, che si era alzata da tavola e stava seguendo i ragazzi verso le tende.

"Non così in fretta" ridacchiò "Prima voglio divertirmi un pochino" sollevò il sopracciglio destro in un sorriso che diede i brividi alla ragazza e si avvicinò ulteriormente a lei.
Wendy era in panico.
Cosa voleva da lei adesso?

The Neverland Demon || Peter Pan  #Wattys2017Where stories live. Discover now