XII. Don't Be Such A Baby

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Le dita di Pan erano conficcate nella pelle della ragazza. Il marchio le bruciava, mentre splendeva di un oro accecante.

Il ragazzo afferrò con due dita la treccia sulla nuca di lei e la tirò a sé, facendole alzare il capo con uno scatto.
Una mano le premeva ancora la bocca, soffocando le urla e i mugolii, mentre il corpo magro della ragazzina era stretto tra le gambe forti di Pan, il petto di lui che aderiva perfettamente alla sua schiena.

Wendy si sforzava di non piangere. La pelle le bruciava, l'ossigeno faticava a entrare nel suo corpo, Uncino non era lì a difenderla.

"È stato un bel tentativo, dolce Darling." sussurrò il ragazzo, solleticandole la pelle.

Si era attorcigliato la treccia attorno alla mano e ogni tanto aumentava la forza con cui la tirava a sé, costringendo Wendy ad inclinare dolorosamente la schiena.

"Ma non è così facile liberarsi di Peter Pan."

Rise, lasciando i capelli di lei e avvolgendo un braccio attorno alla sua vita, per poi librarsi in volo.

"Ho paura che ti toccherà salutare Uncino la prossima volta."
Emise un urletto di divertimento, planando verso l'interno dell'Isola, luminosa sotto di loro.

Wendy atterrò sulle ginocchia, liberandosi con forza dalla stretta di Pan.
Si alzò in piedi, pulendosi le mani sul vestito sporco di terra.

"Cosa vuoi da me?" gridò, con tutto il fiato che aveva in corpo.
"Io ti avevo ucciso! Tu dovresti essere morto! Perché sei ancora qui? Perché ce l'hai così tanto con me? Uncino mi avrebbe portata a casa." non ci mise molto a rendersi conto che lacrime calde stavano inondando le sue guance.

"Non fare la bambina." sentenziò il ragazzo, senza preoccuparsi di nascondere il tono nervoso.

"La bambina?"
Wendy rise amaramente.
"Se tu non mi avessi rapita per portarmi qui al solo scopo di rovinare la mia vita, senza darmi nulla da fare, senza spiegarmi per quale motivo mi vuoi qui, tenendomi all'oscuro di tutto, io sarei a Londra. Nella mia camera da adulta. Starei crescendo."

Pan sussultò nell'udire quell'ultima parola.
Crescere.
Sarebbe potuto crescere anche lui. Se avesse lasciato l'Isola, se avesse abbandonato il suo potere, se avesse rinunciato all'immortalità.

Era un prezzo troppo alto da pagare per una cosa così infima come la vita umana.
Uno stupido e insensato susseguirsi di giornate monotone, settimane, mesi, anni.
Decenni a fare le stesse identiche cose, vantandosi solamente di essere un po' più maturi dell'anno precedente.

Perché quella ragazzina continuava a desiderare quelle stupide cose, quando avrebbe potuto avere molto di più?
Sembrava non riuscisse a guardare più in alto, ad aspirare a qualcosa di meglio, a capire che l'Isola non doveva essere il suo tormento, ma la sua gioia.

Avrebbe voluto essere in grado di aprirle gli occhi.

Invece si limitò ad allungare una mano verso di lei, stringerle il polso scarno tra le dita e strattonarla verso l'entrata della sua dimora, se così si poteva definire.

"Tu non vuoi vedermi arrabbiato, ragazzina, giusto?"
Le dita di Pan si strinsero ulteriormente sulla pelle della ragazza, lasciando lentamente il posto all'ombra di un livido.

Wendy abbassò lo sguardo, tirando su col naso e cercando di liberarsi di quella presa ferrea.

"Peter, mi stai facendo male" pianse in un mormorio, chiamando quel demone per nome, sperando di suscitare un po' di compassione nella parte più umana del ragazzo, ammesso che ne possedesse una.

The Neverland Demon || Peter Pan  #Wattys2017Where stories live. Discover now