MISSING MOMENTS

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              Terza Superiore

BEATRICE
Proprio non ci volevo andare. Ma Martina mi convinceva tutte le volte ad andarci, dicendomi che quell'anno sarebbe andato meglio e che Luca sarebbe maturato.
Ma ad ogni anno peggiorava.
La terza superiore era stata anche peggio della seconda e il guaio era che era solo marzo!
Mi ripetevo anche io che ad ogni anno in più Luca sarebbe cresciuto e che col tempo avrebbe avuto altri interessi, altre priorità, piuttosto che tormentare me; invece era proprio il contrario.
Martina mi faceva sempre sentire in colpa dicendomi che quasi nessuna della nostra classe le stava simpatica, perciò alla fine cedevo sempre e per non farla restare da sola in mezzo a tutti maschi mi convincevo ad andare.
Ben consapevole però che ogni anno avrei potuto anche rischiare la vita.
E no, non esageravo affatto.

I genitori di Gabriel erano stati gentili ad accompagnarmi perché mia madre era in viaggio verso l'Egitto, perciò non avrebbe potuto. Avevo cercato di usare anche quello come espediente per non andarci, ma i genitori di Gabriel – e Gabriel stesso–avevano insistito.
E poi Luca era stato così gentile quando mi aveva invitato.
Solo a pensarci mi veniva da appenderlo ad un chiodo con le mutande come avevo visto tante volte nei film.
Me l'aveva chiesto una settimana prima, una mattina, davanti a tutto il corridoio; mi aveva dato una busta in ginocchio, dopo che aveva urlato a tutti di prestare attenzione, dopodiché mi aveva detto di aprire la busta e dentro c'era un biglietto enorme con scritto special guest, nella sua calligrafia totalmente disordinata. Aveva detto – anzi, urlato – che ero l'ospite d'onore, che non potevo mancare perché senza di me la festa non sarebbe stata la stessa. Ed era vero, dato che senza di me nessuno avrebbe riso ed elogiato Luca Mercuri per le sue cazzate.
Fin lì, sarei dovuta anche essere contenta, se non fosse stato per quel ghigno che aveva stampato sul viso e per tutta la scuola che era riunita in corridoio a guardare mentre lui mi metteva in imbarazzo.
Perché era proprio per quello che tutta la scuola mi conosceva. Ed ogni anno che passava mi consolavo pensando che non dovessi più incontrare quelli di quinta dell'anno prima.
  Ed io che mi lasciavo ancora abbindolare dalla speranza che quel compleanno sarebbe stato quello decisivo in cui lui avrebbe finalmente ascoltato il suo grillo parlante. Ma ovviamente non fu così.

LUCA
Stavo facendo una troppo scatenata partita a biliardino con tre miei amici e non mi ero mai annoiato così tanto.
Tutti ai miei compleanni si divertivano; io ero più indaffarato che divertito.
Per me il giorno della festa era più una sorta di missione.
Lasciavo i preparativi e l'organizzazione della festa a mia madre ed io organizzavo e preparavo altro.
-Goaaal! – strillò Giovanni, in squadra con me, e solo in quel momento mi accorsi di aver messo dentro la pallina.
Quando sentii la voce di Gabriel in lontananza, scattai sull'attenti.
La festa era già iniziata da tre quarti d'ora ed io aspettavo solo lui.
O meglio, chi sarebbe arrivato con lui.
Lasciai il mio posto, guadagnandomi proteste dei miei amici, che ignorai, e corsi verso l'uscita del locale, dove alcuni giocavano a beach volley, altri se ne stavano seduti sulla sabbia a mangiare. Per fortuna che nonostante fosse marzo, il tempo era bello e caldo come capitava ogni anno.
   Mi guardai intorno e all'entrata del bagno scorsi Gabriel che salutava qualche nostro compagno e Beatrice, che si guardava intorno, forse in cerca di Martina. Non appena la trovò, accanto al tavolo del buffet, si illuminò e andò da lei.
Aveva una sportina in mano. Era un regalo?
L'anno prima l'aveva fatto con Martina, quando non me lo sarei nemmeno aspettato.
Prima che raggiungesse la sua amica, le tagliai la strada.
-Ciao. – la salutai, suadente.
Quando Beatrice puntò gli occhi su di me, il suo sguardo si spense per un secondo, ma poi fece un piccolo sorriso tirato: sebbene la bistrattassi costantemente, era così buona che il giorno del mio compleanno non mi avrebbe mai trattato male.
Perlomeno non malissimo.
-Buon compleanno. – cercò di essere gentile e mi porse la sportina. –Questo è da parte mia e di Martina.-
Lo afferrai e lo appoggiai sul tavolo accanto. Non era il regalo che mi interessava in quel momento.
-Spero che ti divertirai di più quest'anno. – le augurai, ma entrambi eravamo consapevoli del mio tono ironico.
Mi rivolse un altro sorriso tirato prima di superarmi e andare dalla sua amica.
Mi voltai impercettibilmente e con la coda dell'occhio feci per guardarle il culo, ma non potevo perché indossava uno di quei suoi vestitini svasati.
Dio, le stavano sempre così bene...
-Ehi, amico! Auguri- Gabriel mi strinse in un abbraccio virile e feci per ringraziarlo, ma la sua presa su di me aumentò e quando fu vicino al mio orecchio sussurrò: -Se ti vedo un'altra volta guardare Beatrice in quel modo ti annego in mare. E non me ne frega niente se è il tuo compleanno. –
Era serissimo.
Deglutii: benché conoscessi Gabriel da tre anni, quando parlava di Beatrice e mi minacciava incuteva davvero timore.
Annuii, pregando che lasciasse la presa o avrei iniziato a stringere anch'io di rimando e fui felice che non mi avesse detto di non dare fastidio alla sua migliore amica, quel giorno, perché non pensavo ad altro da una settimana a quella parte.
Ogni volta che ci pensavo mi saliva un brivido di eccitazione: ci saremmo divertiti tutti.
Eccetto Beatrice.

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