Capitolo 9

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Sgranai gli occhi e feci una smorfia. - Che intendi dire?
Si appoggiò su un gomito per guardarmi con un scatto, facendo rimbalzare anche me.
-Okay, non ti spaventare, però...
-Già così non partiamo bene, Mercuri. - scossi la testa.
-Ascolta: che ne diresti di continuare a fare sesso? - chiese con lo sguardo speranzoso.
-Luca, ora sono stanca, è la terza volta che lo facciamo in due giorni... non pensi che sia un po' troppo?
Alzò gli occhi al cielo. -Ma non intendevo adesso, idiota!
-Chiamami idiota un'altra volta e non potrai più avere figli, caro. - ringhiai.
Fece una smorfia portandosi una mano sull'affare che gli avrebbe permesso di avere figli e finalmente tirò le lenzuola per coprirsi.
-Ehi, ci tengo! - esclamò con un'espressione da bambino dolce. Wow, la facesse più spesso!
-Quindi questa proposta? - feci le virgolette sull'ultima parola.
-Hai mai visto Amici di letto?
-Mmm, si... - lo istigai a continuare, annuendo.
-Quindi? - mi chiese.
-Quindi cosa?! - risposi con un'altra domanda, irritata da quel mistero.
Riflettei un attimo sul nome del film e poi sulla trama. Oh. Ora avevo capito dove voleva arrivare.
-Sesso senza impegno, tutte le volte che ci pare? - azzardai, diffidente.
Sorrise debolmente, preoccupato di un rifiuto. - Che te ne pare?
-Sei pazzo?- sbottai, con tono calmo, anche se dentro di me stavo bruciando, mi girava la testa e avevo dei brividi che dallo stomaco arrivavano in mezzo alle gambe. Non era una cattiva idea: non volevo stare con lui, non lo sopportavo, ma il sesso con lui era fantastico -non che avessi altre esperienze a cui paragonarlo. Però...
Il debole sorriso vacillò. -Non mi sembrava una cattiva idea.
-Cioè, io ti dico che non voglio essere una delle tue puttanelle e tu mi proponi di esserlo esplicitamente? - strinsi le labbra in una linea sottile, furiosa.
-Senti: non sei una delle altre puttanelle da una botta e via, ti sto proponendo di scopare più di una volta. - sbuffò, irritato.
-Quindi non sarei una puttanella da una botta e via... - feci finta di riflettere.
-Esattamente.
Mi alzai dal letto con uno scatto. -Ma sarei la tua puttanella personale a tempo pieno! - sbottai, ancora più arrabbiata.
Si alzò anche lui. -No! Vedi che non capisci niente? Idiota!
Socchiusi gli occhi in due fessure e mi avvicinai a lui. Glielo presi in una mano e strinsi forte. Ululò dal dolore, ma non osò spostarsi di un millimetro, avendo capito che non avrei mollato la presa.
-Ti avevo detto di non chiamarmi più idiota. - gli ricordai. -Chiedimi scusa.
-Scusa, scusa, non lo dico più... -disse con voce flebile. Sembrava un bambino che aveva preso il primo schiaffo dai genitori per aver detto una parolaccia.
Mollai la presa e indietreggiai di un passo, sorridendo soddisfatta.

LUCA'S POINT OF VIEW

Cazzo, mi aveva fatto veramente male, ma forse me lo meritavo. Non sapevo cosa dire in mia difesa per convincerla che non era la mia puttanella personale.
Sinceramente, non sapevo nemmeno perché glielo avessi chiesto, dato che, insomma, non ho bisogno di una ragazza fissa da scoparmi, quando posso averne una ogni giorno!
Misi il broncio da bambino piccolo che faceva sciogliere le tutte ragazze, con uno scatto, la buttai sul letto; squadrai per un secondo il suo bellissimo corpo nudo e poi mi buttai sopra di lei.
-Ahi! - urlò, ridendo.
Solo il contatto con la sua pelle calda e il suo petto contro il mio, mi fecero fare pensieri poco casti, ma dovetti pensare alla professoressa di italiano per non farmi venire un'altra erezione, siccome prima Beatrice mi aveva detto che era stanca.
-Chiedi scusa! - ripetei le sue stesse parole e appoggiai tutto il mio peso su di lei, minuta e fragile.
-No! Te lo sei meritato! - cazzo, se era testarda e sicura di sé; un'altra ragazza mi avrebbe chiesto scusa subito, senza farselo ripetere e mi avrebbe baciato fino a farmi eccitare nuovamente, ma lei... lei era diversa dalle altre. Lo avevo capito dal primo giorno di prima superiore, quando l'avevo vista debole e l'avevo considerata sfigata. E invece no. La odiavo per il fatto che contraddisse sempre tutto quello che dicevo e che non fosse mai d'accordo con me, come il resto delle altre. Lei mi teneva testa. E questo non mi piaceva.
-Ma tu mi hai quasi fatto perdere l'apparato riproduttore!
-E tu mi hai offeso infinitamente.- strinse le labbra per nascondere una risata.
-Che ne pensi se tu mi chiedi scusa e io ti chiedo scusa?
-Luca, tu mi hai già chiesto scusa...
-Sarei pronto a ripeterlo, tanto non lo direi con sincerità.
Spalancò la bocca. -Vaffanculo!
E improvvisamente sentii un altro dolore acuto alle parti basse. Gemetti per il dolore e mi spostai su un fianco lasciandola libera dal mio peso. Mi aveva tirato una ginocchiata nelle palle, maledizione!
-Lo sai che non devi mai dire una parola di troppo con me - sorrise perfidamente e io mi maledii per essere stato così ingenuo e stupido: lo sapevo benissimo!
Imprecai per due minuti buoni, cercando di farmi passare il dolore restando immobile e rannicchiato su me stesso, mentre Beatrice si era alzata e si era messa le mutandine di pizzo rosa e il reggiseno bianco che purtroppo copriva la sua terza abbondante.
-Vai via? - le chiesi con voce strozzata.
-Devo pensare alla tua proposta, Luca. Non posso accettare così da un momento all'altro. Sarebbe come svendermi e io non sono quel genere di ragazza. - che non lo era lo avevo capito, ma non aveva capito il senso dell'accordo!
-Bea, svenderti significherebbe andare con tanti ragazzi ogni volta che loro vogliono solo per dare piacere a loro; io ti sto proponendo di scopare solo con me e nessun altro e quando vogliamo entrambi, per soddisfare tutti e due.
Annuì poco convinta e io sbuffai mentalmente: che ragazza testarda!
-Ci... ci vediamo domani a scuola. - concluse, uscendo dalla mia camera, senza neanche chiedermi di accompagnarla alla porta.
Mi abbandonai sul letto frustrato e guardai il soffitto. Come mi era venuto in mente di chiederle una cosa del genere? Aveva ragione: non poteva svendersi così; e poi forse neanche le piaceva fare sesso con me... anche se a giudicare dalla faccia e dai gemiti, avrei dubitato...
Sorrisi compiaciuto, perché ora mi sentivo molto meglio, dato che quella mattina stavo quasi per sfilare a me e a lei i pantaloni in classe quando da un momento all'altro sarebbe suonata la campanella.

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