Capitolo 48

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BEATRICE
Cavolo! Non me l'aspettavo proprio.
Ero così intenta a godermi i baci di Luca e la sensazione che –non avrei mai pensato –le sue mani mi stavano causando, che non avevo nemmeno sentito la porta aprirsi.
Quando avevo volto lo sguardo verso l'alto, per un bacio in una zona particolarmente sensibile del collo, avevo visto la figura di Andrea in piedi, con la bocca completamente spalancata.
Volevo tirarmi su, ma le carezze di Luca e il fatto che ad un tratto sembravo essermi bloccata completamente non aiutavano affatto.
Quando Luca se n'era accorto, si era immobilizzato anche lui e lo eravamo ancora.
Andrea, sempre con la bocca aperta, coprì con una mano gli occhi di Tommaso e, se non fosse stato per la situazione, probabilmente mi sarei messa a ridere.
Luca si scostò da me, togliendo la mano dalle mie gambe e si mise a sedere. Feci lo stesso e aspettai che qualcuno dicesse qualcosa.
-Non importa che gli copri gli occhi, tanto ha visto di peggio. – quel qualcuno fu proprio Luca.
Gli tirai una forte gomitata nelle costole e lui gemette di dolore. –Sei un vero cretino. Ti sembra il momento? – lo rimproverai.
Mi alzai immediatamente, diventando rossa come un peperone e cercai in giro per la stanza i miei pantaloni.
Sapevo che Luca aveva provato a sdrammatizzare, ma avevo anche notato che sembrava preoccupato.
Andrea era ancora immobile, mentre Tommaso se n'era andato. Resti in piedi, a braccia conserte, a rimuginare: in quel momento Andrea avrà pensato che anche io, oltre a tutte le altre ragazze, mi ero scopata Luca e quindi ero una zoccola.
-Okay, credo di non aver capito bene. – finalmente Andrea diede un segno di vita. –Voi due non vi potete vedere eppure Beatrice è a casa tua e ha addosso un pigiama e... – non concluse la frase, visibilmente confuso.
-Ti prego, non dirlo a nessuno...- lo implorai, contorcendomi nervosamente le mani.
Andrea spostò lo sguardo su di me: -Perché?
-Perché no. – rispose Luca, seccamente. –Nemmeno a Giulia.
-Okay, non lo dirò a nessuno, ma almeno spiegatemi.-
Sospirai. –Non è come pensi. –la classica frase che si dice in queste classiche situazioni, per cercare di prendere tempo.
-Ah no?
-Non stavamo facendo niente. – Luca si alzò e si infilò i pantaloni del pigiama frettolosamente.
-Da quanto state insieme?
-Non stiamo insieme! – dicemmo io e Luca insieme, con voce stridula.
-E allora?
-Allora, è proprio quello di cui stavamo parlando ieri pomeriggio. – sospirai ancora, nervosamente.
Sgranò gli occhi. –Siete scopamici?
-Sì.
-Davvero?
-No, per finta. – cercò di ironizzare Luca, ma non sembrava per niente divertito. Che aveva?
-Da quanto?
-Da settembre. – risposi, aspettandomi una sua reazione sbigottita, che non tardò ad arrivare.
-Sei seria? Non me ne sono mai accorto!
-Beh, è un bene, allora, perché era questo lo scopo. – intervenne Luca. Gli avrei chiesto più tardi cosa aveva, perché era strano.
-la vuoi smettere? – lo rimproverò Andrea, poi si passò una mano nei capelli. –Io vi aspetto di sotto. – se ne andò scuotendo la testa.
Luca andò in bagno in silenzio a lavarsi la faccia e tornò serio, infilandosi i calzini.
Scendemmo le scale e stavamo per entrare in cucina, quando lo bloccai, mettendomi davanti a lui.
-Mi vuoi dire che cos'hai? – gli chiesi usando il tono più dolce che avevo, sottovoce, perché poco distante Tommaso stava disegnando.
-Non ho niente.
-Sei strano.
-No, non è vero. – rispose secco.
Riflettei un secondo e feci una supposizione: -E' perché non hai finito quello che stavi iniziando? –aggrottai le sopracciglia, infastidita dal fatto che per lui potesse essere così importante.
Luca sbuffò e si passò una mano tra i capelli. –Sì, è per quello, va bene? Ora mi lasci in pace? – no, ma non sta mica bene questo qui.
Anche Tommaso avrebbe capito che l'aveva detto solamente per farmi smettere di fargli domande e che evidentemente non me lo voleva dire. Perciò lascai correre.
-Va bene, ti lascio in pace. – risposi tranquilla ed entrai in cucina, dove Andrea era seduto a fissare il vuoto con la bocca aperta.
-Vuoi qualcosa da mangiare? – gli chiesi, prendendo una tazza da un mobile, il cucchiaino dal cassetto e i biscotti dalla credenza.
-Sembri in casa tua. Ci passi molto tempo, vero? –commentò-
Mi imbarazzai subito: detta così sembrava una cosa piuttosto strana ed intima tra me e Luca, perciò non risposi e continuai a prepararmi la colazione.
Misi in tavola anche i biscotti che piacevano a Luca, presi la sua tazza - come d'abitudine quando ci trovavamo a casa sua a fare colazione anche se non avevo dormito lì – e il cartone di latte dal frigo; il resto lo lasciai fare a lui perché quel giorno mi stava antipatico.
Luca arrivò in cucina quando io ero già a tavola ad inzuppare i biscotti nella mia camomilla – era l'ideale, visto l'inizio di quella giornata.
-Perché non mi hai preparato la colazione? – non aveva un tono aggressivo, ma più dispiaciuto: aveva quella sua solita espressione da cucciolo insoddisfatto che spesso faceva inconsciamente. E che a me piaceva un sacco, ma questi erano sempre dettagli.
-Perché il latte si sarebbe raffreddato. – risposi, non alzando lo sguardo e lui sbuffò, sedendosi accanto a me e bevendo il latte freddo.
-Sei così pigro da non riuscire nemmeno a scaldarti il latte, Luca? – mi indignai.
-Ma cosa te ne frega?!
-Me ne frega, perché mi da' fastidio quando fai così.
-E allora... – Andrea non lo lasciò finire e forse fu meglio.
-Vedete? Vi siete già messi a litigare. Io sul serio non capisco come possiate stare insieme.
-Infatti non stiamo insieme! – ribadimmo, scocciati, entrambi.
-Ve beh, fate sesso. È la stessa cosa!
-No che non è la stessa cosa. Non la chiamerei mai "amore" o me la sbaciucchierei tutto il tempo come fai tu con Giulia! – sbottò Luca e nel profondo credo di esserci rimasta un po' male.
-Ma avete dormito insieme.
-E' stato solo un caso. – dissi, anche se non era vero: mi aveva invitato esplicitamente.
-E tu le stavi baciando il collo. – proseguì, mettendo a disagio entrambi.
-Sì, ma non la... – cercò di ribadire Luca.
-E anche Tommaso vedeva che la tua mano si muoveva sotto le coperte. – in quel momento divenni totalmente rossa. Proseguì: -A proposito, in che senso Tommy ha visto anche di peggio?
-Smettetela subito. – li zittii, all'apice dell'imbarazzo. –Luca, non ti azzardare a dirglielo.
-Perché? – chiese Andrea.
-Perché è imbarazzante. Possiamo parlare di altro?
-E di cos'altro vuoi parlare? Sono rimasto scioccato non appena ho aperto la porta della camera. Ci sono rimasto malissimo e ancora non me ne capacito.
-E' così inverosimile da credere?
-Sì. –annuì, convinto.
-Perché?
-Te l'ho detto! Non fate altro che litigare anche per le cose più banali, ma andate a letto insieme, com'è possibile?
-Beh, abbiamo un'intensa attrazione... – lo interruppi tirandogli una gomitata.
-Ora basta, non è una chiacchierata tra maschi questa. – mi impuntai. –Cosa sei venuto a fare, Andre? –cambiai discorso.
-Ero venuto chiedere a Luca di andare a correre, - indicò la sua tuta, che in effetti prima non avevo notato –ma a quanto pare lui era...-
Lo interruppi ancora una volta, spazientita. –Sì, quello lo sappiamo già. Come sei entrato?
-Mi ha aperto Tommy. – disse ovvio.
Luca sbuffò e urlò il nome di suo fratello, il quale corse lì nel giro di cinque secondi.
-Ti ho già detto di non aprire agli sconosciuti.
-Ma Andrea non è uno sconosciuto. – rispose il piccolo, con aria contrita.
-E come hai capito che era Andrea?
-Ho aperto la porta e l'ho visto.
-Appunto. Non devi aprire la porta perché se no chiunque può entrare. Devi chiedere chi è o mi chiami, va bene?
-Va bene, ma tu stavi dormendo.
-No, non stava dormendo. – intervenne Andrea, sdrammatizzando.
Gli lanciai un'occhiataccia.
-La prossima volta vieni a chiamarmi anche se dormo, okay? – gli intimò e non era mai stato così duro con il suo fratellino. – Così magari evitiamo che quello che faccio in camera mia sia di dominio pubblico. – borbottò a bassa voce, infine.
Vedendo la faccia affranta di Tommaso, spalancai le braccia e lo invitai a sedersi sulle mie ginocchia. Non se lo fece ripetere due volte e non appena mi circondò – come poteva – le spalle, sentii i suoi singhiozzi, ma restai in silenzio coccolandolo, perché sapevo che se Luca avesse saputo che aveva fatto piangere suo fratello ci sarebbe rimasto male. Non sapevo cosa gli prendesse quella mattina ma non poteva continuare a trattare tutti di merda.
-Luca, perché non vai a farti una bella corsa con Andrea? Stimola endorfine, non lo sai? – gli proposi.
-Che?
-Sono gli ormoni della felicità... e della calma. – dissi, beccandomi una sua occhiataccia.
Tornai a guardare Andrea, che spostava lo sguardo da me a lui. –Ma sul serio scopate?-
Ancora?!
-Sì, va bene? Scopiamo, andiamo a letto insieme, facciamo sesso, chiamalo come vuoi, ma lo facciamo. –sbottò Luca esasperato.
Ovviamente tutti si scordarono della presenza di Tommaso, ancora sulle mie ginocchia, ma per fortuna riuscii a tappargli le orecchie in tempo.
-Sapete cosa ne penso in merito.
-Sì, lo sappiamo e non ce ne frega. Sappiamo quel che facciamo e non facciamo di certo l'amore. -
La camomilla mi andò di traverso e cominciai a tossire. Forse era stato un lapsus.
Tommaso si staccò per guardarmi in faccia con gli occhietti rossi per il pianto. –Tutto bene? – mi chiese ed io gli sorrisi, continuando a tossire con le lacrime agli occhi.
-Volete andare a correre, per favore? – li incitai, desiderosa di rilassarmi un secondo.
-E se non ne avessi voglia? – mi rimbeccò Luca, con aria di sfida.
-Sì che ne hai voglia. Alza il culo ed esci di casa, perché se no ti ci spedisco a calci. –odiavo essere così arrogante, ma aveva proprio bisogno di eliminare tossine e fare fatica.
-Ti ricordo che questa è casa mia.
-Beh, siccome questa mattina ci stai trattando uno peggio dell'altro, non sei nelle facoltà di intendere e di volere e perciò decido io per il bene di tutti.-
Andrea ridacchiò e Luca andò in camera, sperai per cambiarsi, sbuffando.
Andrea tornò serio e mi guardò con uno sguardo di rimprovero.
-Che c'è? – domandai.
-Sai quello che stai facendo?
-Sì, altrimenti non lo farei.
-Non ti ha costretta in nessun modo, vero?
-Ma ti pare? Ti sembra il tipo, Luca? – esclamai indignata. Avevo una pessima considerazione di lui, ma in quel preciso argomento si era comportato davvero bene, chiedendomelo e lasciandomi stabilire delle regole.
-No, ma nemmeno tu mi sembri il tipo da fare queste cose.
-E' successo per caso e per provare...
-Allora hai perso la verginità con lui?-
-Tommy, sei vai a prendere i pastelli dopo disegniamo, ti va? – gli proposi e lui corse via.
-Sì. Non sono poi così facile come pensi.
-Non lo penso.
-Sì, invece. Pensi che sia una delle ragazze che vanno con Luca ed è per questo che non l'ho voluto dire agli altri.
-No, non lo penso. Insomma, se ci fai sesso da quattro mesi vuol dire che è importante. Ti piace?
-Possiamo smetterla di parlare di sesso? Mi sento molto a disagio a parlarne persino con Luca, figuriamoci con altri ragazzi. -
Proprio in quel momento, Deo gratias, Luca fece il suo ingresso con dei pantaloncini da calcio e una maglietta leggera.
-Ho sentito le parole "sesso" e "Luca", di cosa parlavate? – chiese, ammiccando. Sembrava essergli tornato di poco il buonumore.
-Quando corro mi viene caldo e se sono troppo vestito mi innervosisco. Andiamo? – chiese ad Andrea.
Andarono verso la porta ed io restai sull'uscio della cucina ad aspettare che Tommaso scendesse con la roba per disegnare.
-Aspetta... – sentii dire da Luca e quando alzai lo sguardo notai che stava venendo verso di me. Certo che era proprio stupendo, eh; soprattutto in quella tenuta e con i capelli un po' scompigliati.
Mi afferrò per la vita ed lo guardai interrogativa. Se non ci fosse stato Andrea, probabilmente gli avrei cinto il collo con le braccia, ma dovetti trattenermi.
-Stai tu con Tommy? – chiese a bassa voce. Sembrava davvero bipolare, a volte.
-Certo. – risposi ovvia.
-Parliamo, dopo? – usò quel suo tono dolce.
-Dopo devo tornare a casa perché arriva mia madre. – lo guardai negli occhi, aggrottando la fronte.
-Allora parliamo domani? – disse, dispiaciuto.
-Sì, ma di cosa?
-Di tutto quello che è successo. -
Continuavamo a parlare a bassa voce e probabilmente Andrea, che non riusciva a vedere niente se non le spalle di Luca, stava pensando che ci stessimo baciando, ci stessimo dicendo cose dolci o cose dolci o non so, perciò cercai di staccarmi un po' di più, ma Luca mi strinse i fianchi ed io mi ritrovai concentrata ad ignorare e reprimere i brividi che vagavano in tutto il mio corpo.
-Hai freddo? – mi chiese all'improvviso.
Lo guardai confusa, poi mi accorsi che le braccia – scoperte dalle maniche del pigiama arrotolate – erano ricoperte di pelle d'oca. Cavolo.
-Sì, un po'.
-Vai a prendere una mia felpa, se vuoi. – mi propose e mi ritrovai ancora una volta spiazzata dal suo repentino cambiamento di atteggiamento.
-Vedrò – continuai a fissarlo negli occhi e anche lui sembrava essersi incantato nei miei.
-Io sto aspettando. – d'un tratto si sentì la voce di Andrea e scuotemmo la testa, come per disincantarci.
Lilium abbaiò improvvisamente e fece la sua comparsa lungo le scale. Oddio, non mi ricordavo nemmeno che ci fosse, dal gran che era silenzioso!
-C'è anche Lilium? – chiese Andrea sbalordito.
-Non volevo lasciarlo a casa da solo. – risposi timidamente.
Entrambi lo accarezzarono in fretta, poi uscirono di casa e dissero che sarebbero tornati in un'oretta.
-Allora, cosa disegniamo?- chiesi a Tommy, aiutandolo con i tre astucci pieni di colori che aveva in mano.
-Lilium! – rispose ed io mi ritrovai a ridere. Non sarei riuscita a disegnare un cane nemmeno se avessi fatto il liceo artistico.

LUCA
-Okay,adesso che non c'è Beatrice non ci sono limiti. Mi devi raccontare tutto. –sentenziò Andrea, non appena uscimmo dal cancelletto di casa mia.
-Non c'è niente da dire. – era alquanto strano: se fosse stata un'altra ragazzagli avrei raccontato anche se ce l'aveva pelosa oppure no – come di solitofacevo –, ma non mi andava di parlare di Beatrice in quel senso.
-Eccome. Perché lei?
-E' stato un caso.
-In che senso. Spiega.
-Hai presente la festa di fine estate all'Angel?
-Cazzo, già da lì?
-In teoria. – spiegai. –eravamo ubriachi e non so perché sono andato da lei eabbiamo iniziato a baciarci e poi è venuta a casa mia.
-Quando non ti trovavo e mi ero preoccupato?
-Esatto. – espirai due volte per buttare fuori aria e far si che non mi venisseil fiatone.
-E avete scopato?
-Credevamo di sì. Ci siamo svegliati la mattina dopo ed eravamo nudi, ma nonricordavamo niente. -
Lui mi esortò a continuare.
-Allora abbiamo fatto sesso perché... non so neanch'io il perché: praticamentemi è saltata addosso... -
Scoppiò a ridere. –Francesco l'aveva detto che a letto era aggressiva comequando litiga.-
Gli lanciai un'occhiataccia. –Era la sua prima volta. Era curiosa. – risposi,sentendomi in dovere di difenderla e questa volta fu lui a lanciarmi un'occhiataconfusa.
-E quindi le hai fatto perdere la verginità.
-Sì.
-E com'è stato?
-Cosa te ne frega?
-Di solito commenti tutte quelle con cui sei stato con me. – mi rivolse unafaccia offesa, ansimando per la fatica.
Restai in silenzio, guardando il sentiero davanti a me e allora lui proseguì:-Allora, dopo?
-Dopo ci siamo ricordati tutto e per una serie di strane peripezie ci eravamoritrovati nudi a letto ma non avevamo fatto niente. – gli raccontai velocementela storiella del ketchup e dei preservativi e lui scoppiò a ridere.
-Cazzo, sembra una novella.- commentò e anch'io mi ritrovai a ridacchiare.
-E da lì siete diventati scopamici?
-No. Gliel'ho proposto ma poi non si è più detto niente e poi siamo andati ingita e... insomma, lo siamo diventati dopo il tuo compleanno.-
Lui inarcò un sopracciglio. –Dimmi che non avete scopato a casa mia.
-No. Ma come ti viene in mente? – cercai di restare serio.
-Ma... aspetta... allora eravate voi due che vi stavate baciando di notte?-
Annuii guardando da un'altra parte.
Ancora una volta, non mi piaceva affatto dire quello che facevamo io e Beatrice,ma capivo che aveva bisogno di spiegazioni dopo quella specie di shock.
-E? – chiese.
-E cosa?
-Ti piace, vero?
-No.- risposi secco.
-E allora perché ti è venuto in mente di scegliere proprio lei, tra tutte leragazze disponibili a fare questa cosa.
-Perché... non lo so... te l'ho detto: è stato un caso.
-Ma gliel'hai chiesto perché lo volevi.
-Sì, ma... – mi stavo arrampicando sugli specchi.
-Perché è brava a letto?
-Sì. – tentai di farlo smettere di farmi tutte quelle domande.
-Strano. È stata solo con te, dopotutto.
-Già, però è audace. – e terminai qui, perché ci stavamo inoltrando troppo.
-E non è bello sapere che sei stato l'unico ragazzo ad entrarle...? – iniziò adire, ma si interruppe quando smisi di correre e mi fermai.
-Senti, ti ho già detto che non stiamo insieme, perciò evita di farmi questi discorsi se vuoi che venga ancora a correre con te. – gli intimai, abbastanza a disagio.
Quando aveva iniziato a dire quelle parole una scarica di brividi velocissima mi aveva attraversato il corpo e mi ero come spaventato. L'avevo attribuito all'insieme di fatica e fastidio, perciò mi ero fermato immediatamente per calmarmi e riprendere fiato.
-Okay, okay. Cercavo solamente di farti ragionare, perché sai che per me quello che state facendo è assolutamente insensato. – sollevò le mani, in segno diresa e mi seguì quando mi girai e tornai indietro per il sentiero.
-Beh, a noi non sembra. Facciamo sesso quando ci pare e non abbiamo l'obbligo di essere fedeli l'un l'altro e... -
-Sì, infatti da quant'è che non vai a letto con un'altra ragazza? – mi interruppe.
Sbuffando, aumentai il ritmo della corsa. –Ci vediamo a scuola. – gli urlai,quando fui a diversi metri da lui, seminandolo e lui si cacciò a ridere,fermandosi e mettendosi le mani sulle ginocchia per riprendere fiato.
Mentre stavo per tornare a casa, miricordai di non avergli detto la cosa più importante, quella che mi aveva fatto essere di cattivo umore per tutta la mattina e per cui Beatrice mi aveva rimproverato: Gabriel non doveva assolutamente saperlo.

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Anche questo è un capitolo cortino e un po' statico, ma ci tenevo ad aggiornare al più presto per non farmi odiare troppo.
Ditemi se ci sono parole attaccate o errori di battitura.
Se tutto va bene, il prossimo aggiornamento sarà nel weekend.
Buona lettura!

Sex or love?Where stories live. Discover now