Capitolo 40

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BEATRICE
Camminai velocemente fino al bar, siccome avevo più di cinque minuti di ritardo, ignorando il male ai muscoli ogni volta che muovevo un passo; pensavo non mi sarebbe più capitato, ma a quanto pareva dovevo ancora abituarmi.
Il mio stomaco brontolò ancora ed io mandai a quel paese mentalmente sia lui che Luca.
Poco dopo mi assalì il senso di colpa per avergli urlato in faccia come una pazza in preda all'isteria e fui tentata di tornare indietro e chiedergli scusa.
Ma il mio orgoglio disse di no e mi fece arrivare fino al bar a testa alta.
Martina e Giulia erano già sedute ad un tavolo in angolo quando entrai e stavano ridendo e parlando. Le avevo trascurate molto in quel periodo, e mi dispiaceva, ma non mi pentivo nemmeno di aver passato quel tempo con Luca, ero solo arrabbiata con me stessa perché tutte le volte che stavo con lui, mi faceva perdere la ragione e soprattutto tempo.
-Ehi! Che faccia! – esordì Giulia, non appena mi lasciai cadere sulla sedia.
-Che faccia ho? – probabilmente sembrava che mi fossi appena alzata dal letto. Ed era vero.
-Boh, una faccia strana. Un misto tra rilassatezza e attacco d'ira.
-Ci hai preso in pieno. – mi lasciai sfuggire e perciò sperai che non mi facessero domande. –Vi dispiace se prendo qualcosa da mangiare?
-No, ma non sei passata da casa?
-Sì, ma prima non avevo fame.
-E non hai la tuta come al solito. –intervenne Martina, squadrandomi quando mi fui alzata.
-No, oggi stavo comoda con i jeans.- mi affrettai a dire, prima di eclissarmi verso il bancone.
Ordinai una crépe con la marmellata e un tè, siccome quel bar non aveva panini ma solo roba dolce da colazione e anche perché avevo bisogno di un po' di dolce per tirarmi su: la mezza litigata con Luca mi stava buttando addosso tristezza che non volevo.
-Grazie. – dissi alla barista quando mi diede il piatto con un'enorme crépe ed un bicchiere di cartone.
Tornai al tavolo e tirai fuori i libri, perché le mie amiche avevano già iniziato a fare latino, anche se Giulia non era in classe con noi.
Tagliai tutti i pezzettini di crépe e ne mangiai uno tra una frase e l'altra da tradurre. Quando finii la prima versione, guardai il cellulare e trovai solo un messaggio di mia madre che mi chiedeva se per cena sarei restata da Martina- cioè da Luca. Le risposi di no e lei mi mandò una faccina sorridente che fece sorridere anche me.
Ma di Luca non c'era nessun messaggio.
Mi aveva ferito quando aveva detto che stava con me solo per il sesso, ma in fin dei conti anch'io, perciò non avrei dovuto averne a male. E invece ero arrabbiata e allibita. E aspettavo con ansia un suo messaggio che non arrivava.
-Ma che hai? – Giulia mi strinse un braccio con la mano.
-Niente, perché?
-Di solito quando fai latino sei felice come una Pasqua.
-Ma lo sono anche adesso. Il latino resterà sempre l'amore della mia vita, ma a volte ho delle giornate giù.
-Ciclo?
-Può essere. – infatti mi sarebbe dovuto venire di lì a due giorni, puntuale come un orologio svizzero.
-Allora è quello?
-Sì. –razionalizzai e mi chiesi se fosse anche per quello che mi sentivo così giù.
Tornai con lo sguardo sulle parole latine e mi concentrai per distogliere l'attenzione da altro.
Dopo più di una mezz'ora di silenzio, Martina esordì: -Giulia, ma tu sei vergine?-
Giulia si strozzò con il cappuccino che stava bevendo e iniziò a tossire come da copione.
-Cosa ti interessa?! –si indignò. 

-Tanto per sapere...Andrea non ne parla mai...
-Ma ci mancherebbe solo che ne parlasse con voi!
-Guarda che a noi puoi dire certe cose, siamo amiche.- la incalzai, dato che ero curiosa anch'io.
Ci osservò per qualche secondo in silenzio, poi si appoggiò allo schienale della sedia e sospirò.
-Sono ancora vergine.
-Uh. – esclamò Martina.
Non me l'aspettavo nemmeno io. Pensavo che da quando glielo avevo chiesto la prima volta, si fossero già dati da fare.
-Davvero?
Giulia annuì aggrottando le sopracciglia.
-Non ti preoccupare. – la rassicurai –Andrea aspetterà finché tu non sarai pronta.
-Si, lo credo anch'io, il problema è che non so se mi sentirò mai pronta. Insomma, l'idea che mi infili il suo coso in mezzo alle gambe, non mi va proprio giù. –gesticolò animatamente per farci intendere ciò che diceva e noi scoppiammo a ridere.
-Lo diciamo tutte, poi però quando ci si sente veramente pronte non ci si pensa più ed è una cosa naturale. – dissi.
-Dici?
-Sì, al momento giusto, se anche lui ci saprà fare, succederà spontaneamente e sì, avrai un po' di paura, ma lui te la farà passare.
-Ma come mai sai così tante cose in merito, Bea? – Martina inarcò un sopracciglio nella mia direzione.
Boccheggiai. Come le sapevo?
-Beh, leggo molti libri. – mi giustificai in fretta.
-Secondo me i libri che leggi ti mettono in testa troppe cazzate: se non si da una mossa, pronta o no, Andrea la rimpiazza. – Martina era decisamente determinata e troppo sincera a volta.
Giulia spalancò gli occhi. –Ma io sono innamorata di lui!
-E lui è innamorato di te. Martina, non credi di stare esagerando? Insomma, se Andrea non l'ha mollata dopo tutti questi mesi, vuol dire che ci tiene.
-Si, ma non si può lasciar passare un altro mese: è pur sempre un maschio.
-Io credo che come noi resistiamo all'astinenza finché non troviamo il ragazzo giusto, nonostante siamo sempre eccitate, anche loro possono resistere per tanto tempo. –ribattei.
-I ragazzi non cercano la ragazza giusta, perciò non c'è bisogno che resistano.
-Ma Andrea sa che Giulia è la ragazza giusta. –ribadii.
Martina fece una smorfia poco convinta. –Ma neanche i preliminari?-
Giulia arrossì e abbassò lo sguardo. –Beh... quelli più semplici...
-Mani o bocca?- La mia amica sapeva essere molto invadente, a volte.
-Ho detto quelli più semplici.
-Lui a te o tu a lui?
-Entrambi...
-Beh, allora sei a posto!- esclamò Martina. –Per ora... –continuò.
-Beata te. Io non riesco a...- mi lasciai sfuggire, ma non finii la frase prima di accorgermene.
Si girarono verso di me. –"Non riesci a" cosa?
-Non riesco a...trovare un ragazzo con cui sperimentare almeno i preliminari...-
Giulia ci cascò e mi rassicurò con una pacca sulla spalla. –Lo troverai, tranquilla. Una ragazza dolce e bella come te non può non trovarlo. Francesco ti muore dietro.-
Feci una smorfia. –No no no e no. Non ci penso neanche a fare i preliminari con lui.-
Nella mia testa, invece, scorrevano mani grandi e lisce che conoscevo bene, che mi accarezzavano le cosce nude, poi salivano su e sfioravano l'interno coscia...
-Per me se non ti dai una mossa pure tu, rischi di rimanere suora a vita.- Martina interruppe i miei pensieri.
Spalancai la bocca. –Guarda che io...- sono molto più attiva di quanto pensi, avrei voluto dire. –Io... non sono molto meno attiva di te!-
Spalancò anche lei la bocca. –Guarda che io...- ripeté le mie stesse parole e quasi scoppiai a ridere, perché facevamo praticamente a gara per chi scopava di meno. E perché avevo usato quella parola volgare. –Cioè, io almeno ho già provato.-
Cercai di non spiattellare tutta la verità, perciò bevvi un sorso di tè e lo finii.
Guardai velocemente per la quarta volta il cellulare, ma c'era solo l'immagine di me, Martina e Giulia in discoteca che ridevamo, nessun messaggio. Non che me lo aspettassi, insomma, cosa mi avrebbe dovuto scrivere? "Mi dispiace per quello che ti ho detto. Vieni da me dopo così scopiamo e facciamo pace?". Perché lui sarebbe stato capace anche di dire così: si era scusato nella prima frase, così poi poteva dire quello che voleva pensando che io non me ne accorgessi e andassi da lui, troppo presa dal fatto che mi avesse chiesto scusa. Idiota.

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