Capitolo 62

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BEATRICE
Me ne stavo lì, da sola, dall'altra parte del campo da calcio appoggiata alla ringhiera.
Luca non avrebbe dovuto lasciarmi lì da sola, dato che mi aveva chiesto lui di accompagnarlo.
Era sparito da più di mezz'ora ed io stavo iniziando ad infastidirmi.
Se me l'avesse detto prima, sarei andata a vedere la partita con Martina, sugli spalti, ma in quel momento non potevo più raggiungerla; anche perché quando io e Luca eravamo usciti di casa e avevamo raggiunto il campo insieme, lui sembrava al settimo cielo, perciò non volevo rischiare di farlo agitare inutilmente. Me ne sarei rimasta lì, a guardare la partita, per quanto riuscissi a vedere – davanti a me c'era una rete. Speravo solo che la mia amica non mi vedesse o mi avrebbe chiamato su con lei.
Quando stavo per andarmene sbuffando, un corpo caldo e profumato aderì a me ed io sospirai.
-Se volevi guardare la partita dalla panchina bastava che me lo dicessi e sarei andata sugli spalti con Martina e suo cugino – cercai di rimanere calma ma il mio tono infastidito si poteva intuire.
-Scusa. – appoggiò le mani sulle mie sulla ringhiera e lo sentii sorridere. –Sai che il mister quando inizia a parlare non smette più.-
Dalla sua voce potevo capire quanto fosse felice e allegro.
Mi riempiva di gioia vederlo così.

-Sì, lo so. – sospirai cominciando a sorridere perché strofinava il naso tra i miei capelli. L'allenatore della squadra era stato il mio insegnante di ginnastica alle scuole medie e per questo non vedevo l'ora di andare alle superiori: una volta gli avevo chiesto che ore erano e lui mi aveva fatto fare dieci giri del campo da calcio, cinquanta addominali e trenta piegamenti appesa alla spalliera. Per due giorni non ero riuscita ad alzarmi dal letto nemmeno per andare in bagno.
Dev'essere stato grazie a lui il motivo per cui io odiavo profondamente qualsiasi tipo di sport da praticare.

-Mi ha tartassato una spalla a forza di darmi delle pacche, cazzo. – scoppiò a ridere appoggiando il mento sulla mia spalla.
-Che cosa ti ha detto, alla fine?- domandai, curiosa.
Luca si spostò accanto a me e mi guardò sorridente.
-Che quest'estate devo ricominciare ad allenarmi con lui – feci una smorfia di compassione: poverino... – e che se vede che sono abbastanza in forma posso ricominciare a giocare perché un ragazzo così bravo non può non giocare nella sua squadra. – concluse.
Sorrisi contenta. –L'ultima parte te l'ha detta lui o te la sei inventata?
-Me la sono inventata, ma dai suoi occhi potevo capire che lo pensava anche lui. – annuì.
Scossi la testa ridendo, poi lo abbracciai con uno slancio.
-Sono contentissima per il fatto che ritornerai a giocare. Finalmente! – gli stampai un bacio sulla guancia e lui mi strinse più forte.
-Ma avrai lo stesso tempo per me? – gli diedi un bacio anche sul collo.
Luca si allontanò di poco per guardarmi in faccia. – Ma certo, Bea.-
Rilassai le spalle, mi riappoggiai alla ringhiera e lo fissai mentre lui guardava concentrato quel poco che si intravedeva della partita.
Era così bello, mamma mia.
-Che cosa stai guardando? – mi chiese. Non mi accorsi che mi stava fissando anche lui, dato che mi ero incantata.
-Uhm...? – feci finta di niente. –Niente, stavo pensando.
-A cosa? -
Scossi la testa. – A niente di importante.- in realtà lui era importante...
Senza dire niente, Luca mi sorrise e si avvicinò a me per baciarmi.
Ed io ovviamente ricambiai.
Aveva detto che potevamo continuare a fare tutte quelle cose che la lista ci proibiva di fare e, per quanto mi facesse male il fatto di baciarlo pur sapendo che lui non provava niente per me, volevo sfruttare quella decisione fino infondo, perché avevo paura che prima o poi si sarebbe stufato e si sarebbe cercato un'altra scopamica.
Ed io non avrei più potuto baciarlo.
Quando mi appoggiò alla ringhiera e approfondì il bacio, per poco non mi schiacciò e lo fermai ridendo.
-Siamo in pubblico, ricordi? – stavo per dire, ma lo disse lui, facendomi il verso.
Scoppiai a ridere e gli allacciai le braccia al collo.
-Sono tutti concentrati sulla partita, non su di noi. E dovrei esserlo anch'io, se non ci fosse una bellissima ragazza con le labbra dolci che mi sta di fianco. – affermò ed io tornai a baciarlo per non fargli vedere che ero arrossita.
-Ti va un gelato? – mi chiese.
Annuii, anche se riluttante di lasciarlo andare.
-Non vuoi vedere la fine? – indicai il campo, ma lui si stava già incamminando verso il sentiero di uscita del cancello.
-Te l'ho detto: preferisco guardare te. – mi sorrise ed io rimasi un po' spiazzata: va bene che era felice e sprizzava gioia da tutti i pori, ma non era mai stato così diretto per quanto riguardava me.
Ancora una volta ti illudi, Bea, pensai.
Lo seguii e mentre ci incamminavamo verso la gelateria cominciammo a parlare di ogni cosa ci passasse per la testa.
Ad un tratto, sentii la mia mano sfiorare la sua e in un secondo lui intrecciò le nostre dita.
Oh.
Sgranai gli occhi ma non lo diedi a vedere.

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