Capitolo 10

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Mia madre rientrò dall'ospedale con venti minuti di ritardo, dopo essere andata a prendere Tommaso da scuola; meglio, perché avevo bisogno di schiarirmi un po' le idee e di studiare almeno un po', dato che avevo capito che non potevo contare sui suggerimenti di Beatrice, che era la più solidale delle secchione della mia classe.

-Luca,vieni fuori con me a giocare?- mi pregò mio fratello con la voce dolce.

-Ma io veramente dovrei...- "fare niente?".

Tommaso fece tremare il labbruccio. -Perché non vuoi giocare con me?

Sospirai. -Ma no, fratellino, certo che voglio giocare con te -accennai un sorriso -perciò andiamo in giardino. A cosa vuoi giocare? - gli scompigliai i capelli uguali ai miei e lui mi trascinò nella porta sul retro.

-A calcio! - gridò entusiasta.

Sorrisi. Avevo smesso di giocare a calcio perché dopo la separazione dei miei genitori mi era passata completamente la voglia di fare squadra, interagire con persone che non fossero i miei amici più stretti, e cercare di mantenere la calma per non farmi espellere era diventato il mio unico pensiero durante una partita. Ma ciò non voleva dire che non fossi felice che mio fratello fosse cosi appassionato a quello sport: glielo avrei insegnato per bene.

Andai a prendere il pallone abbandonato in un angolo del giardino, e glielo lanciai piano e basso, in modo che non gli arrivasse addosso.

-Facciamo un po' di palleggi? - gli chiesi, vedendolo intento a fare palleggi con le ginocchia goffamente.

-Sì, però prima o poi faremo una partita uno contro uno, vero?- rispose con un'altra domanda, ansimando.

-Certamente! Quando avrai imparato a calciare la palla come si deve la faremo. - risi, perché la palla gli arrivò in testa.

-Ahi! - si sfregò la nuca.

Iniziammo a fare un po' di palleggi, anche se la maggior parte delle volte la palla non mi arrivava mai, perché era troppo corta o finiva in aria, ma in fondo era un bambino di cinque che giocava con un ragazzo di diciassette...

All'ora di cena potemmo finalmente mangiare tutti e tre insieme, evento che succedeva solamente due volte a settimana, perché gli altri giorni aveva il turno in ospedale di sera: era un'infermiera. A parte le torte e i biscotti, non sapeva fare un granché, quindi ci dovevamo accontentare di cose semplici e basilari, come d'altronde quelle che cucinavo io per me e Tommaso quando lei non c'era.

-Com'è andata la verifica di latino, Luca? - mi chiese, mentre tagliava il petto di pollo. Come cazzo faceva a ricordarselo?

-Bene, abbastanza... - circa... diciamo che se avessi preso sei avrei fatto tutti i compiti per una settimana intera.

-Sai cosa ti aspetta se dovessi venire bocciato, vero? - il suo tono si indurì, mentre mi fissava negli occhi. Abbassai lo sguardo ripensando alle sue parole "se vieni bocciato giuro che ti spedisco da tuo padre e lavorerai per tutta l'estate nel suo ufficio" poi aveva sottolineato le ultime due parole "con lui!"

Ma io da papà non ci volevo andare. E non avevo nemmeno voglia di studiare. Cioè, mi piaceva studiare, anche perché dopo una lettura sapevo già tutto, ma mi mancava semplicemente la voglia di aprire il libro.

-Sì, mamma, lo so... - sbuffai, masticando un pezzo di carne.

-Sai, mamma, Luca mi ha detto che presto facciamo una partita di calcio! - esclamò Tommaso, interrompendo la tensione tra me e mia madre.

-Tu contro di lui? Non è molto equo. - commentò storcendo il naso. Ed ecco che Tommy divenne triste: perché gli adulti non sapevano capire quando dovevano stare zitti? E poi dicono che noi ragazzi non ne siamo capaci!

Ma mio fratello si illuminò all'improvviso e sorrise. -Ho un'idea!

-Del tipo? - gli chiesi sorridendo.

-Giocheremo io e Beatrice contro di te! - esclamò e io spalancai gli occhi.

Mia madre puntò uno sguardo interrogativo verso di me. -E chi sarebbe Beatrice?

-Ehm... no, nessuno, una mia amica...- risposi, prima di bere un po' d'acqua per prendere tempo e finire la cena in fretta.

-E' una ragazza bellissima! - disse Tommaso, gesticolando. -E loro due si vogliono bene. - lo fissai confuso per un momento, poi mi ricordai della scusa per averci trovati mentre scopavamo.

-Ah, si vogliono bene? Luca hai la ragazza? - ammiccò la mamma.

-Ma ti pare? Io? - mi scappò una risatina nervosa e imbarazzata.

-L'hai portata a casa?

-Sì, c'era ieri mattina, perché quando sono andato a portargli il latte erano ancora a letto...- poi fece una pausa e io pregai che non proseguisse. Ma come se mi avesse letto nel pensiero: -Erano nudi e abbracciati e mi hanno detto che si volevano bene e che avevano caldo! - lui rise, ma io e mia mamma non molto; lei spalancò gli occhi e io mi portai una mano sugli occhi, abbassando lo sguardo.

-Cosa? - strillò mia madre con voce stridula.

Evitai di guardarla e tagliai nervosamente in tanti piccoli pezzetti il pezzo di carne che era rimasto nel piatto.

-Tommaso, siccome hai finito, ti andrebbe di andare a vedere i cartoni? - la donna alla mia destra fece un sorriso sforzato al mio fratellino, che sembrava non capire il mio imbarazzo.

Esultò e si avviò di corsa in salotto. Quando ebbe sentito il rumore della tv, mi guardò di nuovo.

-Luca, come ti è saltato in mente?!

-E' stato un incidente, non sapevo sarebbe venuto...

-So che fai sesso molto spesso. Non hai mai portato una ragazza a casa e l'unica volta che lo fai ti fai vedere da tuo fratello?! - sbraitò.

-Mamma, non stavamo facendo niente... - più o meno.

-Oh, sì, invece, se lui ha appena detto che vi ha visti nudi e abbracciati nel letto!

-Sì, ma non ha visto nulla che non doveva vedere.

Appoggiò con poca grazia le posate sul piatto.

-Senti, non so chi sia quella ragazza e se sia la tua ragazza, e a me va bene che venga a casa nostra, solo non farti vedere da Tommy: è ancora piccolo per queste cose! Non mettiamogli troppi pensieri di questo genere a cinque anni! - provò a sembrare calma e comprensiva.

-Beatrice è una mia amica, non la mia ragazza - ci tenni a precisare - ed è successo solamente una volta, non succederà più, né con lei né con altre. Posso andare in camera, ora?- ribadii con tono calmo e deciso.

Mia madre sospirò e poi annuì.

Salii di corsa le scale e mi chiusi in camera. "Non succederà più", le avevo detto, però a Beatrice avevo chiesto il contrario. Aveva ragione lei: ero incoerente.


***

Non è un granchè questo capitolo, ma spero di rifarmi nel secondo. Buona lettura!

Sex or love?Where stories live. Discover now