Capitolo 28: Fuoco ritorna fuoco

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Il loro secondo incontro, invece, aveva avuto toni drammatici. Era la cerimonia d'ingresso di Gerald al Dipartimento.
Il Quartier Generale era stato riempito di vecchi polverosi addobbi di cartapesta raffiguranti il simbolo del ministero della magia britannico e un cerchio con due bacchette incrociate che si alternavano.
Erano color oro, un tempo, ma ora apparivano in un grigio sporco e i topi che vivevano nei sotterranei del ministero ne avevano mangiucchiati buona parte.
Nessuno, in tutti quegli anni di cerimonie e festività, aveva mai pensato di sistemarli o di trovarne di nuovi. Penzolavano dagli alti soffitti di pietra, agganciati ai supporti di ferro dei vecchi lampadari, gettando sbuffi di polvere resa argentea dalla luce sugli invitati.
I Capitani ne erano infastiditi, i giovani cadetti, nell'entusiasmo per la loro carriera appena iniziata, si scarmigliavano i capelli e battevano gli abiti con allegria.
Il signor Thompson era lì, sulla soglia della porta. Osservava con disappunto e malcelata rabbia il capo corvino di Gerald che saltellava al fianco di una ben più pacata Claire stringendo mani e ricevendo pacche sulle spalle.
Harry si avvicinò lentamente all'uomo, non seppe mai cosa l'avesse spinto ad impicciarsi in quelli che, chiaramente, non erano affari che lo riguardavano, ma ne richiamò l'attenzione con una stretta attorno al braccio e si schiarì la voce, sussurrando -Vuole che le chiami il cadetto Thompson? C'è molta confusione e possibilmente non l'ha vista.- 

Harry si maledì nell'esatto istante in cui l'uomo si voltò per fulminarlo.
Non sembrava un uomo il cui volto era fatto per aver su di sé espressioni rabbiose, o espressioni in generale. Anche in quel momento, nonostante le sopracciglia aggrottate e le labbra strette, i suoi occhi non comunicavano nulla, erano un deserto emotivo, pensò Harry. 

Non disse nulla, non rispose e non chiese di vedere il figlio. Si limitò ad allontanarsi, con le spalle basse, che dichiaravano sconfitta.

Harry si accorse solo in quell'istante che non era solo. Altri cinque uomini, due magri e tre ancor più pasciuti del signor Thompson, con le divise del ministero che fasciavano i loro corpi, attendevano il collega. 
Harry li riconobbe come Indicibili. Non ne vedeva da anni, da quando, alla sua prima udienza al Ministero, aveva posato gli occhi sulla misteriosa porta che racchiudeva i mille segreti dell'Ufficio Misteri. 

Era un luogo che non aveva mai smesso di affascinarlo, parte di lui avrebbe voluto introdurvisi ancora oggi, ma era privilegio unico degli Indicibili conoscere e custodirne i segreti. 

Il volto di fuoco e legna sibilò rabbiosamente e le sue parole furono enfatizzate dalle scintille dorate che scoppiettavano attorno a lui -Che fine ha fatto mio figlio?- Erano passati anni dalla scelta di Gerald, un anno intero dall'ultima volta che aveva provato ad avvicinarlo, a convincerlo a seguire le sue orme come ogni singolo figlio di Indicibili: l'esclusiva casta.

Harry chinò il capo; era sempre suo padre, era l'uomo che l'aveva cresciuto e che aveva pieno diritto di essere sconvolto e infuriato, lui l'aveva preso sotto la sua ala ad appena diciassette anni, si era goduto un riconoscimento e un affetto che non gli spettava, aveva colto e assaggiato i frutti di un lavoro che non era stato il suo.
-Mi dispiace infinitamente darle questa notizia, signor Thompson, ma Gerald risulta scomparso da circa sei ore e non abbiamo alcuna traccia su dove si trovi adesso.- sospirò stancamente -abbiamo tutto il Dipartimento Auror impegnato nella sua ricerca...stiamo facendo il possibile per...- aveva detto tante volte quelle parole e suonavano spaventosamente vuote. 
Ne fu umiliato. 

È così che assisto e aiuto? È così che cerco di lenire un animo disperato?

-Le posso promettere che faremo il possibile ma Gerald è stato catturato dallo stesso assassino di Horace Lumacorno, Miranda Goshawk, Nicholas Flamel e Newt Scamander.-sussurrò -è grave. Non le mentirò, l'assassino è stato già identificato ma viveva sotto falsa identità e ogni documento riferito alla sua vita è un falso ben congegnato.- L'uomo gonfiò le guance ma ancora l'irritazione non raggiungeva gli occhi, sebbene di cenere fiammeggiante, vacui. 

La Supremazia della ConoscenzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora