Capitolo 24: Risveglio

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Ansimò nel buio, sollevando di scatto il corpo sudato e sgusciando fuori dalle coperte umide. Si guardò attorno, mettendo a fuoco con lentezza la sua camera, il corpo di Hermione ancora placidamente dormiente, il cuscino che portava il segno della sua testa, le coperte arrotolate e sospirò. Era tornato da due giorni, il Medimago che l'aveva visitato gli aveva diagnosticato una semplice forma di stress causata dallo choc subito e gli aveva ordinato di restare in casa e di non ricevere troppe visite. -Signor Potter- borbottò, sistemando i piccoli occhiali tondi sul naso aquilino - è necessario che si ricostruisca una routine.-

Routine...quando mai ne ho avuta una?

Sbuffò e si stese di nuovo accanto a Hermione, cercando di non svegliarla, non voleva turbarla. In quei giorni si erano letti dentro, intensamente e profondamente: Harry le aveva rivelato ogni tormento, ogni bruciore del suo animo...le aveva confessato quella paura terrificante di essere nuovamente tradito dal mondo intero, nonostante i suoi sacrifici, nonostante il prezzo che aveva già pagato. Hermione gli aveva confessato delle notti in cui aveva pianto, cullandosi nella sua vecchia giacca della squadra di Quidditch. Avevano pianto, si erano stretti l'uno all'altra, attendendo che il tempo guarisse le loro ferite. Attualmente non c'era molto che Harry potesse fare, oltre che aiutare James a studiare, per quanto difficile risultasse per entrambi concentrarsi su qualcosa di diverso da un Boccino volteggiante, e occuparsi di Albus, il quale, aveva constatato Harry quasi con contrarietà, era un bambino tanto tranquillo da non dargli molto da dover gestire.

Al Ministero la situazione era precipitata, con il Ministro che tentava di manipolare i giornalisti e convincerli della sua completa fiducia nel Dipartimento Auror e le indagini interne su Eridanus Black, ora accusato di favoreggiamento, intralcio alla giustizia, abuso di potere e, ultimo ma non meno importante, complicità in omicidi seriali. Dalla morte di Scamander, l'assassino era nuovamente svanito nel nulla. Eccola, la sua routine: niente impronte, niente DNA, niente indizi, quattro morti e una persona scomparsa.

Che bella routine...

Gettò un ultimo sguardo al corpo di Hermione, illuminato dal debole cono di luce bianca che filtrava dalla porta socchiusa, e si diresse nel corridoio. Era diventata quella la sua routine: alzarsi in piena notte, sconvolto dagli incubi, per scivolare silenziosamente tra i corridoi in parquet di Grimmauld Place e osservare i suoi figli e sua moglie dormire. James aveva mantenuto la sua camera identica a come era quando Harry era stato trascinato via, le mura celesti piene di disegni dalle linee contorte e oblique, i poster di Star Wars, Batman, Flash e della Justice League, il ritratto di un piccolo James dal naso a punta che stringeva un boccino dalle ali storte, il poster del Liverpool e le foto delle sue partite a calcio, dei suoi compagni di squadra e di scuola. Arrotolato sulla scrivania c'era un cilindro bianco imballato, sicuramente una nuova locandina, ma James non l'aveva appesa, forse temendo che se avesse modificato qualcosa Harry non avrebbe più riconosciuto la sua stanza. Dormiva con le coperte avvolte attorno al busto, le braccia piegate dietro la testa e una gamba sporgeva giù dal letto.

Harry sorrise, osservando la mano di James strisciare sotto il cuscino e i muscoli della gamba tendersi e rilassarsi mentre il bambino roteava il busto, girandosi. Si allontanò dalla porta con passo felpato, socchiudendola piano e tre grandi falcate lo introdussero nella camera di Albus. Hermione non aveva voluto conoscerne il sesso ma Harry sapeva che sperava in un altro maschietto tanto quanto lui sperava in una femmina. Le pareti della stanza erano di un tenue giallo pastello, che Harry avrebbe già dovuto tramutare in un celeste pallido, la culla era al centro della stanza, di legno chiaro con incisioni lungo tutto il bordo raffiguranti boccini, scope e un gatto che giocava con un gomitolo di lana, scelte da Hermione, lui e James mentre armadio e scrivania, ambedue di castagno, erano l'una a destra e l'altra a sinistra della larga finestra situata di fronte alla porta, dal cui vetro filtrava la luce argentea della luna. 

La Supremazia della ConoscenzaWhere stories live. Discover now