Capitolo 28: Fuoco ritorna fuoco

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Harry chiuse gli occhi, abbandonandosi sul divano nell'esatto solco che si era formato tra i cuscini dopo anni passati a sostenere il suo corpo che crollava tra le morbide braccia bordeaux, dopo una missione, una lunga giornata, una visita al cimitero di Godric's Hollow.
Avvertiva un senso di vertigine mai provato prima, la sensazione di essere disorientato e spaesato, di avere il sangue alla testa, non era mai stata così forte, nemmeno quando volava a testa in giù sul campo da Quidditch.

Gemette, portando la mano alla fronte e massaggiando le tempie con i polpastrelli, saggiando i contorni della vecchia cicatrice. La saetta non faceva male, ma l'oscurità non se n'era andata via.

Sbuffò, rilassando le spalle, e osservò il soffitto alto della stanza. Ne studiò le travi di legno robuste, alcune incise magicamente da un giovane Sirius, che Harry, nonostante i variopinti insulti che recitavano, si era rifiutato di cancellare o coprire in alcun modo e l'ombra di un sorriso si accostò alle sue labbra secche, spazzata via dall'onnipresente consapevolezza di aver perso un agente.
Un amico.
Si chiese cosa provasse Gerald in quell'istante, dove fosse...se qualcuno avesse avvisato la sua famiglia.

Quanto sapeva di Gerald Thompson?

Tanto, forse troppo per lavorare ad un suo rapimento.

Ricordava ancora il suo primo giorno al Dipartimento, fresco d'Accademia, quando si era fiondato nell'ufficio con l'uniforme inamidata e i capelli corvini perfettamente in ordine. Era entrato dall'ampia porta d'ottone incantata dell'ingresso principale con passo sicuro ma stringeva spasmodicamente la bacchetta tra le dita bianche e quando Harry gli si era avvicinato, per stringergli la mano, aveva notato quanto fosse gelida e sudata. Gerald aveva risposto con un ampio e sincero sorriso, gli occhi azzurri fiammeggiavano d'entusiasmo, ed Harry poté quasi respirare la genuinità che si celava in quel ragazzo dinoccolato.

-Signor Potter, signore...è un piacere rivederla, signore.- aveva esalato Gerald, inciampando tra una sillaba e l'altra, fissando con ammirazione la spilla di Capitano che aderiva alla giacca nera di Harry. Alzò una mano, Harry, e tornò a sfiorare quella stessa spilla, che sotto la luce giallastra del salotto emetteva bagliori dorati. Non era così che sperava andasse la prima missione ufficiale di Gerald.

Le fiamme rossastre del camino guizzarono, crepitando, e un volto emerse all'improvviso dal caldo fuoco scoppiettante. Era un viso familiare, seppur poco conosciuto. Harry aveva temuto quel momento fin da quando i suoi occhi si erano posati sulla figura longilinea di Claire, identificandola come assassina.

Era il padre di Gerald.

Harry l'aveva già incontrato due volte, nella sua vita.

La prima era stata all'ingresso del Ministero della Magia. Harry la ricordava bene.

Il signor Thompson era un uomo pasciuto, dall'aria tranquilla, due acquosi occhi verdi e radi capelli biondi. Attorno alle labbra piene aveva due fossette profonde che danzavano avanti e indietro mentre l'uomo parlava.

Harry pensò che nella sua pacatezza, nella sua ordinarietà, il signor Thompson sembrasse tutto fuorché un Indicibile. E certamente non il padre biologico di Gerald Thompson.
Non che lo trovasse sgradevole, ma i suoi occhi, considerò Harry in quella prima analisi, erano spenti, lui era apatico e radicalmente diverso dal figlio, che quasi irradiava entusiasmo. Gerald era appena entrato all'Accademia Auror e aveva calorosamente ringraziato Harry per le lettere di raccomandazione inviate ai docenti.

Il giovane mago aveva poi scoperto dalla McGrannitt del ruolo del padre al Ministero e del suo sdegno nei confronti della scelta compiuta dal figlio.
Harry restò immobile ad osservarlo attentamente. Era fermo all'ascensore, ad occhi socchiusi attendeva che il tintinnio lo avvisasse dell'arrivo della gabbietta e Harry si fermò al suo fianco, senza pronunciare una parola. Entrarono insieme nell'ascensore dorato e schizzarono attraverso i Livelli del Ministero, certamente l'uomo l'aveva riconosciuto ma non disse nulla e Harry non osò nemmeno respirare, restarono immersi in un pesante e teso silenzio finché la voce femminea non cantilenò con voce meccanica il loro arrivo al Secondo Livello e Harry sgusciò fuori rapidamente, scrollandosi di dosso il disagio vissuto.

La Supremazia della ConoscenzaWhere stories live. Discover now